Recensione

Onimusha: Dawn of Dreams

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a cura di Fabfab

Uscita nel 1999 (in Giappone, ovviamente) la PS2 si appresta a vivere alla grande l’ultimo anno di vita “ufficiale” che le resta (entro Natale 2006 la Playstation 3 dovrebbe essere una realtà), anche se è probabile che l’uscita della terza generazione di console Sony non segnerà definitivamente il tramonto della macchina, un po’ come era accaduto con la PSOne, sopravvissuta ben oltre l’avvento del suo successore.La base installata nel mondo è enorme, il know-how acquisito dagli sviluppatori è in grado di tirare fuori il meglio dalla macchina mentre molti brand videoludici sono stati lanciati e godono di fama e fortuna presso tutti i videogiocatori.

OnimushaUno di questi è rappresentato senz’altro dalla saga di Onimusha, nata proprio agli albori della PS2 e che con la nera console Sony è passata di successo in successo. Secondo i programmi degli sviluppatori, il terzo capitolo, uscito l’anno scorso, avrebbe dovuto rappresentare la conclusione definitiva di una trilogia annunciata. Ma chi mai se la sentirebbe di rinunciare a cuor leggero ad un prodotto di successo? Non certo la Capcom, che già aveva pensato bene di rovinare il finale di “Onimusha 3” non concludendo le vicende narrate.Sconfitto Oda Nobunaga, ecco dunque presentarsi all’orizzonte un nuovo condottiero dei demoni, pronto a mettere nuovamente a ferro e fuoco il Giappone medievale. Quello che è cambiato davvero, invece, è il protagonista: non più l’eroico Samanosuke, ma un nuovo biondino che – a prima vista – pare davvero fuori luogo in quell’ambientazione. Le ragioni del cambio in corsa? Pare che le pretese di Takeshi Kaneshiro per lo sfruttamento della sua immagine siano diventate eccessivamente esose…La storia è ambientata nel 1598, 16 anni dopo lo scontro finale tra Samanosuke e Nobunaga: fedele all’idea di riproporre una versione romanzata della storia giapponese, Capcom fa entrare in scena Toyotomi Hideyoshi, storicamente il secondo shogun giapponese, qui ovviamente nelle vesti di malvagio leader dei demoni Genma. Il nuovo eroe, incaricato di mettergli i bastoni tra le ruote si chiama …tadaaaaaaaaaaaaaan… Hideyasu Yuki (detto Soki), l’Oni della Cenere.

La perseveranza dei GenmaLa prima, significativa novità di questo quarto capitolo è rappresentata dal numero di eroi che il giocatore si troverà ad impersonare: il fatto che l’eroe venga affiancato da comprimari non è certo una novità per la serie, ma è la prima volta che al giocatore viene concesso di scegliere quale personaggio utilizzare all’inizio di ogni livello. Inoltre saremo sempre accompagnati da un altro combattente, che ci affiancherà sotto il controllo della cpu ed al quale sarà comunque possibile dare degli ordini (pochi: attaccare, difendersi e curarsi, seguirci, più uno personalizzato per personaggio), anche se non sempre l’I.A. si rivela particolarmente reattiva.I compagni, fortunatamente, non si limitano a seguirci in maniera passiva: mediante semplice pressione del tasto L2, infatti, è possibile prenderne il controllo, lasciando nelle mani della cpu quello precedentemente utilizzato. L’alternanza tra i personaggi risponde a precise esigenze di gameplay: ognuno di loro, infatti, è caratterizzato da abilità uniche. Soki è il miglior combattente sulla piazza, la giovane Jubei (nipote del protagonista di Onimusha 2) è piccola e agile, Roberto in grado di spostare pesi notevoli, il monaco Tenkai può parlare con i morti mentre la bella Ohatsu dispone di un rampino e di tutta una serie di utili esplosivi. L’utilizzo di determinati personaggi in determinate situazioni può aprire strade diverse, o anche semplificare di molto la vita in combattimento. A volte la presenza di un particolare personaggio è essenziale per risolvere un determinato puzzle, per non parlare della possibilità di riaffrontare i livelli già superati per sbloccare nuovi elementi grazie alle abilità dei nuovi compagni (naturalmente questi si uniscono a noi man mano che il gioco procede). Bisogna dire che comunque i vari enigmi non rappresentano nulla di veramente innovativo, ci troveremo di fronte ai soliti puzzle elementari e alle consuete limitazioni di questo genere di prodotti, con ambientazioni che rispondono unicamente agli stimoli previsti dai programmatori (insomma, il solito problema della porta di legno che blocca personaggi in gradi di spaccare in due le montagne con un fendente…).Anche l’intelligenza artificiale dei nemici non appare particolarmente innovativa, limitandosi a riproporre routine già viste nei precedenti episodi: in poche parole, vi vedono e vi attaccano in massa. Non è raro, tuttavia, vederli incastrarsi da qualche parte, senza contare la possibilità di concentrare la loro attenzione sul proprio partner, per poi attaccarli allegramente alle spalle. La vera sfida in Dawn of Dreams è rappresentata principalmente dai boss, questi sì, sono davvero tosti da battere.

