Recensione

Mechanic Escape

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Se ogni titolo indie mirato al platform hardcore avesse la stessa essenzialità e la stessa assenza di fronzoli di Mechanic Escape, ci si lamenterebbe molto meno della presenza di contenuti annacquati e poco affini alla natura del prodotto che ci si trova tra le mani. Il gioco di Slak Games è privo di convenevoli, dritto al punto e decisamente poco indulgente; si presenta in punta di piedi – quasi con timidezza eccessiva e un po’ di timore – e poi vi fa correre come se aveste continuamente dei tizzoni ardenti sotto ai piedi.

La grande fuga
Mechanic Escape non ha una trama, ma solo un pretesto utile a lanciarvi all’interno dei circa ottanta livelli che costituiscono i mondi  di gioco. Controllerete un televisore a tubo catodico che deve sfuggire da una sorta di campo di sterminio, dove delle spietate macchine stanno mettendo in atto un piano di persecuzione che non lascia scampo a nessuno. Senza risorse e coi propri compagni ormai sperduti e annidati nei punti più difficili da raggiungere degli stage, sarete costretti a prendere in mano la situazione per evitare l’estinzione. Superando una sequela di ostacoli sempre più insidiosi e complessi, lo scopo è quello di riuscire a mettere in salvo la propria “specie” recuperando i propri simili e arrivare infine al grosso macchinario di fine zona, che vi trasporterà in un’altra stanza. Il resto del gioco, dal breve e raffazzonato filmato di apertura in poi, è solo puro gameplay. 
Se dovessimo descrivere al meglio Mechanic Escape, non esiteremmo nemmeno per un attimo ad accostarlo all’insieme di scorribande che avete potuto ammirare in alcuni livelli presenti negli ultimi due Rayman. L’unica reale differenza, è che qui è tutto molto più difficile rispetto al titolo Ubisoft: non ci sono checkpoint, è pieno di macchinari pronti a farvi fuori in un istante e, come se non bastasse, sarete costantemente inseguiti. Il risultato è un sistema di avanzamento che non dà in alcun modo tregua e spinge l’utente a pensare in fretta e a gestire i movimenti con grande precisione e abilità. Bisogna agire spesso d’istinto, figurarsi rapidamente dove si andrà a concludere la parabola di un salto, e calcolare le distanze con un’attenzione assoluta, altrimenti bisognerà tutte le volte ricominciare da capo, senza alcuna facilitazione di sorta che possa addolcire il tentativo successivo. Trial and error, insomma, con la necessità di avere anche una buona memoria visiva, che si rivela essenziale quando i livelli diventano più lunghi e tortuosi. Ricordare anche sommariamente la sequenza degli ostacoli e tenere sempre alta la soglia dell’attenzione, è ciò che separa la grande soddisfazione provata per il superamento di un livello particolarmente ostico dall’incredibile frustrazione che prende il sopravvento all’ennesimo tentativo andato in malora. La vera difficoltà, tuttavia, si presenta quando si decide di portare a termine i brevi livelli raccogliendo tutti i piccoli televisori (che somigliano, neanche a dirlo, ai lum di Rayman) e i cinque più grossi posizionati spesso fuori portata.
Da qui non si passa
Cominciando i primi livelli di Mechanic Escape si hanno fondamentalmente due sensazioni contrastanti: la prima, è quella legata alla semplicità con la quale tutto si porta a termine in poco tempo, che può far pensare a un platform blando e poco impegnativo; la seconda, serpeggiante e capace di covare una speranza impregnata di sadismo, fa auspicare che il level design decolli fino a diventare molto complesso e articolato, al punto da diventare a tratti proibitivo. Ben presto, vi accorgerete come quest’ultima sensazione si sia trasformata in realtà, facendovi al contempo scoprire che gli sviluppatori hanno ascoltato le silenziose preghiere di tutti quegli utenti stufi di giochicchiare a platform belli da vedere ma sin troppo semplici da completare. Mechanic Escape esalta la sua difficoltà con grazia, senza scorrettezze, e con una curva della difficoltà calcolata alla perfezione. Proseguendo, ai soliti raggi laser si aggiungeranno lame rotanti, piattaforme che vanno sparendo in pochi attimi, imbuti entro cui passare senza toccare le pareti, fili elettrici in cui infilarsi in tutta velocità, spine sul tetto e sul pavimento, sostanze di dubbia provenienza che rallentano l’incedere, e tutte una serie di altri ostacoli che si intervallano a cadenza impressionante. Oltretutto, dovrete anche guardarvi le spalle da una sorta di mostro tecnologico che vi correrà dietro con l’unica ossessione di farvi fuori. Nei diversi mondi, il suddetto mostro cambierà la sua immagine, ma non tanto il suo modo di darvi la caccia. Ovviamente, con l’aumentare della difficoltà le cose diventeranno sempre più complesse da gestire, pertanto aspettatevi che l’inseguitore cominci a sparare dei fulminanti raggi laser o che aumenti la sua velocità fino farsi scoppiare una volta giunto nelle vicinanze. La fuga da questo onnipresente nemico vi renderà ancora più ansiosi e imprecisi, quindi, è facile comprendere come il mantenimento di nervi sempre saldi sia il modo migliore per riuscire ad avere la meglio senza farsi assalire dal nervosismo. Avrete degli ottimi motivi per gestirvi al meglio, contateci, perché Mechanic Escape ha un feedback dei controlli pressoché perfetto, un senso delle distanze e delle proporzioni studiato come si deve, e una fluidità magnifica, priva di balbuzie. Non aspettatevi però dei livelli di ampio respiro, perché si tratta sostanzialmente di alcune stanze in cui si deve arrivare da un punto all’altro. Aumenta certamente la lunghezza del tragitto ed è sempre efficace il modo in cui sono posizionate le trappole, ma non ci sono mai degli autentici picchi di estro creativo in grado di sbalordire.

– Difficoltà stimolante e ben calcolata

– Level design efficace e con poche incertezze

– Ottima quantità di livelli…

-… Anche se a volte, c’è un po’ di ripetitività

– Lo schema dei livelli è sempre il medesimo

8.0

Mechanic Escape fa il suo compito e lo fa anche molto bene: diverte, impegna e mette a dura prova, e non pretendete nulla in più di questo.. Slak Games ha fatto indubbiamente centro: Mechanic Escape è un platform hardcore che funziona alla grande; ha una struttura a livelli brevi ma intensi, ed è gradevole da giocare e da vedere. Per soli cinque euro, ne vale decisamente la pena.

Voto Recensione di Mechanic Escape - Recensione


8