PlayStation Loves Devs

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Roma – È stato un evento inconsueto quello che si è svolto pochi giorni fa all’interno della sede Sony. Non c’erano nuovi giochi da provare, non c’erano presentazioni a porte chiuse e nessun atteso sviluppatore da intervistare per estorcergli informazioni in più su qualche atteso titolo per le console di nuova generazione. PlayStation Loves Devs era ben altro, qualcosa di simile e una lezione universitaria un po’ più briosa del solito, e al contempo un evento di autocelebrazione che mirava a sottolineare l’importanza degli indie per le piattaforme PlayStation.

Dipende dagli indipendenti
Già dall’ingresso, la quasi totale assenza di giornalisti e il nutrito numero di nuove facce, faceva capire tutta la particolarità dell’evento. Erano ragazzi molto giovani, un po’ nervosi e in trepidante attesa. E tutti italiani. Da lì a poco avremmo capito che quei ragazzi, ancora freschi di università, erano in realtà tanti piccoli sviluppatori indipendenti pronti ad essere accolti all’interno del quartier generale di Sony, per partecipare a quello che può essere definito una sorta di evento di formazione che indirizzava le nuove leve allo sviluppo sui sistemi PlayStation. 
Quando venne lanciata PS4, avevamo paura che i grandi slogan e le dichiarazioni d’amore verso gli indie fossero solo delle manovre di marketing capaci di cogliere la palla al balzo e sfruttare al meglio il momento positivo dei giochi cosiddetti minori; in realtà, abbiamo capito che il supporto è concreto, il clima disteso, e che l’approccio per far crescere il sottobosco italiano è molto aperto e privo di barriere ideologiche. Durante le conferenze, è stato detto agli interessati di non aver mai paura di proporre un’idea, anche se questa può risultare completamente fuori di testa. “La prenderemo in considerazione e ci sono alte probabilità che diventi un gioco PlayStation. Abbiamo fatto diversi errori di valutazione in passato e non vogliamo più ripeterli, perché dietro a una proposta apparentemente bizzarra, può in realtà celarsi un autentico colpo di genio. Dobbiamo essere onesti fino in fondo? Se diversi anni fa ci avessero proposto Minecraft non lo avremmo accettato, mentre adesso, da come avete potuto vedere, la nostra filosofia è completamente diversa. C’è la necessità di proporre dei nuovi modelli che si distacchino anche dalle classiche produzioni cosiddette tripla A; è importante perché sono soprattutto gli indie a rischiare e proporre delle autentiche novità, mentre i grossi publisher, adesso, difficilmente possono permetterselo”.

Siete i benvenuti
Alcune delle conferenze non hanno fatto altro che ribadire ciò che ormai è di pubblico dominio e che ogni appassionato conosce praticamente alla perfezione, ma un passaggio in particolare vogliamo assolutamente riportarlo, perché è estremamente chiarificatore sulla natura delle applicazioni che continueranno a fioccare in gran numero sullo store PSN. Una delle preoccupazioni più grosse derivanti da questa grande apertura verso gli sviluppatori indipendenti, è legata all’infima qualità di prodotti che potrebbero arrivare, in modo non dissimile da quanto accade oggi sugli smartphone, letteralmente invasi da immondizia digitale. La domanda è stata posta da uno sviluppatore, che si chiedeva se effettivamente non si corresse il rischio di essere invasi da titoli di dubbia qualità senza riuscire a far svettare il proprio progetto. La risposta è stata molto rassicurante: “Non accadrà mai, per dei motivi molto semplici: nonostante ogni sviluppatore sia anche il publisher del proprio gioco e si possa muovere autonomamente, bisogna considerare che ci teniamo molto al controllo della qualità. Inoltre, sviluppare su PlayStation significa essere consapevoli che la propria creazione sia in grado – potenzialmente – di coprire quantomeno i costi che su smartphone e tablet non ci sono. Bisogna essere orgogliosi di stare sulla nostre piattaforme e soprattutto capaci di dare qualcosa in più del solito. I ‘giochini’ di un certo tipo lasciamoli da altre parti.”
Ha poi incuriosito la storia di MixedBags, piccolo studio composto da due ragazzi italiani che approderà su PlayStation con ben due progetti indipendenti: Futuridium e Forma 8. La sensazione generale, è che la platea ne sia uscita incoraggiata e più convinta che qualcosa di decisivo, anche qui in Italia, si possa effettivamente creare. Partendo “dal basso” però, perché è così che si comincia. Siamo molto indietro rispetto a tutti gli altri, lo sappiamo benissimo, ma se la situazione comincia a movimentarsi con decisione, non abbiamo nessun motivo per credere che più di qualcuno, alla fine, ce la possa fare davvero.

L’evento Sony ha dato un chiaro segnale agli sviluppatori indipendenti nostrani: “siamo a vostra disposizione e pronti ad accogliere le vostre idee”. Sta a loro adesso svettare, investire nei propri progetti (perché sappiatelo: non è gratis), e realizzare nel migliore dei modi le idee che hanno in mente. I tempi sono maturi, si comincia da qui.