La via della spadaAl di là di poco coinvolgenti enigmi, sono i combattimenti – come al solito – a rappresentare la parte predominante del gioco e per questa ragione è stata riposta particolare cura nella loro realizzazione. Dawn of Dreams mette a disposizione un particolareggiato ed appagante sistema di potenziamento delle caratteristiche del personaggio (proprio come in un gioco di ruolo) e numerosi stili di combattimento tra cui scegliere, senza contare la presenza di ben 150 armi differenti, tutte liberamente upgradabili! Grazie alle anime liberate dai nemici abbattuti si possono liberamente potenziare armi ed armature (come in precedenza) ma anche dotare i personaggi di nuove, devastanti abilità e magie: pertanto il level-up assume un’importanza fondamentale, associato ad un sapiente uso dell’equipaggiamento e degli oggetti, e ci si trova spesso a dedicarsi a combattimenti finalizzati unicamente al guadagnare esperienza, come in un gioco di ruolo. D’altronde l’abnorme numero di armi a disposizione, se da un lato aumenta la varietà dell’offerta, dall’altro finisce col risultare molto dispersivo, richiedendo al giocatore la pazienza di raccoglierle e provarle tutte (e potenziarle a dovere), prima di decidere quale utilizzare; sempre con il rischio di perdere tempo ad aumentare le capacità di un’arma che poi si rivelerà più debole di un’altra trovata successivamente.Per il resto, il sistema di controllo e quello di combattimento appaiono molto simili a quanto visto nei precedenti capitoli: Capcom ha preferito – a mio avviso giustamente – una politica di piccoli passi piuttosto che operare uno stravolgimento totale (come fatto, ad esempio, con “Resident Evil 4”). Questo significa che in Dawn of Dreams ritroviamo tutti i pregi dei precedenti capitoli, ma anche molti dei difetti, non ultimo quello dell’estrema linearità del gioco che non permette molta libertà di esplorazione al giocatore, backtracking e Dark Realm (si, è tornato pure lui) a parte…

TecnicaGraficamente il titolo è molto simile a quanto già ammirato nel terzo, spettacolare episodio, ma con un’importante novità: per buona parte del gioco, infatti, le inquadrature non sono più fisse, ma la telecamera può essere liberamente gestita dal giocatore, eliminando una volta per tutte uno dei principali limiti dei capitoli precedenti anche se non sempre il risultato appare completamente soddisfacente. A parte questo, possiamo dire che i programmatori hanno tirato un pò i remi in barca, ma visti i risultati non mi lamenterei (c’è anche il selettore 50/60hz).Ottima la colonna sonora, buono il doppiaggio inglese anche se – considerando che il gioco risulta interamente ambientato in Giappone – non sarebbe stato male includere anche la traccia originale giapponese, come fatto nella versione americana del gioco.La longevità è ottima: Dawn of Dreams risiede su ben 2 dvd e dura molto di più dei suoi predecessori.Ssi superano tranquillamente le 20 ore di gioco.Per concludere vi svelo una piccolo segreto: sebbene il gioco sia stato presentato come single player, attivando una certa gabola è possibile giocare in due contemporaneamente. L’esperienza risulta, tuttavia, meno appagante del previsto: probabilmente è per questa ragione che la modalità non è stata inclusa ufficialmente…

– 5 personaggi giocabili

– Tecnicamente molto bello

– I.A. carente

– Molto lineare

8.0

Onimusha: Dawn of Dreams risulta, a tutti gli effetti, l’ideale continuazione dei capitoli precedenti, dei quali propone gli elementi più riusciti cercando al contempo di proporre qualcosa di nuovo, pur nei ristretti limiti di una PS2. Senza più poter contare sullo stupore e l’impatto grafico del terzo episodio, il risultato finale soddisferà appieno gli appassionati, ma chi ormai si è stancato della solita formula Capcom non troverà quella ventata di aria fresca che forse era auspicabile in un franchise ormai sfruttato fino al midollo. Fuori Nobunaga, dentro Toyotomi: e nella next-gen toccherà probabilmente a Tokugawa…

Voto Recensione di Onimusha: Dawn of Dreams - Recensione


8