Recensione

Need for Speed: SHIFT

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a cura di Sidmarko

Gli inseguimenti della polizia e le formose exotic cars hanno segnato quello che negli anni è entrato nell’immaginario collettivo come il marchio di fabbrica di una serie che, tra alti e bassi, si è ritagliata un posto nell’olimpo dei videogiochi di guida arcade: Need for Speed. Paradossalmente il momento di massimo splendore fu raggiunto, proprio quando il gioco cambiò direzione. Stiamo parlando degli episodi, il cui capostipite fu Underground, caratterizzati da corse clandestine, cultura hip-hop e una forte dose di tuning car, e che fecero avvicinare a questa serie gli appassionati di tutto il mondo. Nonostante molti fan non apprezzarono, questo diede il la ad un nuovo ciclo davvero fortunato.La formula era perfetta, ma dopo un po’, come in tutte le belle favole, la magia svanì e come effetto la qualità andò via via scemando, causa anche le poche novità che furono introdotte nel corso degli anni a venire. Gli sviluppatori tentarono allora strade diverse per rilanciare un brand che si trovava in una grave situazione di parabola discendente. Il primo esperimento lo fu Pro Street: qui le gare clandestine, che avevano portato alla serie fama e gloria, furono abbandonate bruscamente, lasciando il posto a competizioni su pista accompagnate da uno stile di guida, apparentemente, simulativo. Il risultato che venne fuori fu una specie di frullato né arcade né simulativo, in effetti non si sa tutt’ora cosa passava per la mente degli sviluppatori, dove la mancanza della componente un po’ “guascona” tipica dei vecchi episodi si fece sentire dai fan, tanto che questa mossa segnò il tracollo qualitativo del brand, portando un corrispettivo calo delle vendite. Si cercò allora di ricorrere ai ripari tornando alle origini con Undercover, ma anche qui fu un piccolo disastro. La sensazione era quella di rigiocare a Most Wanted, titolo uscito due anni prima, nessuna innovazione e effetto “minestra riscaldata” che poco piacque ai fan e come di consueto alla critica specializzata, proseguendo la striscia negativa. Questo susseguirsi di anni bui non ha di certo giovato alla fama del marchio, tanto che Electronic Arts ha deciso di cambiare il team di sviluppo, passando il testimone dagli storici EA Black Box (fatta eccezione per il produttore esecutivo Michael Mann) a Slightly Mad Studios, già creatori di ottimi giochi di guida simulativi come GT Legends e GTR 2. Ciò ha fatto intuire di nuovo un cambio di direzione, verso un’esperienza di guida più simulativa e realistica, rispetto alla solito arcade che ha reso tanto famoso questo brand.

Sarai preciso o aggressivo?Come ogni capitolo della serie, anche in Shift, una volta avviata la modalità carriera si viene catapultati immediatamente dietro al volante di un bolide, per affrontare la prima gara. Una volta terminata, vengono proposte le opzioni di guida come difficoltà della I.A., manovrabilità e aiuti vari, ad un livello che dovrebbe rispecchiare quello dimostrato durante questa gara inaugurale. Ovviamente se così non fosse, si avrà la possibilità di modificare a piacimento e in qualsiasi momento questi parametri, anche per avvicinarli man mano alla vostra parabola di apprendimento. Finito il siparietto della gara a freddo, si dovrà decidere quale automobile portare a casa per affrontare le prime gare dei campionati a disposizione. Questi sono raggruppati in quattro fasce: si inizia dalla fascia uno per poi, grazie alle buone prestazioni ottenute su pista, sbloccare le altre tre, che una volta concluse daranno accesso al Tour Mondiale. Le competizioni sono per lo più classiche, senza nessuna innovazione, come le gare affrontate contro altre macchine, i testa a testa, i match a tempo e le derapate. Anche le automobili, divise in fasce proprio come le competizioni, sono acquistabili grazie ai soldi ottenuti vincendo gli eventi. Il parco macchine del gioco annovera circa 60 mezzi che, anche se non proprio numerosi, spaziano dalle “macchinine” alle formose exotic car, fornendo un ampio margine di scelta al giocatore. La presenza delle modifiche, vero cult delle precedenti edizioni, è stata ridotta ai minimi sindacali: si tratta semplicemente di modifiche prestabilite in base, anche qui, alle famose quattro fasce che consentono poca scelta. Ci si limiterà infatti a selezionare in base alle parte meccanica, la categori successiva, con conseguente incremento prestazionale. Anche per la parte estetica la questione non cambia, grazie alla presenza di minigonne, spoiler e compagnia bella, ma è chiaro che l’attenzione è stata focalizzata su altri elementi. Ci si dimentichi quindi aerografie “tamarre” , super alettoni e quant’altro, in stile “fast and furios” delle edizioni precedenti, che comunque vista la nuova direzione presa dal franchise, sarebbero risultate fuori luogo. Oltre alla pecunia, quanto mai fondamentale per il proseguo della carriera, nonché per acquistare nuove macchine o modificarle, è stata inserita la presenza di pseudo punti, chiamati punti profilo, che vengono accumulati in base allo stile di guida durante le gare su pista. Ovvero, se prendere a sportellate gli avversari e ingaggiare curve a suon di derapate è il vostro pane quotidiano, vedrete il vostro profilo delinearsi come “aggressivo” , al contrario se avete uno stile di guida curato e rigoroso incrementerete il profilo “preciso”. I giocatori più duttili però, difficilmente riusciranno a ritagliarsi un profilo che prevalga nettamente sull’altro. L’accumulo di questi punti permette di salire di livello, ottenendo soldi, gare e automobili extra; inoltre una sorta di bacheca verrà riempita di medaglie guadagnate a suon di derapate o curve perfette, una decorazione utile a testimoniare le buone capacità del giocatore. Oltre ai punti profilo, un’altra importante caratteristica sono le stelline, accumulate arrivando fra i primi tre posti oppure centrando degli obbiettivi come fare un certo numero di derapate o superare un limite di velocità. Queste sono indispensabili, in quanto per sbloccare progressivamente le quattro fasi è necessario accumularne un preciso numero.

