Occhio Critico - Specializzazione o semplificazione

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Novembre ha rappresentato un periodo intensissimo, come ogni anno, per le uscite videoludiche, ma, per il sottoscritto in particolare, è stato un buco nero che mi ha risucchiato completamente, costringendomi a dividere il mio tempo (che non fosse dedicato a mia figlia) tra due titoli di grandissimo spessore quali Fallout 4 (per piacere) e Xenoblade Chronicles X (per lavoro…ma in fondo per piacere anch’esso, visto che lo avrei giocato comunque).Dopo centinaia di ore passate nei due mondi, con il titolo Nintendo portato anche a termine, mi sono sorte una serie di domande a cui, in maniera inquietante e un tantino marzulliana, ho provato a dare una risposta io stesso.Il titolo Bethesda e quello Monolith, così diversi tra loro seppure accomunati da un altissimo livello qualitativo, evidenziano bene due modi assai diversi di fare videogiochi e due strade diverse da percorrere, sulle quali ritengo valga la pena riflettere con voi lettori, con la curiosità di sapere cosa ne pensate.

Più wasteland per tuttiPartiamo dall’attesissimo titolo Bethesda, di cui il sottoscritto prenotò, con il favore del fuso orario, la Pip Boy Edition per Xbox One in quel di Los Angeles (in compagnia di Loreska): un punto di arrivo per tutti i fan delle wasteland e per una delle saghe più iconiche della storia dei videogiochi, ma anche un passo indietro rispetto alla struttura ruolistica vista nel terzo capitolo e in New Vegas, che pure, a loro volta, assottigliavano l’esperienza da gioco di ruolo puro rispetto ai primi due capitoli.Sia chiaro, a me Fallout 4 è piaciuto, e molto. Concordo in pieno con l’ottima recensione di Lorenzo e ho speso (al momento di scrivere questo pezzo, perché aumenteranno) una settantina di ore a completare missioni in giro per la zona contaminata di Boston, godendomi ogni dialogo e ogni scoperta.Questo non toglie che, innegabilmente, la strada percorsa dalla software house del Maryland sia chiara: un progressivo impoverimento delle caratteristiche da gioco di ruolo duro e puro, che, coadiuvato da fasi shooting enormemente migliorate rispetto al capitolo precedente, avvicina molto di più Fallout 4 ad uno sparatutto in prima persona, seppure ambientato in un mondo ricco di possibilità e di quest in cui imbarcarsi.Fatte le debite proporzioni, la linea che divideva l’esperienza di gioco offerta da Fallout 3 dal terzo capitolo della saga di Far Cry (altro titolo che ho apprezzato non poco) si è andata assottigliando notevolmente nel passaggio ai rispettivi quarti capitoli, il che la dice lunga sulla deriva action cui la saga post nucleare è andata incontro.Questa scelta, se da un lato ha portato in dote una serie di migliorie consistenti, dalla regia alla spettacolarità del gioco, passando per l’impatto grafico e la qualità delle fasi in tempo reale, dall’altro ha fatto un po’ storcere il naso agli amanti di vecchia data della serie, impossibilitati a far crescere il proprio personaggio ad ogni passaggio di livello e limitati da una ruota dei dialoghi che lascia ben poca libertà di scelta negli approcci con gli NPC.Il nuovo sistema di avanzamento, così bello da vedere ed intuitivo, toglie però le castagne dal fuoco ai giocatori in maniera forse eccessiva, semplificando il processo di crescita del personaggio così che ognuno possa godersi l’avventura al meglio ma, nel contempo, limitando le possibilità di personalizzazione per tutti coloro che mangiano pane e giochi di ruolo.Sinceramente, numeri alla mano, è impossibile criticare la scelta della software house americana, che continua a sfornare titoli che ottengono grandi elogi dalla critica (peraltro meritati, tengo a ripeterlo) e numeri stratosferici a livello di vendite, ma, cionondimeno, dopo aver speso centinaia di ore della mia vita in compagnia della saga, senza lasciarmi dietro nemmeno spin off e progetti secondari come Fallout Tactics e il recente Fallout Shelter, ho come l’impressione che qualcosa sia andato perso nel recente sviluppo della serie.Definire Fallout 4 come un gioco d’azione con forti elementi RPG non è peregrino, e anzi fotografa molto bene l’essenza di gioco, considerando che, per la prima volta nella serie, usare il VATS system non è affatto necessario per uscire indenni dai combattimenti, nemmeno ai livelli di difficoltà maggiori.Nessuna società può permettersi di ignorare i trend del mercato, e Bethesda, ovviamente, non costituisce eccezione: la deriva action di Fallout ha allargato enormemente il bacino di utenza per il brand, ma un retrogusto amaro permane nella mia bocca mentre accetto l’ennesima quest per aiutare un accampamento di coloni.

