Nintendo e il supporto online

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Nello sviluppo di un prodotto votato al multigiocatore online bisogna tenere conto di molteplici fattori: non basta creare un buon prodotto per riscuotere successo. Bisogna riuscire a creare una vera e propria community che dia supporto continuativo al gioco, pensa la prematura desertificazione dei server (come accaduto, tanto per citare un esempio recente e clamoroso, per Evolve). Nintendo si è inserita relativamente tardi nel mondo del multigiocatore online, ma ha adottato fin da subito una possibile prevenzione che impedisca ai giocatori di perdere interessi per i suoi titoli. Diamoci un’occhiata ravvicinata per capire come funziona questo metodo e se può essere applicato altrove.
Il banco di prova: Splatoon
Splatoon è stato il primo esperimento che Nintendo ha fatto in questo senso. Il gioco uscì su Wii U in uno stato ancora embrionale a livello contenutistico: poche mappe, poche armi, poche modalità e così via. Il gioco venne costruito in corso d’opera: dopo l’uscita, ci furono aggiornamenti assidui che andarono ad aggiungere corposi contenuti in ogni reparto fino a che, un anno dopo, Splatoon poteva davvero dirsi un gioco completo e forse anche di più. Questa politica si è rivelata vincente: grazie agli aggiornamenti rilasciati con una cadenza perlopiù regolare e ravvicinata, i giocatori sono stati continuamente invogliati ad inserire nuovamente il disco di Splatoon nel loro fido Wii U. Certo, non mancarono le lamentele di chi, comunque, avrebbe voluto un gioco completo fin dal day-one. E’ vero, si può obiettare che gli aggiornamenti furono tutti gratuiti e che il gioco fu venduto ad un prezzo inferiore alla norma, ma è anche vero che sarebbe stato preferibile inserire qualche contenuto in più già al momento di arrivo sugli scaffali. In questo senso, Nintendo sembra aver recepito la critica mossa da alcuni giocatori, e Splatoon 2 sembra proporre un’esperienza a 360 gradi fin dal day one, un’esperienza che andrà ad espandersi grazie agli aggiornamenti gratuiti, proprio come fu per il suo predecessore. A questo si aggiungono gli Splatfest: questi eventi, partendo da un concept tutto sommato semplice, riescono a dare un incentivo a tornare a giocare anche a coloro che si sono temporaneamente allontanati dal gioco. La formula, dunque, sembra aver funzionato perfettamente per Splatoon: al sequel toccherà il compito di confermare questo successo ed ampliarlo, complice la rinnovata fan base di Switch, che consentirà di raggiungere un numero di gran lunga maggiore di giocatori.
Formula che vince non si cambia?
La stessa strategia utilizzata con Splatoon è stata trasposta, con le dovute variazioni, su Arms. In questo caso, Arms è uscito al day-one già completo in termini contenutistici, testimonianza di come Nintendo abbia saputo rimediare al parziale errore commesso con il primo Splatoon. L’accoglienza riservata al gioco è stata sorprendentemente positiva, in particolare in Giappone, dove ha registrato delle vendite da capogiro, specie se paragonato ad esponenti del suo stesso genere usciti su console concorrenti. La formula viene qui riproposta con aggiornamenti che andranno ad aumentare i contenuti disponibili, cercando di invogliare i giocatori a non abbandonare il simpatico picchiaduro. Iniettare nuova linfa vitale in un prodotto votato al multigiocatore è fondamentale, ed anche se è presto per tirare le somme sul destino di Arms, il supporto promesso da Nintendo sembra essere una garanzia: chiunque andrà ad acquistare il gioco, potrà sentirsi sicuro di non ritrovarlo abbandonato a se stesso dopo pochi mesi, sia da parte degli sviluppatori che da parte della community.
Come testimoniato anche da altre esperienze (Overwatch tanto per fare un nome), il supporto degli sviluppatori è fondamentale per creare una community appassionata ed attiva. Gli aggiornamenti e la community agiscono in sinergia per mantenere vivo un gioco, che necessita di entrambi gli elementi per continuare la sua avventura mesi dopo il rilascio. Questa formula di aggiornamenti gratuiti si rivela dunque proficua, in particolare per titoli più sperimentali come Splatoon ed Arms, visto che dei contenuti scaricabili a pagamento avrebbero forse intimorito alcuni giocatori ed avrebbero impedito loro di buttarsi in queste avventure. Dunque, sicuramente si tratta di una strategia funzionante, come testimoniato dalle esperienze di Nintendo; ma si tratta anche di un modello che, in futuro, vedremo applicato ad ogni titolo? Personalmente, credo di no: per rimanere in ambito Nintendo, è difficile immaginare la stessa strategia utilizzata per Mario Kart o Smash Bros. Nel caso di queste due serie, che da sempre macinano grandi numeri, è più realistico pensare che Nintendo vorrà proporre contenuti scaricabili a pagamento, in quanto la fan-base è già ben solida e disposta ad investire su questi titoli, come testimoniato dalle ultime uscite su Wii U e Switch. Certo, sarebbe interessante vedere aggiornamenti gratuiti minori anche su titoli come questi: continuerebbe ad allungare la vita di prodotti che, già di per sé, hanno una lunga vita dopo l’uscita. Pensare ad un Mario Kart o un Super Smash Bros. interamente supportato per tutto il ciclo vitale della console è un sogno ad occhi aperti, che ogni fan Nintendo ha avuto almeno una volta. Staremo a vedere se vedremo qualcosa del genere con i prossimi capitoli su Switch. Al momento, però, è più realistico immaginare questa strategia di supporto adattata per altri titoli più sperimentali, come un ipotetico sequel spirituale di Super Mario Maker. Visto il successo della formula, non è da escludere che, in futuro, la vedremo utilizzata in modo più vasto anche da altre software house, qualora vogliano proporre un titolo multiplayer che sia in grado di avere una lunga vita dopo il rilascio effettivo.

La strategia degli aggiornamenti gratuiti ha sicuramente pagato per Nintendo, che con i suoi Splatoon ed Arms è riuscita a collezionare due successi su cui non tutti avrebbero scommesso. Squadra che vince non si cambia, si sa, e non è da escludere che Nintendo voglia riproporre questo modello anche per altri titoli, in futuro, a partire da quelli più sperimentali che hanno più difficoltà nel crearsi una community appassionata. Il supporto degli sviluppatori è fondamentale per la lunga vita di un gioco basato sulla modalità online, e questo è uno dei modi per fidelizzare gli utenti. E voi? Quale tipo di supporto da parte degli sviluppatori preferite per i vostri giochi?