Un mix perfettoShift propone uno stile di guida dall’impalcatura arcade, ma magistralmente “corretta” da elementi di simulazione, in grado di creare quella sensazione di guida semi reale, onde evitare pressapochismi arcade. E’ però intervenendo sulle impostazioni di guida, azzerando completamente gli aiuti, che viene fuori il vero Shift. Sebbene da un lato bisogna precisare che il livello di difficoltà, soprattutto in presenza aiuti, sia abbastanza permissivo, il modello di guida non concede comunque troppa superficialità o grossolani errori, costringendo sempre il giocatore a mantenere un buon livello di concentrazione. Restare in pista e azzeccare ogni singola manovra, sorpasso, magari anche aiutandosi con la traiettoria di gara (delle frecce verdi che proiettano la giusta traiettoria su pista, e che diventano gialle-rosse prendendo la traiettoria sbagliata) deve essere fondamentale per godere in pieno la concezione di guida “simulativa” che vuole essere trasmessa da questo gioco. Con la visuale interna all’abitacolo si rende ancor più giustizia al lavoro fatto dagli sviluppatori, aggiungendo una sana dose di realismo, in quanto permette di seguire i movimenti del pilota: quando cambia le marce, gira il volante o gli effetti di sfocatura una volta raggiunte alte velocità, il tutto a giovare sulle emozioni del giocatore/pilota, un particolare mai affrontato tanto affondo precedentemente e davvero innovativo. Come già detto, il team di Slightly Mad Studios non ha voluto esagerare, con ben in mente l’obiettivo di creare un prodotto i cui predecessori rispecchiavano il pressappochismo di guida, allo stato puro. Ecco allora il probabile motivo di questo, molto riuscito, mixage di approccio guida arcade-simulativo. L’unico tassello sbagliato, di un mosaico incastonato alla perfezione, è da ricercare nella modalità derapata. Inizialmente si potrebbe mettere in discussione il motivo della sua presenza in un gioco simile. Il dubbio viene infatti confermato una volta provata la modalità suddetta, che si rende frustrante e al limite del sopportabile, ma soprattutto controtendenza a tutte le altre modalità che cercano comunque un approccio simulativo e realistico. Durante la prova abbiamo utilizzato un volante Logitech G25 riscontrando un ottima risposta da parte del force feedback, con la possibilità di impostare tutti i settaggi della periferica nei minimi particolari, al fine di trovare il giusto equilibrio alla guida. L’esperienza, rispetto all’uso di un joypad qualsiasi, è molto più entusiasmante e precisa, ma soprattutto realistica, questo a testimoniare ulteriormente la collaudata esperienza del team di sviluppo in questa tipologia videoludica. Purtroppo non viene raggiunto il livello di altre simulazioni, ma per chi fosse in possesso di un volante ne consigliamo vivamente l’utilizzo, se cosi non fosse, potrebbe essere l’occasione buona per procurarsene uno.