Gli oscuri angoli di MiraIn direzione diametralmente opposta, invece, si è mossa Monolith Software, team di sviluppo giapponese passato alla storia per la qualità dei suoi giochi di ruolo, e, in taluni casi, anche per la loco complessità: il loro Xenoblade Chronicles X è sicuramente il miglior gioco di ruolo disponibile per WiiU, e, nonostante sia difficile smontare molte delle critiche mosse dal nostro Aligi in sede di recensione, l’impatto che il titolo ha avuto sulla mia vita sociale è stato devastante.Qui, a differenza del titolo Bethesda, ho visto i titoli di coda, ma solo dopo aver speso poco meno di un centinaio di ore a scoprire ogni angolo di un pianeta grandioso, affascinante, pericoloso.Laddove Fallout sembra andare incontro alle masse, prendendo per mano i neofiti ed introducendoli, nella maniera più gentile possibile, ad un mondo aperto e ricco di possibilità, Takahashi e il suo team sembrano bearsi di abbandonare la loro utenza allo stato brado, fornendo pochissime spiegazioni per le decine di sistemi e sottosistemi di cui il loro titolo si fa latore: dalla possibilità di forgiare armi usando i materiali rinvenuti a quella di supportare i produttori di strumenti di morte così da sbloccarne di sempre più potenti, passando per un intricato sistema di relazioni tra personaggi non giocanti, il substrato ruolistico del loro prodotto è di una profondità pazzesca, ma, a causa della scelta di non spiegarne il funzionamento, rischia di rimanere oscuro per la maggioranza dei giocatori.Xenoblade Chronicles X richiede pazienza, voglia di leggere ed imparare, così come una quantità di tempo industriale, che non tutti hanno a disposizione: mentre Fallout asciuga le sue componenti da gioco di ruolo, preservando la libertà di movimento ma sacrificando un po’ di quella decisionale, il titolo per WiiU affida al giocatore la responsabilità di fare i compiti a casa, pretendendo, come una prof in fase di interrogazione, che i prerequisiti per le missioni principali vengano soddisfatti senza alcun aiuto particolare.Difficile contestare chi lamenta momenti di frustrazione, tra oggetti introvabili e mostri non segnalati sulla mappa, ma, allo stesso tempo, la soddisfazione per aver raggiunto gli obiettivi è tangibile, e, dopo alcune tra le quest più tediose in un gioco di ruolo ideato da Tetsuya Takahashi, la sensazione di appagamento al conseguimento del brevetto per guidare i mech è indicibile.Qualcuno potrebbe obiettare che è semplice affidarsi a dinamiche oscure quando si ha alle spalle un publisher dalle spalle larghe come Nintendo, o che, visti i tragici dati di vendita della console ospite, non c’era poi troppo da perdere, ma, sotto molti punti di vista, Xenoblade Chronicles X rappresenta molto meglio la categoria dei giochi di ruolo rispetto a Fallout 4, anche alla luce delle contaminazioni da MMORPG.Inutile scommettere sui dati di vendita, anche perché il giochino lascerebbe il tempo che trova vista la diversa penetrazione nelle case di PS4, Xbox One, PC e WiiU, ma il coraggio (o l’incoscienza?) di chi, in controtendenza con il mercato, arricchisce ed ispessisce i propri prodotti, anche a scapito dell’accessibilità e del successo commerciale, credo vada premiato, e io, pur avendo ricevuto il codice di gioco, da parte mia ho supportato Monolith acquistando comunque una copia fisica (sì, lo so, ho bisogno di un medico).

Da che parte stareSe il risultato è quello di regalare all’utenza due titoli che, pur in maniera molto differente, riescono a regalare centinaia di ore di gioco e di emozioni forti ai giocatori, personalmente posso dichiararmi più che soddisfatto.Eppure ritengo che entrambe le strade pecchino un po’ troppo di assolutismo, per questo mi piacerebbe che il prossimo Fallout recuperi l’anima da gioco di ruolo che ha contribuito a fare grande la serie e che, nel contempo, la successiva opera di Tetsuya Takahashi si sporchi maggiormente le mani, scendendo a compromessi con il pubblico più di quanto Xenoblade Chronicles X non abbia fatto.Per adesso, il consiglio è quello (perché spero vivamente che un WiiU lo abbiate già acquistato, accanto alla vostra fida console next gen o al PC) di dedicare i prossimi tre mesi del vostro tempo ad entrambi i giochi, così da viverne gli approcci diversi, i moltissimi pregi e anche gli inevitabili difetti, e farvi un’idea chiara di dove si indirizzino le vostre preferenze.Ovviamente sono curioso di sapere cosa ne pensate nei commenti sotto il pezzo.A voi la parola.

Il mercato, da sempre, è un animale volubile, che si imbizzarrisce facilmente e, con la stessa velocità, decreta il successo mondiale di un prodotto: complice una base installata incredibilmente più vasta, Fallout 4 venderà milioni di copie in più rispetto a Xenoblade Chronicles X, eppure non è detto che l’approccio scelto dagli sviluppatori americani, sul lungo periodo, sia migliore di quello dei colleghi giapponesi.

Oggi abbiamo tra le mani due titoli di primissimo piano, ma cosa ci riserva il futuro?Quali strade vanno percorse con i giochi di ruolo e con quanta determinazione?

Non mancate di farci sapere cosa ne pensate.