Recensione

Pop-Up Pilgrims, recensione del puzzle-platform in VR

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

In un contesto videoludico sommerso di titoli estremamente dinamici ed adrenalinici, capita di volersi prendere una pausa con qualcosa di più rilassato e scanzonato, che magari impegni più la nostra mentre che i nostri pollici. Questo è vero anche nell’ecosistema di Playstation VR, e Pop-Up Pilgrims è proprio un gioco che va incontro a quest’esigenza. Questo simpatico puzzle-platform dall’aspetto estremamente intrigante si propone di costituire un valido diversivo dalle esperienze più energiche a cui siamo abituati. Ne varrà la pena? Vediamolo insieme. 
Racconti di una Canterbury virtuale
La storia di Pop-Up Pilgrims è molto semplice, e viene raccontata attraverso brevi periodi di testo nelle fasi di apertura del gioco. Il Dio della nuvola protegge il suo popolo tramite l’utilizzo di sei pergamene sacre. Un giorno, però, un malvagio re demone decide di rubare le pergamene, mentre i suoi scagnozzi riducono in frantumi la felice esistenza dei protetti del Dio. Alcuni pellegrini, dunque, si propongono di iniziare un viaggio per recuperare le sei pergamene, ristabilendo così la pace nel loro mondo. Questo scarno contesto narrativo ci fa capire fin da subito che Pop-Up Pilgrims non è un gioco che ci rimarrà impresso per la complessità dell’intreccio narrativo o per lo spessore dei personaggi: la trama è un mero pretesto per calarci nei panni del Dio della nuvola di cui vi abbiamo parlato, con la missione di aiutare i pellegrini nella loro cerca. 
L’aspetto grafico è ciò che più colpisce del gioco: il particolare stile scelto dagli sviluppatori rende Pop-Up Pilgrims un titolo visivamente affascinante e carismatico, ricordando una versione virtuale proprio di quei libri pop-up richiamati dal titolo. Il gioco si svolge totalmente in due dimensioni, ma vi è una sensazione di profondità, al punto che, muovendo la testa con il visore, è possibile sporgersi oltre i diversi “livelli” visivi. Un tocco raffinato che impreziosisce la qualità estetica del titolo, ma che purtroppo costituisce anche l’unico vero aspetto positivo dell’utilizzo del VR in questa produzione. Su questo, però, torneremo più avanti. Tornando al comparto estetico, l’accompagnamento musicale si mantiene su un buon livello, con accompagnamenti musicali perlopiù allegri e scanzonati che si prestano ad essere fischiettati nel corso delle partite.
l Dio della nuvola ed i suoi pellegrini
Come abbiamo detto, nel gioco vestiremo i panni del Dio della nuvola. Grazie ai suoi poteri, potremo controllare indirettamente i nostri pellegrini attraverso dei livelli dalla schermata fissa. Il nostro obiettivo sarà portare i pellegrini alla salvezza costituita dal portale di fine livello. Come abbiamo detto, non avremo controllo diretto dei pellegrini: essi si muoveranno da soli, ed il nostro principale intervento sarà quello di farli saltare nelle direzioni desiderate. Dovremo stare attenti ai numerosi pericoli: tra burroni e nemici insidiosi, sarà facile perdere alcuni dei nostri pellegrini. Il numero di pellegrini persi incide in negativo sul punteggio finale del livello, senza contare che il gioco terrà conto del numero di pellegrini rimasti nel livello successivo. Visto che in certe situazioni è richiesto un numero minimo di pellegrini, questo si traduce nel dover rivisitare i livelli passati qualora non disponessimo del numero minimo di pellegrini necessario alla prosecuzione dello schema. A questo si può ovviare tramite l’acquisto di nuovi pellegrini in apposite casette che, però, si trovano solo in alcuni livelli. A conti fatti, il gioco non si rivela estremamente difficile: il livello di sfida rientra nella media e si alza leggermente solo quando si parla del raggiungimento di un punteggio perfetto. A questo concorre anche il raccoglimento di polpi d’oro disposti in ciascun livello: recuperarli tutti aumenterà sensibilmente il nostro risultato finale. Quello che più va a minare il gioco, però, è una certa ripetitività di fondo: pur disponendo di sei mondi, il gioco spara tutte le sue cartucce molto presto, ed eccezion fatta per le boss fight di fine mondo, tutto scorre in modo piuttosto lineare. Prima, inoltre, avevamo accennato allo scarso uso del visore targato Sony: nel gameplay, esso non ha un grande uso se non quello di rendere più intuitiva, almeno in teoria, il puntamento dei personaggi e degli oggetti. Diciamo in teoria perché, in pratica, questo sistema di selezione finisce per risultare scomodo in alcune occasioni, e ci troveremo spesso a faticare inutilmente per riuscire a selezionare il personaggio o l’oggetto che volevamo selezionare. In certi momenti, insomma, si ha la sensazione che, per quanto PS VR impreziosisca il gioco da un punto di vista puramente visivo, Pop-Up Pilgrims sarebbe stato molto più immediato affidandosi ad un sistema di controlli più classico. 

– Esteticamente squisito

– Ritmo rilassato ma divertente

– Ripetitività di fondo

– Utilizzo discutibile del visore

6.5

Pop-Up Pilgrims è un puzzle-platform dal ritmo allegro e scanzonato, che riesce a divertire pur soffrendo di alcuni difetti, prima su tutti una certa ripetitività di fondo che va a guastare il godimento a lungo termine del titolo. Questa, unita ad un utilizzo discutibile del visore, ci impedisce di consigliare Pop-Up Pilgrims ad occhi chiusi; per gli amanti dei rompicapo, però, si tratta comunque di un gioco che può valere la pena provare, soprattutto se siete in cerca di una pausa dai giochi più frenetici a cui siamo abituati.

Voto Recensione di Pop-Up Pilgrims, recensione del puzzle-platform in VR - Recensione


6.5