Carrozzeria pesanteShift dispone di un ottimo comparto grafico, sottolineato da texture sempre in altissima definizione, fatto eccezione per alcune pareti rocciose un po’ slavate, e una grande profondità di paesaggio. Anche se, è il caso di dirlo, alcune piste non fanno proprio gridare al miracolo, dal punto di vista del design c’è tutto sommato una buona varietà, da segnalare inoltre la pista ambientata nei canyon, dove è stato fatto davvero un lavoro pregevole. I modelli poligonali delle macchine sono perfettamente riprodotti, cosi come gli interni identici a quelli delle controparti reali, fin nei minimi particolari, come i comandi al volante. Gli effetti di luce non vengono mai troppo abusati, come accade spesso, cosi vale per il motion blur dosato al punto giusto. La tanto discussa “scia”, molto usata nei vecchi capitoli, al fine di enfatizzare l’effetto velocità, soprattutto durante l’uso del NOS, è stata definitivamente eliminata, in quanto probabilmente considerata dagli sviluppatori troppo arcade e quindi non adatta ai canoni di una simulazione. Nonostante questo taglio netto nell’effettistica, la sensazione di raggiungere i 300 km orari seduti comodamente su di una cattivissima Pagani Zonda, raggiungerà in pieno la coscienza del giocatore anche grazie a una ottima interpretazione degli sviluppatori nel rappresentare lo scorrere di ciò che sta intorno al pilota, senza utilizzare troppi effetti artificiosi. Per poter godere appieno delle delizie grafiche appena descritte sarà necessario disporre di un computer piuttosto performante, in quanto il motore grafico risulta piuttosto pesante e mal ottimizzato. Sulla nostra configurazione di prova composta da un Quad Core QX6800, una GeForce GTX 295 e 4 GB di RAM DDR2 in ambiente Vista 64bit, con una risoluzione di 1900×1200, dettagli al massimo e il filtro Antialiasing impostato su 8x , il frame rate è risultato ballerino, nonostante non si sia comunque mai scesi sotto la soglia della fluidità. Questo problema è, in alcuni casi, più rimarcato utilizzando schede video Ati, ma ci si aspetta un’imminente patch da parte di EA. Per quanto concerne il comparto audio, l’attenzione ricade sui rombi dei motori che godendo di una ottima campionatura, risultano perfettamente in linea con il reale suono dei relativi modelli reali.

HARDWARE

RequisitiSistema Operativo – Windows XP (Service Pack 3) o Windows Vista (Service Pack 1) / Windows 7Processore – Intel Core™2 Duo 1.6 GHz or fasterMemoria – XP: 1 GB RAM; Vista/Windows 7: 1.5 GB RAMHard Drive – 6 GBDVD Drive – 8 SPEEDScheda Video – 256 MB Video Card, con supporto Pixel Shader 3.0*Scheda Audio – DirectX 9.0c compatibleDirectX – DirectX 9.0c compatibleOnline Multiplayer – 512 Kbps or faster; 2-12 PlayersInput – Keyboard, MouseOpzionale – Volante USBl / GamepadSchede video supportate: ATI Radeon X1800 XT 512MB or migliore; NVIDIA GeForce 7800 GT 256MB o migliore. Le versioni laptop di questi chipset non sono supportate, ma potrebbero funzionare.

MULTIPLAYER

Il comparto multiplayer risulta poco ricco di modalità interessanti, annoverandosi delle sole testa a testa, e versus fino a un massimo di 8 giocatori. Nonostante questo, il netcode ha retto molto bene non dando nessun problema di lag o rallentamenti di ogni tipo. Una modalità online che purtroppo non terrà i giocatori incollati ore e ore a suon di sfide contro amici dall’altra parte del mondo. Segnaliamo che è appena stata rilasciata la prima patch che aggiunge la modalità LAN, assente al momento del lancio, un’ aggiunta che farà sicuramente piacere agli amanti dei lan party.

– mix simulazione-arcade piacevole

– ottima veste grafica

– possibilità di creare un proprio profilo di guida

– visuale interna all’abitacolo innovativa

– modalità derapata sottotono

– personalizzazione auto spoglia

– motore grafico “pesante”

– non è proprio need for speed

9.0

Dopo anni di totale perdimento, il brand Need for Speed riesce finalmente a risorgere dalle sue ceneri, ma attenzione, in realtà non è proprio cosi. La sensazione è quella di non trovarsi più di fronte un semplice sequel della serie, ma un videogioco di guida che vuole far dimenticare gli stereotipi del brand di cui ne prende il nome, per dare il via a un nuovo ciclo fatto di innovazione e fulgide speranze. Questo non vuole sminuire l’ottimo lavoro realizzato dai ragazzi di Slightly Mad Studios, anzi, vuole solamente avvisare i fan della serie che lo “shift” è stato davvero fatto, e in meglio. Il sistema di guida, che trova un ottimo compromesso simulazione-arcade, immergerà nel divertimento tutti: dai casual gamers ai culturisti delle rigide corse simulative.

Voto Recensione di Need for Speed: SHIFT - Recensione


9