Recensione

Operation Flashpoint: Red River

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a cura di andymonza

Per i ragazzi di Codemasters, Red River doveva rappresentare il consolidamento della serie Operation Flashpoint sul mercato console, al quale era approdata con Dragon Rising, raccogliendo un discreto consenso di critica e pubblico. A poco meno di due anni di distanza da quell’esordio, la serie torna sulle console HD e su Personal Computer condita con un appeal leggermente più casual e spettacolare che, pur senza conformarla alla corrente degli sparatutto militari tradizionali, alleggerisce l’impatto simulativo sul giocatore alle prime “armi”.

Guai in TajikistanL’offerta ludica proposta da Red River si presenta ben razionalizzata grazie a chiari menu, dividendosi in due principali possibilità: la campagna singolo giocatore vi porterà ad affrontare un classico arco narrativo nei panni del comandante della squadra Bravo, mentre la modalità Ingaggi di Squadra vi permetterà di completare una manciata di missioni indipendenti insieme ad altri tre giocatori in carne ed ossa, grazie alla cooperativa online. Su quest’ultimo aspetto gli sviluppatori hanno puntato moltissimo, permettendo le sessioni in cooperativa anche durante la campagna singolo giocatore: trovare compagni con cui collaborare sarà sempre facile, grazie al matchmaking, ed al drop in/drop out in tempo reale. A ridosso del breve video introduttivo, il quale apre ad un esile arco narrativo che vede gli Stati Uniti e la Cina scontrarsi ancora una volta, per l’occasione tra i confini della regione mediorientale del Tajikistan, si passa all’immancabile tutorial, ottimo per familiarizzare con la griglia di comando. A fianco dei controlli standard da sparatutto in prima persona, Red River ripropone infatti la possibilità di comandare i tre compagni guidati dall’Intelligenza Artificiale, dando loro ordini in tempo reale tramite un’apposita interfaccia. Quest’ultima, divisa in quattro macro aree, concede ampie possibilità di gestione dei commilitoni: dal semplice comando Segui – tramite il quale i compagni si gestiranno da sé seguendo le normali routine dettate dall’IA – si passa ad ordini più complessi, come il raggiungimento di una determinata zona – semplice da indicare grazie al puntatore in sovraimpressione -, il fuoco di soppressione, la messa in copertura, il fiancheggiamento di un’area e via discorrendo. Richiamabile alla pressione del dorsale destro e navigabile tramite il D-Pad, l’interfaccia si è rivelata sufficientemente snella ed intuitiva da poter essere utilizzata correttamente già dopo qualche sessione di gioco, senza ostacolare eccessivamente lo shooting in prima persona. La campagna singolo giocatore si presenta divisa in tre atti, a loro volta spezzati in capitoli, per un totale di circa 7/8 ore di gameplay: introdotta da una cut scene di natura prettamente dialogica – dove il comandante Knox vi informerà sul procedere del conflitto – ogni sequenza di gameplay vi vedrà spostarvi in una nuova area del Tajikistan ed affrontare una serie di scontri ambientati negli ampi spazi aperti offerti dal territorio. Per quanto l’abbozzato tentativo di legare l’azione con un filo narrativo risulti davvero poco riuscito – anche a causa delle cut scene non “skippabili”, decisamente troppo lunghe e del tutto prive di mordente – la campagna risulta nel complesso sufficientemente varia, grazie soprattutto alla grande varietà di situazioni tattiche proposte: dalla strenua difesa di un’area alla protezione di un convoglio, dalla detonazione di un ordigno inesploso ad una disperata ritirata con fuoco di copertura, le ore di gioco scorrono riuscendo a proporre sempre qualcosa di nuovo, ed innalzando progressivamente il livello di difficoltà, così da mantenere costantemente vivo l’interesse del giocatore. A variare i combattimenti tra il deserto e le zone montuose ci penseranno interludi in cui sarà possibile chiamare l’assistenza aerea o dei mortai sul territorio. I veterani del predecessore noteranno invece un deciso passo indietro per quanto riguarda il comparto veicoli, ridotto alla possibilità di mettersi alla guida di diversi Humvee durante alcune missioni, peraltro non fondamentale ai fini del completamento degli obbiettivi. Per quanto Red River sia espressamente dedicato agli scontri di fanteria, è impossibile non sentire la mancanza di uno degli elementi distintivi del brand. Non dissimile l’offerta proposta dagli Ingaggi di Squadra, le cui brevi missioni riproporranno sostanzialmente le migliori situazioni tattiche della campagna singolo giocatore, tenendo inoltre conto delle prestazioni di ogni partecipante alla sessione, tradotte in un punteggio finale. Interessante infine l’implementazione di una crescita del personaggio, il quale accumulerà esperienza sia in locale che online e sbloccherà nuovi livelli, acquisendo così accesso alla personalizzazione dell’equipaggiamento delle quattro classi disponibili – divise tra fante, granatiere, cecchino e mitragliatore pesante – e di conseguenza a fucili migliori ed ottiche più performanti. Un’ulteriore schermata di upgrade consentirà invece di spendere dei punti per aumentare alcune caratteristiche del personaggio e della squadra, come la velocità di corsa o la precisione nella mira. Niente di eccessivamente complesso o approfondito, ma sufficiente ad abbracciare l’intera esperienza ludica con un gradito senso di progresso.

