Recensione

MLB The Show 18, la recensione di un gioco di baseball quasi perfetto

Avatar

a cura di Francesco Ursino

La bandiera, la torta di mele lasciata a raffreddarsi sul davanzale e il baseball: poche altre cose “sanno” di USA e riescono a richiamare scenari dominati da domeniche assolate o ragazzini impegnati in partite all’ultimo sangue nel campetto dietro la scuola. Proprio il gioco del baseball, in effetti, racchiude lo spirito tutto a stelle e strisce che, da sempre, attira gli appassionati di tutto il mondo. Andiamo a vedere allora come il nuovo MLB The Show 18, disponibile su PlayStation 4, riesce a rappresentare questo mondo unico e affascinante.

Il punto sulle modalità di giocoMLB The Show 18 è un titolo sportivo che ci permette di immergerci nel mondo del baseball professionistico. Sviluppato da San Diego Studio, il gioco consente perciò di prendere il controllo di una franchigia e di determinarne le sorti sul campo, ma anche di costruire il proprio percorso come singolo giocatore all’interno della lega. Volendo analizzare nel dettaglio alcune delle modalità disponibili è possibile parlare della Diamond Dynasty: per chi non fosse avvezzo ai titoli della serie, si tratta di una sorta di modalità Ultimate Team basata anch’essa sulla costruzione di una propria squadra che sarà impegnata in una serie di attività online e offline. In questo ambito spiccano le sfide che danno la possibilità di sbloccare alcune leggende come Jackie Robinson e Babe Ruth, così come la sfiziosa modalità Conquest, che come l’anno scorso consiste in una sorta di strategico a turni basato sull’obiettivo di rubare fan alle altre franchigie. La sensazione è che il numero di contenuti sia veramente elevato e includa, peraltro, elementi di contorno come divise storiche e memorabilia assortita che faranno la felicità degli appassionati. La modalità Road to the Show, invece, permette di creare il proprio alter ego (oppure di impersonare un giocatore esistente) e di seguirlo nelle varie fasi della sua carriera. Partendo come una scelta di medio livello al draft, dovremo farci strada tra le leghe minori e inseguire il sogno di arrivare nella Major League. Rispetto allo scorso anno è possibile riscontrare evidenti elementi di discontinuità: per prima cosa, il nostro avatar seguirà una crescita degli attributi legata alla tipologia di giocatore prescelta; se il vostro tipo di atleta preferito si rifà allo stile di gioco di Brooks Robinson, ad esempio, verranno privilegiate le statistiche relative alla potenza di lancio a discapito della velocità. Il tutto non si basa più, perciò, sull’accumulo di punti esperienza da spendere nella maniera più opportuna, ma bensì sul proprio comportamento sul campo. Riuscire a battere con tempismo, o a compiere le decisioni corrette nel momento in cui è necessario conquistare una base, andrà a incidere sui parametri del proprio giocatore determinandone le abilità sulla base dell’archetipo di atleta scelto a inizio della carriera. L’esperienza complessiva di gioco, anche a causa dell’eliminazione dei punti abilità, appare sicuramente fluida e veloce, anche se non è detto che tutti i giocatori gradiscano questa nuova impostazione.

Veniamo poi alla modalità Franchise, che ci ha convinto un po’ meno: l’organizzazione dei menu e delle impostazioni di gioco appare senza dubbio migliorata e più chiara, mentre la mancanza di alcune opzioni inizia a pesare. Se si guarda ad altre serie dedicate agli sport americani, come Madden e NBA 2K, appare evidente come l’impossibilità di creare una nuova squadra, o magari trasferirne una esistente, limiti un po’ l’esperienza di gioco. All’appello, inoltre, mancano due opzioni presenti nelle scorse edizioni: i giocatori di MLB The Show 18, infatti, non potranno lanciarsi nella modalità Franchise Online e – secondo noi questa mancanza è ancora più grande – organizzare la propria stagione personalizzata, magari formata da un numero di partite minore delle 162 previste nella sola regular season; le stagioni iniziate lo scorso anno, per questo motivo, non sono importabili, e tutto ciò può ulteriormente irritare chi aveva creato il suo universo di gioco personalizzato (una scelta, permetterete la digressione, che in alcuni titoli sportivi americani diventa piuttosto vitale vista la durata delle stagioni regolari).

