Occhio Critico - Il sapore di Meccania

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo qualche mese dall’ultima volta, Occhio Critico torna a posarsi su Hearthstone, il card game di Blizzard che ha da poco sfornato l’ultima espansione, intitolata i Bassifondi di Meccania.
L’ultima volta avevo sollevato dei dubbi sui rischi di adottare, alla vigilia del rilascio dei Sussurri degli Dei Antichi, il duplice formato Standard – Selvaggio, nel timore che quest’ultimo venisse abbandonato a se stesso e che, con le nuove espansioni, fioccassero le carte “doppione” di quelle man mano uscite dalla rotazione in Standard.
Se mantengo delle riserve sul bilanciamento generale della modalità Selvaggia, che infatti ho pressoché abbandonato, proprio non posso esimermi dal riferirvi del rinnovato piacere a giocare e comporre mazzi che deriva dai Bassifondi di Meccania e dalla scintillante direzione che Hearthstone sembra aver intrapreso negli ultimi mesi.
 
Timori mal riposti (finora)
Delle due remore che avevo con la distinzione tra Standard e Selvaggio, solamente una, quella onestamente meno impattante sulle dinamiche di gioco, si è rivelata parzialmente fondata: il formato Selvaggio non ha goduto della stessa cura riservata a quello Standard, che rappresenta, de facto, il nuovo corso di Hearthstone tanto a livello di tornei mondiali quanto di quotidianità, visto che, secondo le statistiche, è nettamente il più adottato dai giocatori di tutto il mondo.
Le nuove carte introdotte da I bassifondi di Meccania si vanno ad integrare perfettamente con quelle disponibili nel metagame Standard, e, a parte qualche dubbio sulla potenza della meccanica dei Golem di Giada, soprattutto relativamente ai mazzi Druido impostati su questa strategia, non ho rilevato, finora, grossi sbilanciamenti complessivi.
Rimane il fatto che, di pari passo con la prossima avventura e alla conclusione dell’anno del Kraken, altre centinaia di carte usciranno dalla rotazione Standard, rendendo monche diverse tipologie di mazzo e creando malumore tra i giocatori più affezionati.
Se, però, questo è il prezzo da pagare per espansioni di questa qualità, che introducono nuove tipologie di gioco praticamente per tutte le classi (o quasi, come vedremo), allora, seppure salato, è un prezzo che credo la maggioranza dei milioni di giocatori sparsi per il globo sia disposta a pagare.
Dopo due espansioni e un’avventura, poi, non ho assistito, come temevo, al riciclo selvaggio di idee prese dalle carte uscite dalla rotazione: ci sono, ovviamente, diverse similitudini e carte che svolgono una funzione similare rispetto a grandi classici del passato, ma questa operazione non “puzza”, nel senso che è stata fin qui condotta con intelligenza, senza restituire la spiacevole impressione che le idee stiano volgendo al termine, che poteva invece balenare all’annuncio dell’introduzione del doppio format.
E invece, sulla falsariga dell’espansione che rendeva omaggio a Lovecraft e ai miti di Cthulhu, I bassifondi di Meccania hanno introdotto alcune dinamiche nuove di zecca, reinventato altre preesistenti e aggiunto le carte triclasse, aprendo a scenari imprevedibili per il futuro di Hearthstone.
Una rivoluzione
Personalmente, l’impatto dell’ultima espansione sui mazzi giocati è stato enorme, addirittura superiore a quello seguito ai Sussurri degli Dei Antichi, che comunque continuo a ritenere la migliore espansione fin qui rilasciata dal team di sviluppo: dei diciotto diversi mazzi di cui dispongo, ben tredici sono stati azzerati e ricreati dalla cenere sfruttando una delle nuove meccaniche introdotte dai Bassifondi di Meccania, e anche gli altri cinque, cui sono particolarmente affezionato, non sono rimasti immuni al fascino di carte come la Pozione Rimpicciolente del Sacerdote o la Cassa Contrabbandata del Cacciatore.
Uno solo dei miei mazzi non ha visto aggiunte dal pool di nuove carte, e uno su diciotto è una percentuale bassissima, che testimonia la bontà del lavoro fatto dal team di sviluppo: nessuna classe è rimasta fuori dalle novità, anche se, come di consueto, ce ne sono alcune che sono uscite sostanzialmente rinforzate (il Druido, il Ladro e lo Stregone, a mio avviso) e altre che hanno guadagnato meno dalle nuove carte, come il Sacerdote, per il quale non abbiamo visto i progressi promessi in fase di pre-lancio da Blizzard, e il Mago.
