Recensione

Peter Jackson's King Kong

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a cura di Fabfab

Oh, un altro gioco su licenza! Vediamo un po’, come potrei cominciare questo articolo? Beh, potrei riciclare la solita tiritera sui tie-in, che spesso sono brutti e poco ispirati e che puntano tutto sulla licenza. Oppure potrei sottolineare la curiosa decisione di far uscire il gioco parecchie settimane prima dell’uscita del film, tanto per rovinare la sorpresa ai redattori obbligati a giocare il titolo per recensirlo. Sempre che si possa parlare di sorpresa relativamente ad una storia arcinota da circa un secolo a questa parte. Oppure potrei fare un accenno al fatto che dietro al titolo Ubisoft si cela una delle menti più valide del produttore francese, quel tale Michael Ancel creatore di Rayman (e se sia stato un merito o meno lascio a voi giudicare) e dello sfortunato Beyond Good & Evil. Oppure potrei… aspetta, non serve più: l’introduzione è praticamente già scritta.

Il re KongKing Kong è, assieme a Godzilla (col quale ha fatto a cazzotti in un fantastico film nipponico degli anni ’70 o giù di li) il mostro più famoso della storia del cinema e non solo. La storia è nota: il titanico gorillone se ne vive beato e tranquillo nella misteriosa e sperduta Isola del Teschio fino a quando un gruppo di occidentali faccendoni non viene a rompergli le scatole. Sfiga vuole che King Kong si innamori di una prosperosa bionda grande quanto il suo mignolo, palese conseguenza di una vita intera trascorsa in solitudine, se si eccettua qualche T-Rex con cui fare a botte. Il sogno erotico del primate lo porta ad affrontare in viaggetto fino alla moderna e progredita America, dove è destinato a spiaccicarsi ingloriosamente sul duro asfalto di New York quale estrema conseguenza del suo amore impossibile.Il film non è ancora uscito al cinema, ma il plot generale dovrebbe essere proprio questo, impressione confermata anche dalla particolare scelta di gameplay che ci mette nei panni di due distinte entità, l’iracondo King Kong e il belloccio della situazione, tale Jack Driscoll…

Nei panni dell’uomoIl gioco comincia con la troupe del regista Carl Denham (interpretato da Jack Black) che sbarca sulla misteriosa isola preistorica ed il primo impatto è quantomeno spiazzante: ci troveremo infatti a guardare il rigoglioso paesaggio naturale nei panni – anzi, attraverso gli occhi di Jack Driscoll. La storia, infatti, si vive per la maggior parte del tempo come un’avventura in soggettiva ma, a differenza del solito, salta subito agli occhi la mancanza di un qualunque tipo di indicatore a schermo: nulla distrae la nostra attenzione, se non i magnifici scorci dell’Isola del Teschio.Una scelta curiosa, ma che aumenta esponenzialmente il grado di coinvolgimento del giocatore, che su può così concentrare sull’ambiente e sui pericoli che lo circondano: il colpo d’occhio del giocatore è fondamentale, perché non c’è radar per orientarsi, né indicatori di salute per comprendere la propria situazione (problema risolto elegantemente dai programmatori: il personaggio muore se viene colpito due volte in un lasso temporale ravvicinato. Dopo il primo colpo lo schermo diventa rosso e il cuore virtuale del protagonista batte a mille: subirne un secondo significa morte certa, riuscire a sfuggire per qualche secondo permette il ritorno alla normalità), né misuratori per le munizioni (Jack si limiterà a borbottare quando queste saranno quasi esaurite). Quel che ne consegue è, appunto, un gameplay orientato più sull’utilizzo delle cellule grigie piuttosto che sulla mera azione blastatoria, inevitabilmente destinata ad esaurirsi entro breve, anche perché il buon Jack (l’inutile Jack?) non può caricarsi di più di un’arma alla volta. La maggior parte degli avversari che si affrontano nei panni di Jack sono – molto semplicemente – al di fuori della sua portata: oltre ai noti dinosauri ci sono millepiedi, scorpioni e pipistrelli, tutti in formato gigante ed affamati di carne umana! Scordatevi di abbattere un T-Rex a mitragliate, l’unica opzione possibile è cercare di rallentarlo mentre ci si dà ad una precipitosa fuga, alla ricerca di un rifugio sicuro. Le armi servono per lo più come diversivo e spesso non potremo contare sui più moderni ritrovati dell’arte bellica (degli anni ’30, quindi si parla di fucili e mitragliatori) ma dovremo arrangiarci con quello che passa il convento, vale a dire lance indigene ed ossa.Jack, inoltre, non è mai da solo, ma agisce di concerto con i suoi compagni di avventura (controllati dalla cpu) che, quando non vengono sbranati da mostri preistorici, possono fornire importanti aiuti per superare situazioni spinose: ad esempio potrebbe capitare di trovarsi a dover distrarre (facendo da esca, ovviamente) un enorme tirannosauro mentre gli altri aprono un passaggio e così via.Insomma, la varietà di situazioni in cui ci troveremo coinvolti è davvero rimarchevole e quasi sempre sono l’intuito e l’improvvisazione l’arma vincente a disposizione del giocatore: dunque la sensazione di trovarsi soli ed indifesi in un ambiente ostile e potenzialmente letale è tanta e in più di un’occasione il gioco finisce per assomigliare ad un survival horror, con conseguenti e reali spaventi e palpitazioni.

