Occhio Critico - Il grande passo di Nintendo

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Fiumi di parole sono stati spesi su quello che molti hanno definito il grande passo di Nintendo, che, dopo anni di chiusura nei confronti dell’ambiente mobile, con un atteggiamento a metà tra l’anacronistico ed il testardo, ha recentemente annunciato la sua partnership con DeNa, società specializzata nelle infrastrutture online e nel mobile gaming in Giappone.Come sempre, però, l’Occhio Critico guarda fino in fondo, spesso da un punto di vista diverso da quello degli altri:né migliore né peggiore, semplicemente diverso, e stavolta vi spiego perché, a mio modesto parere, questa notizia non è la svolta del secolo che la maggioranza dell’industria videoludica ritiene sia.

Everything in its right placeLa notizia c’è, inutile negarlo, ma la portata e il punto di vista da cui analizzarla sono fattori che fanno la differenza tra una bomba sconvolgente e un semplice allargamento del business di riferimento.La stragrande maggioranza della stampa specializzata nel mondo ha riportato la notizia come se questa segni un punto di rottura e di non ritorno rispetto alla Nintendo che conosciamo, al suo modo di fare videogiochi e di concepire il business legato alle sue console e alle numerosissime proprietà intellettuali che detiene; il sottoscritto, invece, stupito da tanto clamore, guardava al passato, anche molto recente, e vedeva soltanto un inevitabile adeguamento della casa di Kyoto a standard di mercato ormai irrinunciabili.Conscio dell’impatto della notizia e della risonanza che sarebbe stata ad essa riservata, complice anche il repentino cambiamento di rotta da parte della compagnia che presiede, Satoru Iwata ha anticipato l’annuncio di una console (nome in codice NX) che, verosimilmente, vedremo solamente a 2017 inoltrato, quasi a voler tranquillizzare lo zoccolo duro degli appassionati Nintendo, che avrebbero potuto facilmente fraintendere il messaggio.Cionondimeno, la rete è impazzita, tra chi si è affrettato a profetizzare l’inizio della fine per la grande N (…ancora?!?) e chi intonava un de profundis alla compagnia che fu e al fatto che, se vorremo giocare con Mario, ci toccherà comprarci uno smartphone: catastrofismi già visti e che personalmente trovo spassosissimi, che generano però un’ondata di sdegno, odio ingiustificato e preoccupazioni completamente infondate.La mia tesi, che andrò ad esporre nel prossimo paragrafo, è che, semplicemente, a Nintendo serva una nuova gallina dalle uova d’oro, perché l’immane quantità di denaro liquido proveniente dal boom di DS e Wii si è quasi esaurita.Di qui a dire che il mondo dei videogiochi non sarà più lo stesso, ce ne passa.

