Prague and Play 2014

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a cura di Pregianza

L’uomo non è fatto per volare. Corre degnamente, ha una certa tendenza ad arrampicarsi su tutto, nuota discretamente ed è bravissimo a cadere, ma quando si tratta di spiccare il volo madre natura non ci ha regalato né ali né comodi reattori naturali (e no, “quel reattore” non vale, nemmeno dopo una poderosa fagiolata). Si tratta però di una creatura bravissima ad imitare ciò che lo circonda, quindi durante la sua longeva esistenza ha osservato uccellacci e creature svolazzanti di ogni tipo, e ha pensato bene un giorno di dire: “hey, io potrei costruire una versione enorme di uno di quei cosi, e guidarlo”. Solo un piccolo problema, gli aeroplani spuntati da questa brillante intuizione non sono solo complicati da costruire, ma è anche difficile pilotarli. 
Nei videogiochi la tendenza è, ovviamente, quella di dare a tutti la possibilità di sfrecciare tra le nuvole senza troppi problemi, dopotutto ha poco senso complicarsi la vita quando la fisica e le regole naturali di un mondo dipendono solo dai propri desideri. Esiste però una nicchia di giocatori che desidera un’esperienza il più simile possibile al volo reale, un videogame capace di traslare su schermo buona parte delle sensazioni date dal controllo di un aereo vero, con tutte le sue leve, i suoi problemi in partenza e durante l’atterraggio, e tutti gli sballottamenti dei venti durante il tragitto. Per queste persone l’ancora di salvezza si chiama 1C Company, una grossa azienda russa dedita al publishing e allo sviluppo, nota dalle nostre parti in particolare per la serie IL-2 Sturmovik. 
Di recente siamo stati invitati a Praga proprio da 1C Company per il Prague and Play, un evento costruito attorno alla presentazione del nuovo capitolo della saga di simulatori chiamato Battle of Stalingrad. Oltre al nuovo IL-2 Sturmovik, tuttavia, abbiamo visto anche un altro gioco, e chiacchierato con gli sviluppatori quel tanto che ci è bastato a capirne la filosofia.
Nel blu dipinto di blu
La scelta della locazione non poteva essere più appropriata: la torre più alta (e brutta) di Praga, una costruzione inquietante con delle orribili statue a forma di neonato eternamente impegnate a scalarla. Cristallino come non sia stata scelta per il suo valore artistico, bensì per l’altezza, quasi a voler immergere ulteriormente i giornalisti presenti nell’esperienza. In sala a raccontare il processo di sviluppo del titolo c’era Albert Zhiltsov, cresciuto come giocatore del primo Sturmovik e poi divenuto parte integrante del team. 
La presentazione non prevedeva discussioni sulla balistica dei proiettili, sul realismo del motore fisico o sulla perfetta riproduzione di velivoli realmente esistiti, verteva tutto sul feeling del gioco, e sulla volontà di creare il miglior simulatore di volo esistente, senza sconti o semplificazioni ridicole. 
Zhiltsov ha spiegato che Battle of Stalingrad è pensato per essere un titolo emozionante e flessibile che permette a tutti di volare, ma a nessuno di farlo senza impegno. Controllare i vari mezzi disponibili non è una passeggiata anche quando vengono attivati gli aiuti e si parte già in aria, e un Joystick è considerato praticamente indispensabile dal team per apprezzare il prodotto, al contempo però una spesa di 50 dollari per la periferica permette anche a chi non è un super appassionato di buttarsi nelle missioni senza troppi problemi. 
Sempre rimanendo in tema emozioni, molto lavoro è stato fatto sull’IA, che è ora molto più realistica e capace di commettere errori. Strutturalmente invece il gioco non è cambiato più di tanto, con una campagna base, varie missioni veloci affrontabili immediatamente e l’immancabile pvp. Noi, da blasfemi, siamo rimasti inizialmente un po’ straniti dalla lentezza del titolo, le cui prime missioni consistono in una sorta di tutorial dove l’unico scopo è volare per chilometri verso vari obiettivi in una mappa enorme. Col passare del tempo abbiamo però capito il motto della software house, ovvero “hardcore with passion”. Sturmovik riesce pian piano a catturare anche chi non bazzica da sempre nel genere, offrendo una curva di difficoltà ripida ma non insormontabile. Quando si comincia persino partire in modalità standard è un’impresa, ma dopo qualche ora ci si ritrova a testare varie manovre, a vedere fino a che punto l’aereo può salire senza stallare, ad affrontare il pericolo del redout e ad apprezzare il semplice volo, in tutta la sua innaturale bellezza. C’è un motivo se gli Sturmovik sono considerati tra i migliori simulatori in commercio, e non è solo la scarsità della concorrenza. 
