Anteprima

Prey

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a cura di YP

Tornare nell’inquieto e misterioso spazio di Prey è stata un’esperienza più che gradita: sveglia presto, aereo per Londra e subito negli uffici di Bethesda, dietro alla famosa piazza Piccadilly Circus. Tornare, dicevamo; si perchè di Prey vi avevamo parlato non tanto tempo fa: il nuovo progetto dei ragazzi di Arkhane è stato capace fin da subito di allietarci con il suo setting sci-fi intrigante, e con un gameplay che si presentò come un buon mix di diversi titoli simili visti fino ad oggi, anche se i rimandi più evidenti sono chiaramente quelli alla saga di Bioshock e all’ormai datato System Shock. In questo nuovo hands-on, che ci porta qualche ora avanti rispetto alla prima prova di cui sopra, abbiamo potuto (ri)apprezzare tutte quelle dinamiche che ci colpirono nella prima sessione, senza però farci mancare qualche gradita sorpresa: Prey si è rivelato un gioco ancor più profondo e strutturato di quello che avevamo (inizialmente) pensato: nonostante la prima impressione fu molto positiva, possiamo oggi dire con estrema tranquillità che c’è ancora tanto di cui parlare e giocare.
Back on Talos-1.
Nessun loop temporale, questa volta: procediamo spediti verso una porzione di gioco che vede il nostro protagonista, Morgan Yu, già dotato e potenziato di alcune abilità che gli permetteranno di affrontare gli scontri e le situazioni in modo più agile e meno complicato. Come al solito il Gloo Cannon (di cui parleremo anche in seguito) e la pistola si rivelano preziosi alleati per eliminare i Typhon nemici che, se presi sotto gamba, non esiteranno a uccidervi senza troppi problemi. In questo senso la prima piacevole novità: Prey è difficile, la gestione degli scontri non è cosi immediata e richiederà un po’ di studio delle meccaniche. La difficoltà risiede principalmente nell’assorbire e utilizzare al meglio la struttura di gioco: capire quale arma usare, quando usarla e quando cambiarla per infliggere il colpo decisivo al nemico sarà decisivo. Se sarete troppo ingenui o svampiti poi, ci lascerete le penne, garantito. Anche questa build prevedeva una certa libertà d’esplorazione, che abbiamo capito essere parte fondamentale di Prey. Quando parliamo di libertà, lo facciamo suggerendovi il significato letterale del termine: non sarete troppo guidati in Prey, e potrete decidere di affrontare le situazioni come meglio credete, quando volete, magari perdendovi prima un po’ nella stazione di Talos-1, che si conferma essere interessante e ben articolata. Morgan ci aveva abituato poi a tre rami di abilità, che qua però diventano sei (wow!): sarà possibile sviluppare anche skill di tipo energetico, telepatico ed elusivo, come per esempio utilizzare le proprietà meta-fisiche dei Typhon per tramutarsi in oggetto e passare attraverso una serratura, oppure scagliare un’onda energetica capace di creare un’esplosione e infliggere danni ad area. Per fare ciò, sarà ovviamente necessario investire i Neuromods che troveremo nel corso del gioco (più sarete curiosi ed esplorerete, più ne troverete) e nonostante le quantità da utilizzare per i potenziamenti non saranno troppo esose, sarete comunque chiamati a fare un’oculata scelta su che ramo riporre la vostra fiducia. In aggiunta ai nuovi campi di specializzazione, arriva anche lo Psicoscopio: oggetto che una volta indossato permetterà a Morgan di esaminare la tecnologia e gli esseri viventi che lo circondano; scannerizzare più cose sbloccherà nuovi slot per i chip tuta e -appunto- Psicoscopio, utili a migliorare alcuni parametri di Morgan. Detto questo, Prey ha saputo stupirci per soluzioni di gameplay quasi inusuali oggigiorno: oltre alla già citata metamorfosi in piccoli (o grandi oggetti) per mimetizzarsi o sorpassare un ostacolo, si aggiunge anche l’utilizzo intelligente delle armi, ad esempio il Gloo Cannon: la schiuma che crea l’arma può essere usata per creare dei percorsi artificiali da scalare, utili a raggiungere aree nascoste o segrete. Non essendo più abituati a vedere dinamiche simili in FPS recenti, siamo rimasti un po’ spaesati, senza riuscire a capire come poter raggiungere l’area sopraelevata che vedevamo sopra la nostra testa. Scoprire questa felice scelta di gameplay ci ha entusiasmato, perchè nonostante Prey sia un FPS story driven non rinuncia mai a sorprendere il giocatore con meccaniche di gioco interessanti e stimolanti. Per il resto, la produzione di Arkhane Studios si conferma ispirata dal punto di vista della narrativa (della quale abbiamo capito ancora poco) e delle atmosfere che talvolta vi ricorderanno inevitabilmente Half Life e la struttura di ricerca di Black Mesa. Tecnicamente il gioco risulta pulito, efficace e immersivo (versione pc), per la prova su console toccherà aspettare qualche settimana.

– Soluzioni di Gameplay interessanti

– Impegnativo

– Grande libertà d’azione e approccio

Prey si conferma un ottimo prodotto: Arkhane sembra aver messo a segno l’ennesimo titolo curato e rifinito, capace di regalare anche soluzioni di gameplay davvero interessanti e del tutto inaspettate. Rimane da verificarne l’efficacia e sopratutto la varietà di situazioni nel corso di tutta la campagna, testarne in maniera concreta la struttura ruolistica di progressione, e infine il lato tecnico delle versioni console. Però possiamo dirvelo: segnatevi il cinque maggio sul calendario, perchè Prey potrebbe essere l’ennesimo gioco da non perdere di questo (fin’ora) glorioso 2017.