Nei panni dello scimmioneMa che gioco dedicato a King Kong sarebbe senza… King Kong? Ecco allora che i programmatori hanno pensato bene di alternare al senso di impotenza che ci pervade quando siamo nei panni di Jack, quello di potere e forza smisurata che ci avvolge quando siamo nei panni dello scimmione.In questi frangenti (piuttosto rari, purtroppo: la maggior parte dell’avventura la si vive nei panni di Driscoll) la visuale passa dalla prima alla terza persona e la telecamera da libera passa a fissa, regalandoci spettacolari inquadrature cinematografiche, solo saltuariamente un po’ scomode, ma è uno scotto che si paga volentieri.Cosa si fa nei panni di un gorillone? Semplice, si zompa allegramente appendendosi a rocce ed alberi e premendo i tasti col giusto tempismo, oppure si scende a terra per affrontare dinosauri a suon di sganassoni. Non si tratta di sezioni particolarmente elaborate, c’è un tasto per colpire ed un per afferrare l’avversario e fargli qualche presa stile wrestling, oltre alla possibilità di muoversi e saltare (in automatico) sulle sporgenze. Qualche volta la telecamera va ad incastrarsi nei posti più assurdi, ma nel complesso si tratta di fasi molto divertenti da giocare e piuttosto esaltanti da vedere.Ogni tanto King Kong dovrà anche occuparsi della sua bella Ann, tenuta saldamente nelle sue possenti mani e la cui vita occorre preservare dagli appetiti degli altri bestioni.

LongevitàLa longevità è il vero tallone di Achille di questa produzione, anche se forse meno di quanto potrebbe apparire a prima vista: in totale l’avventura non vi terrà occupati per più di 8-10 ore che, a mio avviso, sono la giusta misura. Per quanto bello, vestire i panni di Kong e Jack per 20 o 30 ore avrebbe inevitabilmente finito per rendere il tutto un po’ noiosetto. L’unico rammarico riguarda la parte finale del gioco: se per il 90% del tempo la vicenda è ambientata sull’Isola del Teschio, quando finalmente le vicende prendono la strada dell’America, verso il tragico (e risaputo, voglio sperare) finale, tutto viene liquidato in maniera un po’ affrettata e non del tutto soddisfacente. Come dire che se vogliamo assistere al finale della vicenda è meglio andare al cinema…

TecnicaUbisoft ha puntato davvero molto su questo titolo, lanciandolo praticamente su qualsiasi console esistente: Playstation 2, PSP, GameCube, GBA, XBox e XBox 360: proprio di quest’ultima versione ci occupiamo in quest’articolo. Il “pericolo” era ovviamente quello che i programmatori si limitassero a riproporre una versione leggermente potenziata di quella per XBox.Fortunatamente così non è stato e da ogni punto di vista questa versione per XBox 360 è in assoluto la migliore tra tutte quelle disponibili. Ogni aspetto del gioco appare nettamente superiore alle controparti per le “old generation console“: le textures sono fotorealistiche, gli effetti di luce spettacolari, l’acqua vanta effetti particellari, il fuoco ha una resa migliore. King Kong e i T-Rex sono praticamente “reali”, se si esclude qualche lieve incertezza nei movimenti. Su 360, inoltre, il frame rate è praticamente costante e il gioco non soffre di quei – più o meno – lievi cali presenti nelle altre versioni. Insomma, nel complesso si tratta davvero di un titolo Next Gen, che – qualitativamente parlando – stacca nettamente dalle altre versioni e che nel complesso si avvicina molto a quei titoli programmati espressamente per la nuova console Microsoft, verso i quali non soffre di complessi di inferiorità (come accaduto, invece, con “GUN”, tanto per dirne uno).Eccezionale, infine, anche il comparto sonoro, specie se si dispone di un impianto all’altezza: in mancanza di radar ed indicatori, infatti, sarà proprio l’udito a segnalarci l’approssimarsi di pericoli o minacce, aumentando in maniera esponenziale il coinvolgimento del giocatore. Non avendo visto il film non posso affermarlo con certezza, ma credo che anche la bella colonna sonora sia la stessa che ascolteremo al cinema tra pochi giorni: di certo sono quelle degli attori originali le voci dei vari protagonisti del gioco.

– Il gioco sfrutta a dovere il 360

– Grande atmosfera e coinvolgimento

– Eccellente comparto tecnico

– Un po’ breve

8.0

Sfatando una consuetudine negativa che vuole i tie-in giochi mediocri, realizzati unicamente per sfruttare una licenza famosa, Peter Jackson’s King Kong si rivela un titolo estremamente curato ed in grado di regalare emozioni e coinvolgimento per tutta la durata dell’avventura.

Inoltre questa versione per XBox 360 sfrutta a dovere le potenzialità della macchina, rivelandosi come la migliore tra tutte quelle disponibili: insomma, un altro ottimo lavoro di Ubisoft, che ha realizzato uno dei titoli migliori disponibili al lancio della nuova console Microsoft! Unico limite del titolo la longevità piuttosto limitata.

Voto Recensione di Peter Jackson's King Kong - Recensione


8