Recensione

Phantom Brave: The Hermuda Triangle

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a cura di rspecial1

Una delle caratteristiche di alcune case di sviluppo è quella di specializzarsi nella realizzazione di un determinato genere videoludico, producendo titoli di un buon livello soprattutto in quel campo. E’ il caso della giapponese Nippon Ichi che non è nuova a proporre degli strategici giochi di ruolo a turni. Sebbene la saga di Phantom Brave nasca nel lontano 2004 su Playstation 2, i ragazzi di NIS sono molto noti per un altro eccellente titolo appartenente alla categoria, Disgaea. Con dei programmatori cosi rodati era logico che le attese per questo Heroes of the Hermudas Triangle fossero elevate da parte di tutti gli appassionati desiderosi di immergersi in un’altra avventura di questa serie, considerando anche che l’ultimo episodio uscì nel 2009 per Nintendo Wii. Peccato che invece di creare un nuovo strategico, dopo 3 anni la scelta è ricaduta su una semplice trasposizione proprio del vecchio titolo per PS2 con l’aggiunta di qualche personaggio inedito ed altre caratteristiche che andremo ad analizzare.

Gli spiriti ci parlanoCome in ogni gioco di ruolo che si rispetti, qualunque sia la categoria a cui appartiene, uno degli aspetti più importanti è riservato alla trama. Phantom Brave ci metterà al comando di una bambina di nome Marona, che racchiude in se tutti i luoghi comuni dei personaggi dalla sorte avversa che si possano proporre come protagonista di un gioco. Orfana dei genitori, cacciatori di demoni uccisi da una figura malvagia non meglio definita, la giovane ha la facoltà di evocare i morti e comunicare con gli spiriti. Questa caratteristica la porta ad essere isolata dagli abitanti del suo villaggio, avendo così come unico amico e compagno d’avventura Ash, uno spirito guerriero vecchio conoscitore dei genitori di Marona ed intento a difenderla. Qui si conclude l’elenco dei personaggi che hanno a che fare con l’avventura principale; infatti il nostro party nelle varie battaglie di gioco sarà costituito dalla nostra eroina e dai fantasmi che essa evocherà. Possiamo dire sin da subito che come trama ci troviamo di fronte ad un lavoro non proprio accurato, soprattutto considerato che stiamo parlando degli sviluppatori di Disgaea, ma in fondo ogni appassionato del genere sa che una storia debole può essere sostenuta adeguatamente da un sistema di gioco, di combattimento e livellamento dei personaggi all’altezza.

Occhio ai bordiNippon Ichi, per questo prodotto, ha cercato di innovare un po’ i vari schemi di gioco classici degli strategici realizzando un sistema di combattimento tutto incentrato sui poteri di Marona. Quando incontreremo dei nemici la mappa di gioco ci si presenterà senza la classica griglia sulla quale muovere i vari personaggi e con presenti oltre le truppe nemiche la sola eroina ed Ash. A questo punto Marona potrà evocare degli spiriti per aiutarla nel combattimento, potendo inserire chi desidera. Ovviamente non è cosi semplice come potrebbe sembrare, infatti sono numerose le limitazioni presenti nei combattimenti. Intanto la nostra bambina sul campo di battaglia è praticamente inutile se non al fine delle evocazioni, in secondo logo ogni fantasma da noi richiamato dall’inferno in cui riposava potrà affrontare un numero di turni limitato, scaduti i quali scomparirà per sempre. Dulcis in fundo per richiamare qualcuno la piccola Marona dovrà sfruttare gli oggetti presenti sul campo di battaglia, che vanno dai sassi ai cespugli e con delle penalità che andranno ad influenzare le caratteristiche dell’alleato richiamato con quell’oggetto (ad esempio potremo ricevere bonus negativi sull’agilità o anche positivi a seconda di cosa useremo). Il livello di strategia del titolo NIS è quindi elevato, visto che il giocatore sarà chiamato sempre a scegliere attentamente chi chiamare sul campo tenendo in considerazione diversi fattori. E’ fondamentale poi che la protagonista rimanga in vita, visto che è la sola a poter effettuare evocazioni; la sua morte, aggiunta al numero limitato di turni di tutti gli altri, vi porterà ad un game over prematuro. A nostra disposizione avremo anche una bella isoletta nella quale potremo parlare con i vari spiriti evocati, crearne dal nulla, gestire le armi e tutte le altre risorse necessarie per l’avanzamento dell’avventura o l’esplorazione di uno degli infiniti dungeon casuali, necessari per livellare tutto il party (raggiungere il livello 9999 sarà davvero una bella sfida). Da notare che sebbene l’idea di poter realizzare un fantasma e portarlo in combattimento per farlo evolvere sia interessante, i programmatori non hanno ben calcolato che con l’avanzamento nei capitoli della storia sarà praticamente impossibile mettere in campo uno spirito di livello 1 da cercare di far evolvere. Proprio per questo è consigliabile realizzare sin da subito un novo alleato e far aumentare le capacità di questo abbandonando l’idea di crearne altri in futuro.

RetroprospettivaTecnicamente il titolo Nippon Ichi è identico alla sa controparte per Playstation 2, mantenendo quindi un mix fatto di personaggi bidimensionali che interagiscono con fondali poligonali. Il gioco presenta un’ambientazione molto infantile quindi coloratissima, personaggi super deformed e caratterizzati dalle solite espressioni demenziali. Mentre i fondali in tre dimensioni permettono all’utente di visualizzare l’area di gioco da tutte le angolazioni possibili. Peccato che i personaggi abbiano in realtà pochissime animazioni, soffrano di un’eccessiva sfocatura atta a nascondere l’effetto pixelloso che altrimenti risalterebbe troppo all’occhio. Anche i fondali sono caratterizzati da un dettaglio molto sporadico, mentre si attestano su buoni livelli i vari effetti grafici utilizzati per le magie ed i colpi più potenti del vostro party. Il sonoro si presenta senza macchia né lode, tutto già sentito ma comunque adatto al genere, peccato che se da un lato si ha una grafica stile anime e molto scanzonata, dall’altra ci siano delle musiche più serie che stona col resto, soprattutto nei passaggi della storia principale più importanti.

– Gameplay interessante

– Tante personalizzazioni

– Tecnicamente mediocre

– Trama scialba

– Alcune meccaniche da rivedere

6.8

Phanton Brave è un semplice porting della versione per la vecchia console casalinga di Sony, che non porta che poche e sporadiche novità al gioco originale. Questo rende il titolo di fatto inutile per chi lo ha già provato anni fa, mentre per chi si avvicinasse per la prima volta a questa saga resta solo un prodotto poco sopra la sufficienza. I difetti del gameplay sono evidenti ed il fatto di dover contare su dungeon casuali, nei quali mettersi a livellare i propri personaggi per aumentare la longevità del prodotto, lo rende poco vario ed accattivante. Di sicuro da provare se cercate qualche novità nel sistema di combattimento dai classici strategici, ma il tutto non funziona bene e rimane lontano dal top che Nippon Ichi ha saputo fare con Disgaea.

Voto Recensione di Phantom Brave: The Hermuda Triangle - Recensione


6.8