Recensione

NBA 2K14

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a cura di Hybr1d

Archiviato il duello calcistico, la stagione degli sport videoludici continua sui lucidi parquet d’oltreoceano grazie al nuovo NBA 2K14, da un paio d’anni a questa parte unico saldo punto di riferimento per gli amanti della palla a spicchi. Come accade per gli altri titoli annuali, da sempre la serie è sotto il fuoco incrociato di chi ritiene che non sia in grado di offrire vere e proprie migliorie ad ogni stagione tali da giustificarne l’acquisto, ma 2K Sports, nonostante sia attualmente senza avversari, ha dimostrato di non dormire sugli allori, apportando ad ogni edizione affinamenti e aggiustamenti tali da rendere l’esperienza sempre più profonda e coinvolgente rispetto al passato. Quest’anno non ha fatto differenza e, pur evidenziando ataviche imperfezioni che ci auguriamo con la versione next gen possano scomparire, il cestistico 2K mette sul piatto un solido gameplay accompagnato da nuove modalità più o meno convincenti e da nuovi graditissimi contenuti. E al centro di tutto, c’è LeBron James.

LeBron XCon dieci anni di carriera alle spalle e due anelli al dito, LBJ è stato in grado di monopolizzare l’attenzione degli appassionati a partire dal fatidico draft del 2003, nel quale è stato prima scelta assoluta e si è garantito il soprannome di “The Choosen One”. Il prescelto ha però dovuto aspettare di trasferirsi sette anni più tardi ai Miami Heat per ambire all’anello più importante di tutti, ma durante tutta questa decade ha raccolto consensi grazie al suo basket fisico ed esplosivo. Il back-to-back alle finali dell’anno scorso, nonché il secondo premio di MVP della Finals consecutivo ne hanno consacrato la carriera, piazzandolo sulle copertine di tutti i giornali sportivi più importanti del globo e riservandogli un posto in solitaria sulla cover di NBA 2K14, oltre a una modalità dedicata e la scelta della tracklist. Proprio sul fronte delle modalità, LeBron Path to Greatness rappresenta la novità più sostanziosa e cala il giocatore nei panni di un King James che dopo i due anelli già conquistati è alla caccia di altri cinque titoli per garantirsi l’accesso nella Hall of Fame. Il tutto può avvenire in due modi differenti e offre un interessante rivisitazione della modalità carriera, interessante quanto basta per rivelarsi una solida alternativa per chi predilige il gioco in single player. Uno scenario, quello più fantasioso, ci mette di fronte ad un LeBron free agent che al termine della prossima stagione deciderà di abbandonare i caldi lidi della Florida e puntare altrove, pronto a rimettersi in gioco e puntare al campionato con una nuova franchigia. Dall’altra invece c’è un LeBron che fa casa a Miami dando inizio a una dinastia e che abbandonerà la squadra solo più avanti, in chiusura di carriera. Dopo un inizio un po’ titubante, gli ingranaggi di questa nuova modalità iniziano a girare e il tutto si rivela molto più coinvolgente di quanto ci aspettassimo. Innanzitutto non controlleremo solamente il singolo giocatore ma tutta la squadra e non saremo costretti ad affrontare tutte le partite della stagione, ma solo quelli più importanti in attesa dell’inizio dei playoff. Con il passare degli anni, le squadre si evolvono, il mercato gira e quelle che sono delle promesse dal talento ancora inespresso, sbocciano diventando temibili rivali, mentre nuove squadre conquistano il vertice delle rispettive division e rookie di belle speranze dichiarano apertamente la loro intenzione di fermare le nostre ambizioni. Analogamente, vivremo in prima persona il declino di un grande campione che con il passare delle stagioni vedrà ridursi i parametri fisici a fronte di altri, aumentati dall’esperienza. Non possiamo negare che la trovata di 2K Spors e Visual Concepts di guardare al futuro piuttosto che far rivivere il passato sia stata azzeccata, pur trattandosi di un esordio ancora acerbo e con ampi margini di miglioramento. Una palese limitazione è data dal gradimento verso il Prescelto, non apprezzato da tutti i fan della palla a spicchi, e dal rammarico di non poter intraprendere un percorso simile con altri grandi campioni come Kobe Bryant, il redivivo Derrik Rose o una delle tante stelle che popolano il campionato più bello del mondo.

