Anteprima

Outcast Second Contact, provato il gioco distribuito da Big Ben Interactive

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a cura di YP

Outcast Second Contact è il remake dello storico e acclamato titolo pubblicato nell’ormai lontanissimo 1999. Il progetto è in mano ad Appeal, studio di sviluppo che si avvalerà di Big Ben Interactive per quanto concerne la distribuzione. Non è la prima volta che mettiamo le mani sul gioco, e ad essere sinceri il titolo non ci ha mai lasciato impressioni rassicuranti. Vuoi per via del gameplay immutato rispetto alla versione originale, vuoi perché l’idea non ci ha mai convinto pienamente. Ad ogni modo la Gamescom 2017 è stata teatro del nostro “Third Concact” con Outcast: ne abbiamo approfittato per discutere a fondo di cosa significa questo progetto e quali sono le sue vere intenzioni. N’è uscita una sessione di hands on molto interessante, che in parte ha chiarito i nostri dubbi, in parte li ha alimentati. 

Fermo nel tempo
Outcast Second Contact recupera tutti gli assets della sua versione originale e li rende attuali grazie a Unity, motore grafico che permette ad Appeal molta libertà in termini di sviluppo. L’idea è sempre stata quella di riportare in vita un gioco che rappresentò un vero e proprio culto sul finire degli anna novanta; il risultato è quantomeno ambiguo se visto con occhi particolarmente esigenti e abituati alle meraviglie delle console moderne. Outcast si presenta come un gioco palesemente legnoso e poco amichevole, almeno sulle prime. La nuova veste grafica di Unity non basta per rendere il titolo appetibile, al contrario scoraggia molto in fretta, soprattutto per via di un gameplay troppo ruvido e animazioni grottesche. Il sistema di shooting è obsoleto e non permette di divertirsi molto, al contrario rende le sessioni di giochi alquanto frustranti e poco accattivanti. Frastornati dalla prima impressione, cerchiamo quindi di approfondire dinamiche e contorni, alla ricerca di una motivazione che possa spingere un acquirente moderno a buttarsi su questo Outcast Second Contact. La nostra prova si concentra quindi sull’interrogare il team di sviluppo, ponendo domande mirate e derivanti dai dubbi emersi nel corso dell’hands on. Raccontato da chi l’ha prima pensato poi sviluppato, Outcast acquista tutto un altro sapore: il focus di Appeal è quello di regalare ai giocatori un percorso narrativo immersivo e peculiare, figlio della versione originale del gioco che per certi versi impediva di entrare al 100% nella fitta giungla di storie che Outcast ambiva a raccontare. Ecco quindi che questo remake godrà di menù rivisti e studiati per semplificare l’interazione e l’individuazione dei vari NPC all’interno della mappa, ma anche sezioni dedicate alla gestione delle varie quest attive. Insomma toccare il gameplay è stata certamente un’idea azzardata che rischia di torcersi contro Appeal, ma approcciato in termini narrativi questo Outcast Second Contact può riservare più di qualche sorpresa. Certo, bisogna essere particolarmente amanti della saga, oppure riuscire ad andare oltre a vistosi difetti strutturali per godersi ciò che il team di sviluppo ha voluto proporre al pubblico. Certo è che le nostre prime, negative impressioni sono state attenuate e ci sentiamo di dire che Outcast Second Contact è un gioco che può risultare fuori luogo nel mercato odierno, ma che se visto e giocato con lo spirito giusto potrebbe anche riuscire a soddisfare il palato della nicchia di giocatori a cui parla. Appeal poi cova il desiderio di sviluppare un nuovo e autentico sequel. Tutto dipenderà ovviamente da come questo remake andrà in termini di vendite: lo scopriremo quest’autunno.

Un mondo tutto da scoprire, grazie a menù rivisti che favoriscono l’immersione nella storia

Una pietra miliare per i fan del gioco originale

Nel giro di pochi mesi abbiamo provato per ben tre volte Outcast Second Contact. Il progetto di Appeal sulle prime si è rivelato molto ambiguo e per certi versi estemporaneo; con il passare del tempo però abbiamo avuto il piacere di parlare con chi ha concepito questo ramake, capendone le intenzioni. Nonostante un gameplay ruvido e un lato tecnico di certo non impeccabile, Outcast rappresenta una forte esperienza narrativa, da vivere in un mondo sci-fi che, oltre a richiamare l’attenzione dei vecchi fan, potrebbe catturarne di nuovi, in attesa dell’annuncio del tanto desiderato sequel.