Anteprima

One Piece Pirate Warriors

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a cura di Pregianza

Come abbiamo già spiegato più volte su queste pagine, creare titoli tratti da manga di successo è pratica comune nell’eccentrica terra del sol levante. Sensato, dopotutto si parla di fumetti dedicati a un pubblico giovane, solitamente ricchissimi di personaggi, battaglie e scene adrenaliniche che ben si sposano con una trasposizione videoludica. Ciò che non abbiamo ancora detto però, è che tali prodotti sono spesso estremamente curati e fedeli al materiale originale, e che frequentemente vengono sviluppati con cadenza annuale e infarciti di contenuti con l’avanzare della propria fonte d’ispirazione cartacea. 
Uno dei manga più amati in assoluto è, ovviamente, One Piece. L’opera di Eiichiro Oda è nota ormai in tutto il mondo, ed è di conseguenza una delle più lucrative anche quando si tratta di videogiochi. Solo un piccolo problema: è un lavoro mastodontico, non ancora completato, che vanta oltre 670 capitoli. Un’opera tale è quasi improponibile da trasporre nella sua interezza in un gioco comune, ma i ragazzi di Tecmo Koei hanno pensato bene di provarci lo stesso, sfruttando il genere su cui sono più ferrati, quello degli action game Musou. One Piece Pirate Warriors è la loro ultima creatura, sarà un gioco apprezzabile da tutti o solo dai fan di Rufy e compagnia? Noi abbiamo testato per qualche ora la build finale del prodotto, e oggi vi serviamo l’ultima portata di informazioni prima della review. 
Gomu Gomu No… Kintama
La natura di musou di One Piece Pirate Warriors è cristallina fin dalle prime battute. I personaggi dispongono di un sistema di combo estremamente semplificato basato su due tipologie di attacchi e l’attività principale durante le missioni del titolo consiste nel riempire di mazzate orde di anonimi avversari, scarsamente agguerriti e motivati alla difficoltà normale. Il combattimento del gioco non manca però di unicità, e propone una schivata in grado di spezzare il ritmo degli attacchi nemici nelle boss fight, tecniche speciali attivabili una volta caricata una barra dedicata, e un’interessante meccanica chiamata “colpo della ciurma”, che permette ai giocatori di avanzare in coppia con uno dei compagni di Rufy e di prenderne temporaneamente il controllo dopo una specifica combo. Non basta certo a rendere gli scontri ultra dinamici, ma sono aggiunte apprezzabili che donano più varietà all’azione. 
Il titolo contiene anche dei limitati elementi GDR: si parte con pochi punti vita, combinazioni limitate e poche mosse speciali, ma avanzando si ottengono monete equipaggiabili che migliorano statistiche e colpi specifici. Pian piano i propri personaggi diventano vere e proprie forze della natura, in grado di fare a pezzi qualunque avversario. L’obiettivo del gioco sembra essere proprio questo, raggiungere la forza dei nostri eroi post time-skip, visto che l’inizio dell’avventura mette nei panni di un Rufy potenziato al massimo pronto a ripartire dall’arcipelago Sabaody. Completata la prima fase, la campagna principale si dipanerà tramite flashback raccontando tutti gli avvenimenti fino a quel momento. Non abbiamo affrontato ancora l’esperianza nella sua interezza, ma si nota già ora che sono stati fatti significativi tagli nelle vicende narrate. Si tratta di una scelta praticamente obbligata, dovendo strutturare il titolo a missioni, e non è una grave mancanza visto che di materiale per una storia longeva ce n’è comunque a bizzeffe. 
La fedeltà della storia sembra notevole, anche se la violenza dei combattimenti è stata chiaramente sminuita per rendere il titolo giocabile dai più piccini (scordatevi sangue e ferite gravi, che negli scontri del manga sono la normalità). La varietà della trama ha poi regalato agli sviluppatori varie situazioni da cui trarre spunto per introdurre meccaniche specifiche correlate al livello giocato. Pirate Warriors presenta molte missioni in tipico stile musou, con zone da conquistare e tanti sottoboss da eliminare prima della boss fight principale, ma contiene anche fasi platform dedicate alle abilità “gommose” del protagonista e qualche facile enigma da risolvere. In particolare ci è piaciuta una missione tra le nevi, durante la quale abbiamo dovuto trasportare una Nami febbricitante di checkpoint in checkpoint e sbloccare la via verso il dottor Kureha prima dello scadere di un limite di tempo, ricaricabile riposando davanti a dei falò sparsi per la mappa. 
Insomma, qualche idea interessante per ravvivare la fiamma del genere c’è. Basterà? Per dirlo con certezza dobbiamo dare un’occhiata al livello di sfida alle difficoltà maggiori, e completare una volta per tutte la campagna. 
Cel Shading fino a un certo punto
Tecnicamente One Piece Pirate Warriors sembra attestarsi a un livello leggermente più alto della media dei musou, principalmente grazie all’aspetto cartoonesco e all’uso del cel shading che fanno passare in secondo piano le mancanze del motore grafico. I personaggi mantengono tutto il loro carisma e sono riprodotti con grande cura nel dettaglio sia nel modello che nelle movenze. Ad abbassare il livello ci pensano, come sempre, le ambientazioni, non particolarmente belle o dettagliate ma accettabili proprio per il particolare stile grafico del gioco, e qualche preoccupante calo di frame rate. Fantastico il sonoro, con i doppiatori originali giapponesi del cartone animato che sono riusciti a riportare tutta la passione mostrata nell’anime in questa loro nuova interpretazione. Meno indimenticabili le musiche, ma i pezzi orecchiabili in sottofondo non mancano. 
Non avendo completato la campagna non possiamo ancora dirvi quante ore di svago offra il titolo, ma sappiate che oltre alla modalità principale sarà possibile affrontare ogni missione completata con gli altri membri della ciurma, e sviluppare ognuno di loro separatamente dal gommoso protagonista.   

– Alcune idee interessanti che variano il solito gameplay da musou

– Graficamente molto piacevole

– Fedeltà lodevole al manga

One Piece Pirate Warriors sembra essere un musou classico con qualche interessante variazione sul tema. Ora come ora il lavoro degli Omega Force dà l’impressione di poter essere una gran esperienza per tutti i fan del manga, ma è presto per dire se sarà in grado di convertire chi si è ormai stancato della ripetitività propria di questo genere. Noi ci speriamo sempre, che sia la volta buona? Aspettate la nostra review per saperne di più!