Arriva l’Eurolega!Ad affiancare questa game mode, troviamo le più classiche Associazione, Stagione, Training Camp e Il mio giocatore, con quest’ultima che seppur invariata rispetto all’anno precedente, si conferma come la migliore modalità dedicata alla crescita di un singolo atleta tra tutte quelle proposte dagli sportivi presenti su piazza. Da segnalare il ritorno di The Crew che permette di utilizzare online il proprio alter ego virtuale e unirci ad altri quattro amici per competere contro altrettanti giocatori in multiplayer. Non ci sono stravolgimenti all’orizzonte, ma grazie ad una struttura solida e rodata, tutte le modalità rimangono apprezzabili e coinvolgenti con l’unica pecca dell’interfaccia dei menu che meriterebbe un bel restyling grafico. Di grande portata invece l’introduzione nel roster delle squadre europee dell’Eurolega, con tredici squadre completamente licenziate in loghi, nomi e divise grazie agli accordi stipulati con la FIBA. NBA 2K14 offre la possibilità di giocare nei panni delle regine d’Europa, tra cui anche le italiane Mens Sana Siena e l’EA7 Olimpia Milano, integrando regolamenti, tipologia di gioco e dinamiche tipiche delle squadre del vecchio continente. Pad alla mano disputare una partita con squadre europee dona un diverso sapore al match, regalando un’esperienza diversa rispetto all’NBA grazie ai ritmi più blandi e alle difese più serrate. Il gameplay è stato rivisto e ribilanciato per l’occasione, con le squadre che in questo caso sono più fisiche e meno avvezze a giocate spettacolari rispetto ai colleghi d’oltreoceano. Ampiezza del campo da gioco, distanza della linea di tre punti dal canestro e minutaggio sono differenti e nel caso di una partita tra compagini dei due campionati, chi gioca in casa potrà decidere il set di regole da utilizzare durante la partita. Le pecche maggiori toccano la presenza di un solo palazzetto e una telecronaca americana poco realistica e deficitaria quando si tratta di commentare partite tra compagini europee. Dispiace inoltre avere a disposizione le squadre solamente per la partita veloce, ma confidiamo nell’arrivo del torneo ufficiale di Eurolega in un futuro non troppo lontano. A completare il ventaglio di modalità offerto dagli sviluppatori vanno ad inserirsi le modalità online che purtroppo non abbiamo potuto provare avendo recensito il gioco tramite codice debug. Oltre al corrispettivo multiplayer delle modalità già citate, ritorna il MyTeam, corrispettivo cestistico di FIFA Ultimate Team, arricchita rispetto al passato ma ancora inferiore rispetto a quest’ultimo.

Uno stick per domarli tuttiCome da tradizione, le meccaniche di gameplay alla base di NBA 2K14 si confermano profonde e complesse, nonché difficili da padroneggiare alla perfezione, richiedendo una buona dosa di pratica e di costanza per replicare con sicurezza sul parquet le azioni più spettacolari dei giocatori reali. L’introduzione del Pro Stick segna una svolta rispetto al passato affidando alla levetta analogica destra del controller tutti i movimenti del giocatore portatore di palla. Dal cambio di mano durante il palleggio ai movimenti più complessi, dalle finte alle conclusioni tutto verrà eseguito utilizzando lo stick. Inizialmente il sistema può risultare un po’ straniante, soprattutto se si arriva dalle edizioni precedenti del gioco, ma presa la dovuta confidenza il controllo del giocatore si rivela più fluido e intuitivo di quanto fosse in passato. Jumpshot, terzo tempo, sottomano, schiacciate, movimenti in post diverranno naturali dopo la dovuta pratica, tenendo ovviamente in considerazione le qualità fisiche del giocatore in possesso di palla. Le superstar avranno sempre la palla attaccata alle mani, ma quelli meno abili possono perderla in un batter d’occhio, regalando un contropiede fulminante all’attacco avversario. Da quest’anno è stata introdotta la possibilità di eseguire le Smart Play, ovvero degli schemi che vengono chiamati autonomamente dalla CPU in base ai due quintetti presenti in campo, alla posizione dei giocatori e al portatore di palla. Il sistema funziona molto bene, collocandosi perfettamente tra il giocatore più smaliziato e quello meno esperto permettendo a tutti di usufruire di pick and roll o altre giocate in maniera veloce ed intuitiva. Altro aspetto ripreso e migliorato è la difesa che molto più che in passato sfrutta la fisicità dei giocatori per ostacolare l’avversario nell’avvicinamento a canestro o nella preparazione al tiro. Com’è avvenuto in molti altri sport, anche il basket è diventato molto più fisico in questi ultimi anni e NBA 2K14 inserisce nella simulazione un sistema di contrasto che tiene conto di peso, altezza e prestanza fisica dei giocatori per una situazione di realismo senza precedenti. La CPU si dimostra più accorta durante la fase di copertura, limitando i raddoppi e ricorrendo a soluzioni difensive il più possibile varie ed efficaci. Un grande passo avanti anche per le stoppate, mai così efficaci come quest’anno. Grazie a una fisica della palla più accurata e a delle animazioni fluide e precise, trovare il giusto tempismo per una stoppata non sarà più difficile come in passato, regalando ampie soddisfazioni anche grazie ad un arbitraggio più accorto.