Diversificare per sopravvivereSedetevi e rifletteteci: dopo l’exploit della scorsa generazione di console, quando la grande N sorprese tutti abbandonando il confronto diretto con Sony e Microsoft e portando milioni di persone a cimentarsi con i videogiochi, le cose sono girate piuttosto male alla casa di Kyoto, quantomeno a livello commerciale.Nonostante una line up di esclusive che sbaraglia senza troppa fatica quella della concorrenza, WiiU continua ad arrancare a livello di vendite, sorpassato anche da Xbox One, lanciata sul mercato un anno dopo: abbiamo già analizzato in un’altra puntata di Occhio Critico le motivazioni di questo fallimento, e non ci torneremo in questa sede, ma il punto focale è che le vendite sono state largamente al di sotto delle aspettative di Nintendo.3DS, dal canto suo, ha avuto vita facile se confrontato con PSVita, ma, in assoluto, nonostante 52 milioni di console vendute ad oggi, si sia fermato molto prima di quanto non abbia fatto il suo predecessore, quel DS che sembrava stampare soldi per la grande N: questo è avvenuto soprattutto perché, negli anni intercorsi tra la prima console a due schermi e la seconda, il mercato mobile è cresciuto a dismisura, sfornando titoli in grande quantità e proponendo prezzi assolutamente stracciati, con cui, ovviamente, Nintendo non poteva competere.Ecco che, dopo due anni fiscali successivi chiusi con un pesante rosso a bilancio, Iwata (oltre a tagliarsi lo stipendio, con una mossa sconosciuta alla classe dirigente e politica italiana) si è trovato costretto ad inventarsi nuovi modi per rimpinguare le casse societarie, svuotate dalle disavventure di cui sopra: ecco arrivare, allora, un coupe de theatre come gli Amiibo e, adesso, l’annuncio dello sviluppo di titoli dedicati al mercato mobile.Impossibile, ai miei occhi, non correlare le due mosse: già in passato Nintendo aveva lanciato linee di merchandising e di abbigliamento su licenza che l’avevano aiutata a fare soldi facili, da destinare poi allo sviluppo di videogiochi nel senso più classico del termine, che è il core business della compagnia e che, sono pronto a scommetterci, rimarrà tale ancora molto a lungo.Nonostante le promesse iniziali della casa madre, infatti, appare evidente, quasi sei milioni di pezzi venduti dopo, che l’integrazione ludica degli Amiibo è quasi nulla, se si eccettua forse Super Smash Bros., e che la loro valenza è molto più spiccatamente collezionistica: nonostante ciò, le statuine sono state un successo incredibile, e hanno portato milioni di yen sonanti nelle casse societarie (e tanti altri ancora ne frutteranno).Ecco, questo è secondo me il senso dell’annuncio della partnership con DeNa: Nintendo si è resa conto che, per continuare a sviluppare videogiochi come ama fare, divertendo la gente con device dedicati con un controller apposito, necessita di un flusso di denaro considerevole, che, purtroppo, 3DS e WiiU non sembrano essere in grado di garantirle (a differenza delle macchine che le hanno precedute) e così, con una mossa che forse avrebbe potuto anticipare di qualche anno, si è aperta al mercato mobile, con titoli sviluppati appositamente, così da non indispettire gli acquirenti delle console tradizionali.Chi conosce un po’ di marketing e di economia saprà benissimo che diversificare la propria offerta e battere strade nuove sono due delle azioni più comuni tra le aziende in difficoltà e, nonostante continui a sviluppare titoli di qualità eccelsa, Nintendo, guardando solo ai ricavi dell’ultimo triennio, è palesemente in difficoltà.

ProspettiveNell’ottica appena descritta, l’annuncio di Nintendo non può che essere ridimensionato e anzi ben accetto da parte di un cliente storico come il sottoscritto, perché, esattamente come per i proventi degli Amiibo (maledette statuine mi hanno riempito la casa…!), quelli derivanti dalla line up di titoli che Nintendo svilupperà per mobile saranno reinvestiti in nuove idee, nuovi titoli, nuove console che, mi auguro, possano rinverdire i fasti di un’azienda che ha fatto la storia di questo medium.Peraltro, a differenza di moltissimi altri possessori di WiiU che si sono sentiti traditi dall’annuncio di una nuova macchina da gioco mentre l’attuale langue, non sono preoccupato dal ciclo di vita della mia console e dal valore che Nintendo darà ai soldi che ho investito in essa: rimango convinto che non vedremo il nuovo device prima della seconda metà del 2017 (se non oltre), quando la console dotata di GamePad avrà cinque anni, mica due.Le emozioni e il divertimento che WiiU mi ha dato, inoltre, hanno già ampiamente ripagato i soldi sborsati, e sono sicuro che i titoli attualmente in sviluppo completeranno l’opera; in ultimo, non sono assolutamente convinto che il fantomatico Project NX andrà a sostituire la console casalinga della grande N, quanto piuttosto ad affiancarla: con la liquidità proveniente dalle produzioni mobile e dagli Amiibo, credo (o spero, o entrambe) che gli ingegneri della grande N, che hanno già saputo stupirci in passato, possano avere molti meno vincoli a livello di progettazione, così da proporci un nuovo, stimolante sistema di controllo o, chissà, la prima console ibrida fissa-portatile.Ci sarebbe da parlare a lungo anche dell’avvento dell’account unico, ma questa è un’altra storia, di cui l’Occhio Critico si occuperà prossimamente.Stay tuned.

La massificazione del nostro medium preferito e la diffusione di internet hanno causato, oltre a molte situazioni positive, anche fenomeni di isteria collettiva come quello che ha seguito l’annuncio relativo all’ingresso di Nintendo nel mercato mobile: dopo la linea di gadget (sul mercato da oltre vent’anni) e gli Amiibo, Nintendo ha tirato fuori dal cilindro un’altra macchina stampasoldi, non dissimile da quella dei meme tanto in voga all’epoca di Wii e DS.

Prendete un bicchiere d’acqua, sedetevi e respirate profondamente: Nintendo non farà la fine di Sega né produrrà solo Candy Crush Mario da adesso in poi.