Power Rangers

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a cura di DjPralla

Il revival degli anni ‘90 ormai è implacabile: quasi tutte le produzioni di successo o pseudo tali, stanno facendo il loro ritorno con grandi remake o qualche comparsata qua e là. In questo caso è toccato a un brand che ha letteralmente plasmato l’infanzia dei millennials, nel bene o nel male. Come da titolo, stiamo parlando dei Power Rangers, serie TV iniziata nel ‘93 sotto la guida di Bandai, e arrivati in occidente grazie al rimaneggiamento di Saban. Il prodotto di base è quello dei super sentai, genere tipicamente giapponese in cui i supereroi identificati da uno specifico colore, combattono il male un episodio dopo l’altro: una produzione nipponica, mescolata con scene rigirate da attori statunitensi per meglio funzionare nel mercato americano ed europeo. La qualità di tutta l’opera pertanto non è mai stata messa in discussione: siamo tutti consapevoli che sia sempre vacillata tra il trash e il b-movie.
Liceali ma non troppo
Nel 2014 arriva l’annuncio di un nuovo film dedicato al quintetto, in collaborazione con Lionsgate. Dal tono delle prime immagini e nelle speranze dei fan, è cresciuta la convinzione che si potesse trattare di un lungometraggio dai risvolti più seriosi e impegnati, capace di andare a riprendere quei non più ragazzi e andare a colmare il buco temporale perso per strada. Purtroppo Saban’s Power Rangers, anche nella sua incarnazione uscita nelle sale nel 2017, rimane un’opera di basso profilo destinata al pubblico dei teenager. Tutto, compresi dialoghi, vicende e situazioni, è impregnato di spiegazioni e buoni propositi tipici dei liceali, con una scrittura a supporto banale e retorica. La pellicola inanella lunghe sequenze che vogliono trasmettere allo spettatore l’importanza dei buoni sentimenti, di come ciò che viene visto come negativo non sia necessariamente irrecuperabile: il quarterback che distrugge la sua carriera con una bravata trova il riscatto guidando compatti i supereroi; la ragazza omosessuale che non riesce a comunicare con la famiglia e con gli altri trova il conforto di un gruppo di amici sinceri, e così via anche per gli altri tre, cercando di evitare ulteriori spoiler, nonostante la banalità delle situazioni vi porterà a sapere già cosa succederà con diverse scene d’anticipo.
Oltre a infinite scene in cui i ragazzi identificati come cattivi cercano la redenzione facendo gruppo, sono presenti anche diverse scene d’azione pura. Peccato che sia necessario aspettare più di tre quarti della durata totale prima di ritrovarsi di fronte a un vero e proprio scontro, che sappia almeno lontanamente richiamare uno degli elementi chiave dell’opera originaria. Anche in questo caso però la pellicola scade in combattimenti statici, molto coreografati e poco credibili, anche quando vengono tirati in ballo gli Zord, ossia i robottoni con sembianze di dinosauri. Quest’ultimi peccano di un design troppo votato al metallo e agli ingranaggi, finendo per essere irriconoscibili e ne tanto meno accostabili a una possibile controparte reale.

Senza troppi giri di parole, il nuovo film dei Power Rangers non è tanto un revival per i nostalgici fan, ma un nuovo sguardo verso gli attuali teenager. Il filone narrativo è quello molto banale delle storie scolastiche americane, che voglio stigmatizzare il bullismo, ma allo stesso tempo creare i presupposti per il perdono e il reintegro di quelli che la società bolla come cattivi. Se proprio volete risentire per un’altra volta il grido di “Go Go Power Rangers” avvicinatevi pure alle sale, consci però di non essere il target principale del film.