La next-gen alle porteDal punto di vista tecnico, il nuovo titolo 2K riprende quello precedente, ampliando il comparto delle animazioni e offrendo un sistema di fisica e collisioni affinato e preciso. I modelli poligonali degli atleti sono realizzati benissimo, rendendo ogni giocatore riconoscibile e dettagliato, anche nelle movenze e nelle animazioni facciali. In NBA 2K14 difficilmente troveremo due giocatori eseguire i tiri liberi allo stesso modo e le esultanze dopo le triple o le schiacciate più spettacolari sottolineano quanto la voglia di realismo degli sviluppatori coinvolga in egual misura gameplay e movenze di gioco. La cornice alle partite è di prim’ordine. I palazzetti sempre gremiti e il tipico tifo americano accompagnato da motivetti musicali e cori inneggianti attacco o difesa aumenta l’immersività regalando un’esperienza divertente e coinvolgente. La telecronaca, in inglese, è sempre puntuale ed ispirata, confermandosi come una delle migliori nell’ambito degli sportivi. Come detto in precedenza, la scelta della tracklist è stata demandata a LeBron James che anche quest’anno ha infarcito il titolo di brani rap che strizzano fortemente l’occhio alla cultura musicale americana. Tra le venti tracce troviamo Jay-Z, Eminem, Kanye West, ma anche Daft Punk e Gorillaz per un mix musicale che abbiamo apprezzato a tutto tondo.

– Pro Stick preciso ed efficace

– Simulazione ai massimi livelli

– Fase difensiva e stoppate migliorate

– Tante modalità e squadre di Eurolega

– LBJ Path to Greatness è un esperimento riuscito…

– …ma vorremmo poter utilizzare altri campioni

– Interfaccia dei menu da rifare

9.0

Qualcuno potrebbe pensare che sia troppo facile presentarsi ogni anno sul parquet e ottenere l’approvazione di pubblico e critica quando non si ha un vero avversario pronto a strapparti dalle mani ogni pallone, ma in realtà il NBA 2K14 dimostra una volta di più quanto gli sviluppatori siano in grado di migliorare il loro prodotto ad ogni uscita sul mercato. Spremendo a fondo l’hardware a disposizione hanno offerto un titolo affinato nelle meccaniche, arricchito di modalità e contenuti per un offerta cestistica a 360 gradi. Le squadre di Eurolega, una nuova modalità incentrata su King James, un campionario più vasto di animazioni da cui attingere e un Pro Stick preciso e intuitivo donano nuovo vigore al franchise permettendogli di chiudere in bellezza questa generazione dominata su ogni fronte. A questo punto non ci resta che aspettare la versione next gen, in attesa che il un nuovo vecchio avversario torni alla carica pronto ad accendere una nuova ed esaltante rivalità.

C’è anche un Play LIVE dedicato al gioco, cliccate qui

Voto Recensione di NBA 2K14 - Recensione


9