Recensione

March of the Eagles

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a cura di Ctekcop

I grand strategy sono un genere unico, vera e propria nicchia pressochè dominata dal publisher svedese Paradox. Quest’ultimo ha lanciato nel corso degli anni diversi brand, andando ad attaccare ogni parte del mercato e periodo storico. Tutto ciò nonostante a giochi universalmente apprezzati siano stati spesso affiancati titoli non solo di spessore minore, ma addirittura spesso incompleti e rilasciati precocemente solo per far fronte a ristrettezze finanziarie. Basti pensare che solo di recente è stato istituito un piccolo team interno di quality testing per impedire che titoli del livello del pessimo Gettysburg: Armored Warfare vedano la luce in futuro.

Con March of the Eagles, sviluppato internamente, si è deciso di esplorare esclusivamente l’era napoleonica cercando di far evolvere il genere (a tratti scostandosene), nel tentativo di raggiungere un mercato più ampio. Chi da sempre ha schivato prodotti come Crusader Kings II o Europa Universalis III, poichè impaurito delle eccessive complicazioni e dal tempo necessario per padroneggiarli a dovere, può questa volta tirare un sospiro di sollievo e scoprire che in realtà il genere non è così inapprocciabile come sembra.
March of the Eagles è disponibile da pochi giorni a questa parte in digital delivery su Steam, Gamersgate, il negozio della stessa Paradox e pochi altri alla modica cifra di 20€.
Austerlitz
All’inizio del gioco si può scegliere una qualunque delle nazioni esistenti in Europa nel lontano 1805, dandoci la possibilità di riscrivere la storia. Indubbiamente chi ha già confidenza con il genere si trova subito a casa.
Per quel che riguarda la difficoltà, vi sono cinque diversi livelli che oscillano da molto facile a molto difficile e vanno incontro alle esigenze di tutti i videogiocatori. Già a normale non si scherza, con un intelligenza artificiale capace di puntare direttamente alla vittoria e di sfruttare i nostri punti deboli senza dover mandare le proprie truppe al macello. Si può pure regolare l’intensità dell’aggressività dell’IA su tre diversi parametri, rendendola più o meno intraprendente e audace. Un ulteriore livello di sfida è determinato dalla nazione scelta: superpotenze come come Francia, Inghilterra, Russia o Austria vantano vasti eserciti e grandi risorse mentre l’esperienza ludica cambia radicalmente nel caso in cui si scelga un qualche piccolo staterello.
Lo scopo del gioco è quello di imporsi come nazione leader del panorama Europeo. Per fare ciò ogni stato ha il compito preciso di raggiungere la dominazione sia navale che terrestre, entrando in possesso di definite province che variano a seconda dei casi. Nel caso nessuno riesca a raggiungere questo obiettivo si considera, allo scadere del tempo utile, chi ha il punteggio di prestigio più alto accumulato vincendo guerre e battaglie, e costringendo alla resa i propri nemici.
L’azione si svolge in tempo reale ma, oltre a poter variare a piacimento la velocità dello scorrere del tempo, si può mettere in pausa in qualunque istante per riflettere sulla situazione o impartire ordini con tutta calma.
Lipsia
Il gameplay di March of The Eagles risulta abbastanza snello, ed elimina o riduce ai minimi termini elementi come la diplomazia, la cultura, la gestione delle risorse e delle infrastrutture, dinastie, alberi tecnologici e ricerca, focalizzandosi prettamente sugli aspetti bellici. Le risorse di cui preoccuparsi sono l’oro, che si guadagna possedendo province floride, e la manodopera, ovvero il numero di uomini a disposizione nel proprio impero, fondamentali per poter arruolare nuovi battaglioni e rifornire quelli che hanno subito perdite. La diplomazia è diretta, senza fronzoli e avara di trattative. Per quel che riguarda le tecnologie l’albero è scarno ed è basato sui un sistema di punti da accumulare vincendo battaglie. Ogni idea sbloccata è in grado di portare vantaggi tangibili, ma difficilmente si riuscirà a sbloccarle tutte in una partita, caratteristica che pone grande attenzione su quelle più adatte al proprio stile di gioco e sulla 
nazione scelta, ciascuna delle quali dispone di alcuni potenti bonus sbloccabili esclusivi.
Uno in particolare il concetto da tenere bene a mente, ossia quello degli approvvigionamenti. Se non rifornite a dovere le povere truppe, queste rischiano seriamente di morire di fame. È necessario creare una sorta di catena di territori conquistati o magari prendere possesso di un porto, altrimenti addentrarsi profondamente in territorio avversario per lunghi periodi può rivelarsi deleterio o addiruttura suicida nel peggiore dei casi. Ovviamente si può sfruttare tutto ciò a proprio favore, riprononendo la strategia della terra bruciata del generale Kutuzov se si dispone di sufficiente terreno sacrificabile, permettendo agli avversari di penetrare nel proprio territorio salvo poi tagliarli fuori dalle loro linee di rifornimento ed eliminando i battaglioni nemici in un secondo momento una volta indeboliti.