Lavoro di squadra?Con un intento chiaro sin dal breve tutorial, i ragazzi di Codemasters hanno eletto a capisaldi di questo sequel la semplificazione di alcune meccaniche di gioco e la grande enfasi sul lavoro di squadra. Nel primo caso i fan della serie noteranno senza dubbio un generale abbassamento della difficoltà media – per quanto essa sia ancora impostabile secondo i tre classici livelli – dovuto principalmente al medikit infinito, che prevede la ripetuta pressione di un tasto per curarsi da qualsiasi ferita e conseguente sanguinamento, sia nostro che dei membri della squadra, ed ai checkpoint, il cui attraversamento resetterà completamente lo status di salute dell’intera squadra, resuscitando anche i commilitoni caduti. Se questo è già un punto che potrebbe deludere gli appassionati di vecchia data, indubbiamente legati alla natura simulativa del brand, ben più inficiante per la godibilità del titolo è purtroppo la qualità dell’Intelligenza Artificiale amica e nemica. Routine che si bloccano e lentezza nel rispondere agli stimoli esterni sono mancanze molto frequenti, cui spesso vedrete aggiungersi evidenti problemi di path finding e diversi bug. Se dal lato avversario questo difetto si fa notare fino ad un certo punto, in quanto i grandi numeri in cui i nemici sono presenti sul territorio riuscirà comunque a rendere mediamente impegnativo l’incedere, dal punto di vista dei commilitoni la situazione si rivela ben più complessa e deludente: nonostante qualche sprazzo di lucidità, i vostri compagni saranno perlopiù lenti nel rispondere agli ordini impartiti e poco efficaci nell’eseguirli, soprattutto in caso di indicazioni complicate, come il fiancheggiamento. La soluzione migliore sarà talvolta farvi semplicemente seguire dai commilitoni e cavarvela da soli, oppure limitarvi ad impartirgli l’ordine di fuoco di copertura, così da aprirvi leggermente la strada verso il nemico. In sostanza, il vostro intelletto tattico sarà più impegnato a risolvere i problemi dell’IA che ad elaborare strategie per battere il nemico, un risultato senza dubbio non brillante per questo sequel. Ben diversa la situazione in cooperativa, dove Operation Flashpoint: Red River si trasforma in un’esperienza appagante e divertente, nonostante persista il livello di difficoltà blando (se siete veterani della serie impostate subito al massimo), e l’IA nemica non sia in ogni caso delle più furbe: i nostri test hanno rivelato una buona implementazione del drop in/out, ed un lag solo sporadico. Tra i lati positivi che da sempre contraddistinguono il brand, segnaliamo invece il level design di qualità, che nonostante la vastità del territorio esplorabile riesce ad incanalare a dovere l’azione grazie agli waypoint sempre visibili, ed il buon feedback restituito dalle armi, “pesanti” al punto giusto e dotate di una discreta simulazione della balistica.

Comparto tecnicoL’utilizzo dell’Ego Engine ha portato i ragazzi di Codemasters a sviluppare un comparto tecnico che presenta tutti i pregi e difetti del motore grafico proprietario, con alcune mancanze purtroppo accentuate da un’evidente carenza di rifiniture. Per quanto infatti la linea dell’orizzonte sia molto vasta e il territorio morfologicamente rigoroso rispetto alla controparte reale, il dettaglio sui singoli elementi, personaggi compresi, lascia molto a desiderare, così come la qualità di alcune texture. Deludenti anche le animazioni, poco fluide e mal collegate tra loro. Nel complesso, un comparto visivo che si salva solo grazie alla bontà di alcuni scorci, che mescolando campi lunghi a bloom e lens flare riescono a regalare sporadiche, ma convincenti, cartoline del Tajikistan. Discreto il comparto audio, caratterizzato da motivetti trascurabili ed un’effettistica nella media. Da segnalare la mancanza del doppiaggio in italiano, cui fanno parziale ammenda i consueti sottotitoli, completi di tutte le scurrilità del capitano Knox.

– Buona varietà di situazioni tattiche

– Cooperativa online efficace

– IA molto carente

– Assenza dei veicoli

– Comparto tecnico arretrato

7.0

Quella che doveva essere la definitiva conferma per il brand Operation Flashpoint su console giunge invece come un passo indietro, dovuto ad una scarsa rifinitura generale ed alle molte mancanze dell’Intelligenza Artificiale, senza contare l’offerta ludica oggettivamente più scarna. E’ in questo senso un bene che i ragazzi di Codemasters abbiano puntato forte sulla cooperativa online, in grado di ribaltare letteralmente l’esperienza, rendendola divertente ed impegnativa, anche se i veterani avrebbero senza dubbio preferito un livello di difficoltà più accentuato. Il consiglio va a tutti coloro in cerca di un FPS caratterizzato da un’anima simulativa ed intenzionati a sfruttare al massimo l’elemento cooperativo; in caso contrario, il precedente capitolo potrebbe ancora rivelarsi il miglior punto di riferimento.

Voto Recensione di Operation Flashpoint: Red River - Recensione


7