Le dogfight, peraltro, non sono da meno, pur risultando persino più ostiche di quanto ci aspettassimo. La distruttibilità dei mezzi è notevole, anche per via del nuovo motore utilizzato, ma buttare giù un avversario richiede precisione, calcolo delle manovre e un pizzico di pazienza, perché una virata improvvisa dettata dall’adrenalina può portare facilmente a perdere il controllo e regalare la vittoria al nemico. 
Detto questo, non commettete per nessun motivo l’errore di ritenere Battle of Stalingrad un gioco per le masse. La presa che ha avuto su di noi e su molti altri colleghi potrebbe risultare praticamente nulla per chi è abituato alla rapidità di un Ace Combat o desidera un titolo più arcade. Gli sviluppatori di 1C sono dei super appassionati, che hanno voluto ricreare alla perfezione i velivoli del fronte e vantano di avere tra i loro fan veri piloti militari e civili. Hanno addirittura consultato un veterano che ha volato nei cieli di Stalingrado durante il conflitto, e infine simulato una vera dogfight per riprodurne al meglio le emozioni. Giusto per farvi capire fino a che punto hanno messo l’anima nel progetto.
Il primo bombardiere
Il secondo titolo presentato non è un lavoro da meno quando si tratta di realismo e complessità. Gli sviluppatori ce l’hanno presentato come il primo “gioco documentario”, visto che si tratta di Ilya Muromets, un titolo dedicato al primo bombardiere mai creato. 
Creatura dell’eroe russo Igor Sykorsky, l’Ilya era un bestione inizialmente progettato per il trasporto di grossi pesi, che aveva affrontato vari voli di prova e li aveva superati egregiamente. Con lo scoppiare della guerra, l’Ilya fu modificato per trasportare bombe e il nuovo progetto di 1C si basa proprio su quel periodo, permettendo al giocatore di controllare questo vecchio colosso dei cieli e svariati altri velivoli della stessa epoca. 
Detta così potrebbe sembrare semplicemente un reskin di Battle of Stalingrad con altri aerei, ma in realtà in Ilya Muromets il bombardiere conquista da subito il centro del palco, dimostrando di essere una bestia ben diversa da domare rispetto ai caccia normali. Il Muromets è pesante, difficile da indirizzare, e una volta a bordo il giocatore deve spostarsi saltuariamente dalla postazione di comando a quella di lancio bombe, passando spesso per la torretta esterna. Molto più facile a dirsi che a farsi anche in questo caso, poiché già il lancio delle bombe richiede la precisa gestione di innumerevoli leve e buttare giù gli avversari a forza di mitragliate è brutalmente impegnativo. 
A volerla dir tutta, Ilya Muromets ci ha preso molto meno di Sturmovik, sembrandoci meno limato e persino più lento e difficile da approcciare. Sembra un titolo pensato per una minuscola nicchia all’interno del già non enorme pubblico degli appassionati di simulatori, che difficilmente potrà appassionare qualcuno al di fuori dei fan più sfegatati di Sikorsky. Comunque, resta un lavoro ricco di dettagli, estremamente simulativo e sensato per la fetta di giocatori a cui punta 1C.

Il Prague and Play ci ha fatto riscoprire dopo tanto tempo i simulatori di volo, riuscendo nell’intento di riavvicinarci al genere. Sono giochi che richiedono grande costanza e impegno, ma danno enormi soddisfazioni a chi ha il coraggio di addentrarsi tra le loro innumerevoli regole.

Dalla nostra prova, Il-2 Sturmovik sembra avere ancora le carte in regola per porsi in testa alla formazione, mentre Ilya Muromets ci è parso persino troppo di nicchia. Entrambi i titoli sprizzano comunque cura e passione per il volo da tutti i pori. Gli amanti del genere sono avvertiti.