Gli scontri tra eserciti si risolvono in maniera all’apparenza semplice, con delle banali animazioni tra i soldatini dei diversi imperi rappresentanti le intere pile di unità. In realtà la schermata di battaglia permette di comprendere tutte le meccaniche che vi sono dietro. Il segreto è costruire battaglioni ben amalgamati tra le diverse tipologie di unità come fanteria, fanteria leggera, guardie, cavalleria e artiglieria. Trovare il giusto bilanciamento tra stack imponenti e più ridotti dotandoli di leader, o per meglio dire condottieri, capaci di gestire il fronte e i fianchi durante la battaglia. Ovviamente non bisogna mandare allo sbaraglio le proprie truppe visto che anche i diversi tipi di terreno, come fiumi da attraversare o ripide montagne, portano con se malus che vanno oltre il semplice tiro dei dadi.
È assolutamente consigliabile dare almeno una lettura veloce a parte del gradevole manuale in formato PDF, allegato e accessibile durante il gioco per farsi un idea ben precisa di tutti gli aspetti. Anche il tutorial risulta tutto sommato efficace nel far prendere confidenza, mentre invece gli hint, per fortuna disattivabili, risultano forse un po’ fastidiosi e invadenti.
Doveroso spendere due parole anche sull’esperienza multigiocatore, forse sin troppo enfatizzata da Paradox. La durata spesso inferiore alla decina di ore rende le partite online finalmente tutto sommato godibili, eppure per un’esperienza veramente degna si è praticamente costretti a mettersi d’accordo con qualche altro amico anch’egli appassionato. Ciò perché paradossalmente l’online dà il meglio di sé in LAN, dove la questione relativa a tradimenti e diplomazia raggiunge un livello personale.
I difetti sono veniali e vedono per forza di cose un’esperienza meno profonda rispetto ai veri esponenti del genere e, nonostante le sostanziali differenze tra una nazione e l’altra, forse incapace di incentivare veramente la rigiocabilità. A livello diplomatico l’IA sembra un po’ troppo testarda, anche se forse è il sistema diplomatico della pace a risultare un filo troppo meccanico in quanto basato su un mero indicatore percentuale che varia a seconda delle vittorie delle fazioni, e rende sconsigliabili le sconfitte tattiche. 
Waterloo
Come da tradizione tipica di tutti i titoli sviluppati da Paradox Development Studio viene sfruttato il Clausewitz engine. Propone una grafica minimale e funzionale interamente 3D, ma che senza ombra di dubbio non è particolarmente piacevole o appagante. L’europa è comunque proposta in maniera tutto sommato corretta e apprezzabile.
L’interfaccia è senza dubbio molto buona, sufficientemente intuitiva anche per i novizi e senza eccessivi menu e sottomenu. Unico appunto, alcune icone forse un filo troppo piccole.
Il comparto audio è normalmente sottotono, come lecito aspettarsi, con qualche brano epico che dopo ore di gioco non fa altro che chiedere di essere sostituito da un sottofondo di propria scelta.
March of the Eagles si appoggia alla piattaforma Steam ma solo come strumento antipirateria e senza coglierne appieno potenzialità quali il cloud saving o gli achievement. Infine, prendendo atto dell’esperienza maturata con Crusader Kings II, sono supportati nativamente i mod attivabili appena prima dell’avvio.

HARDWARE

Sistema Operativo: Windows XP/Vista/7Processore: Intel® Pentium® IV 2.4 GHz o AMD 3500+Memoria: 2 GB di RAMScheda Video: NVIDIA® GeForce 8800 o ATI Radeon® X1900DirectX®: 9.0Hard-Disk: 2 GB di spazio liberoSouno :DirectX® CompatibileRichiesta attivazione via internet

– Tattica e strategia quasi esclusivamente belliche

– Prezzo giusto

– I puristi avranno da ridire

– Grafica essenziale troppo simile ad altri giochi Paradox

8.0

Il compito di March of the Eagles è senza dubbio arduo, eppure possiamo tranquillamente dire che è stato svolto pienamente. Rinfresca il genere dei grand strategy proponendo una diversione decisamente più bellica.

Una volta iniziato a giocare difetti come la grafica o l’audio spariscono, e si viene trascinati e risucchiati in un vortice di guerre capace di tenere svegli la notte. O almeno fino a quando quei maledetti francesi o inglesi non si inginocchieranno al nostro cospetto schiacciati dall’esercito più imponente di tutta l’Europa.

Voto Recensione di March of the Eagles - Recensione


8