L’altro fattore (soggettivo, come ricordo essere tutta la rubrica Occhio Critico) è rappresentato dal puro e semplice divertimento: ognuno dei mazzi che ho creato, alcuni prendendo spunto dagli avversari incontrati, altri facendo di testa mia, mi ha restituito il piacere di giocare che era un po’ scemato prima dei Sussurri degli Dei Antichi.
Sia ben chiaro che non sempre (anzi, quasi mai) divertimento e winning streak vanno di pari passo, come testimoniato da due dei mazzi più in voga negli ultimi giorni, come il Paladino Murloc e il Pirate Warrior, ma, anche quando ho incassato sonore sconfitte, mi sono divertito un mondo a schierare servitori pompati, a craftare improbabili pozioni e a evocare Golem di Giada fino a creare dei veri e propri eserciti.
Al di là della scalata al ladder e dei record su Twitch, un prodotto come Hearthstone dovrebbe avere come priorità assoluta il divertimento nella sua forma più pura, che non viene dal costruire il mazzo perfetto e vederlo vincere quasi da solo ma nello sperimentare, nell’infilare il servitore preferito anche in un mazzo in cui non c’entra, nel giocare mazzi che ti strappano un sorriso anche se alla fine ti costringono a complimentarti con l’avversario e a incassare una sconfitta.
In questo senso, tutti i mazzi creati grazie alle nuove carte sono vincenti, a prescindere: in uno potenzio pazientemente servitori con provocazione per poi schierarli ed erigere un muro tra me ed il mio avversario, nell’altro accoppio le caratteristiche tipiche del ladro (furtività, combo) con quelle dei mazzi aggro più sfrenati, schierando una miriade di servitori a basso costo in pochissimi turni, in un altro ancora rivivo emozioni sopite, dominando la board a colpi di draghi e di pozioni che uccidono praticamente tutto tranne questi ultimi.
Potrei andare avanti per parecchio, perché davvero i Bassifondi di Meccania ha aperto la finestra della locanda di Hearthstone per far entrare una folata di aria fresca, utile ad avvicinare nuove leve ma anche, se non soprattutto, a far riscoprire il piacere da “un’ultima partita e poi smetto” anche ai veterani, forse un po’ fiaccati da qualche mese leggermente sotto tono, coinciso, grossomodo, con la secondo metà del 2015.
Personal favourites
Questo trend di carte e mazzi sfiziosi da giocare parte, ovviamente, dalle singole carte, e quindi segue una rapida carrellata di quelle che secondo me incarnano perfettamente lo spirito dell’espansione.
Partiamo da una Leggendaria che, quando sbustata, mi aveva fatto storcere il naso: Sghigno il Pirata è un 1/1 che costa un solo mana, ma non appena evocate un Pirata, entra in gioco gratis con un’animazione spassosissima; ovviamente, viste le dimensioni, il suo impatto sui match è minimo, eppure, nel giusto mazzo, al primo turno, può contribuire a mettere in una posizione di vantaggio chi lo schiera.
Lo Scagnozzo Famigerato, invece, costa cinque mana, è un corpo 4/4 classe Paladino e alla fine di ogni turno dona +1/+1 ai servitori nella mano del giocatore, contribuendo a creare eserciti inarrestabili se adeguatamente protetto, mentre il Corriere della Kabala è una multiclasse da tre mana, 2/2, che permette di rinvenire una carta delle tre classi di riferimento, ovvero Mago, Sacerdote e Stregone. Versatile e discretamente veloce.
Stesse qualità del Domatore Trogg, un 3/2 a due mana classe Cacciatore che dona +1/+1 ad una bestia casuale nella mano del giocatore: ha combattuto a lungo, nel mio mazzo bestie, con l’Elekk Reale, finendo con il vincere sul filo di lana.
Questi sono solo pochi esempi, ma il lavoro svolto dal team di sviluppo, sebbene non perfetto (per il Sacerdote c’è ancora da lavorare…) meriterebbe un maggior numero di menzioni, impossibile per motivi di spazio e di brevità.

Se i Sussurri degli Dei Antichi ha rappresentato la svolta per il metagame e per la direzione che il popolare gioco di carte di Blizzard sembra aver intrapreso, I bassifondi di Meccania è una piacevole conferma di quanto sia divertente mettere insieme un mazzo con le carte attualmente a disposizione dei giocatori e confrontarsi a suon di pirati gratuiti, Golem a grappoli e segreti.

La comunità si sta allargando sempre di più ed è perennemente in fermento grazie alle ultime mosse del team di sviluppo, che non ha fin qui utilizzato il doppio formato come scusa per adagiarsi sulla riproposizione di carte note sotto mentite spoglie.

In attesa di vedere cosa ci riserverà il nuovo anno, siamo pronti a tuffarci in un’altra partita. E poi un’altra ancora, ma giuriamo che questa sarà l’ultima, anche se sono solo le quattro del mattino.