Un ottimo swingDal punto di vista del gameplay MLB The Show 18 offre una esperienza del tutto solida e soddisfacente: possiamo dire che anche i meno avvezzi al baseball potranno trovarsi a loro agio grazie alle numerose opzioni relative al sistema di controllo, che incidono in maniera evidente sulle fasi di lancio, battuta e movimento tra le basi. Al di là di questi aspetti, è indubbio che dal punto di vista videoludico il baseball si presenta in maniera decisamente complessa, perché insieme di varie dinamiche che, in un certo senso, possono essere definite giochi a sé stanti. È nella rappresentazione di tutta questa varietà, che va dal semplice lancio al catcher alla battuta, senza dimenticare le scelte relative alle corse tra le basi, che il gioco San Diego Studio brilla con assoluta sicurezza sia nelle modalità di gioco base che nella Road to The Show. Impersonare un singolo giocatore cambia totalmente il gameplay a seconda del ruolo che si sta coprendo, in maniera se si vuole simile a quanto accade nella serie Madden, ma in maniera più organica. Riuscire ad azzeccare il giusto tempismo con cui impattare la palla, ad esempio, appare un esercizio solo apparentemente semplice, ma che nasconde al suo interno numerose sfumature grazie anche ad un modello fisico ora più vario. I movimenti della IA, allo stesso tempo, sono sembrati coerenti e precisi, e anche al livello di difficoltà più semplice riuscire a conquistare anche solo la prima base non sarà un esercizio meccanico. L’impatto delle caratteristiche fisiche dei giocatori, allo stesso tempo, incide notevolmente sulle prestazioni in campo, specie nella rappresentazione delle dinamiche difensive degli interni, ma anche durante l’azione degli esterni dopo una battuta ben eseguita. Rispetto alle edizioni passate i miglioramenti, seppur non così esponenziali, sono dunque presenti e rendono MLB The Show 18 un titolo veramente piacevole.

Oh hi Mark!Passiamo ora all’analisi tecnica e degli elementi di contorno che, in un titolo dedicato a uno sport americano, risultano sempre essenziali. A questo proposito, ammettiamo che la nostra predisposizione nei confronti di MLB The Show 18, già favorevole per via del prestigioso pedigree della serie, è aumentata ancora di più grazie ad un elemento che ci ha fatto sorridere notevolmente, ovvero l’achievment “Oh hi Mark” (chi non cogliesse la citazione è invitato a guardare l’ottimo film The Room), ottenibile dopo pochi minuti di gioco. Il “Mark” di cui si parla, almeno in questo caso, è il buon Mark De Rosa, che prende il posto di Harold Reynolds nella cabina dei commentatori assieme a Matt Vasgersian e Dan Plesac. Il commento delle partite, nel complesso, risulta abbastanza pertinente a quello che succede sul campo anche se, volendo ancora confrontare quanto succede nel mondo della palla ovale o di quella a spicchi, dobbiamo dire che la fluidità e la qualità raggiunta soprattutto da NBA 2K negli ultimi anni è ancora distante. Dobbiamo comunque sottolineare che, ovviamente, si tratta di sport diversi e con dinamiche sicuramente differenti, per cui il confronto regge fino a un certo punto. Il comparto audio, rimanendo in tema, propone inoltre elementi che possono sorprendere e affascinare noi che abitiamo dall’altra parte del mondo; in particolare, ci è piaciuta la voce che narra le vicende del nostro alter ego in Road to The Show, veramente molto “americana”, così come gli stacchi di musica che precedono l’entrata in scena delle grafiche televisive alla fine degli inning o dopo una corsa decisiva verso la casa base.Passando al comparto grafico, dobbiamo accennare al rinnovamento di alcune parti dei menu di gioco, ora più chiari e semplici, ma soprattutto al miglioramento di alcuni elementi in-game. L’aspetto dei giocatori, ma soprattutto le differenti texture utilizzate per le divise, costituiscono dettagli veramente notevoli, che restituiscono un quadro complessivo di qualità particolarmente elevata. Un ottimo lavoro è stato compiuto anche sulle animazioni, che appaiono quasi sempre ben legate tra di loro e di certo realizzate ottimamente: non a caso il gioco propone molti replay in slow motion che consentono di apprezzare proprio l’ottimo lavoro svolto in questo ambito. Anche le condizioni atmosferiche sono state rese in maniera ottimale: il calare del sole tra un inning e l’altro cambierà le condizioni di illuminazione e l’intera atmosfera dei diamanti. Per il resto, è necessario chiudere più di un occhio sugli elementi di contorno degli stadi (specie quelli delle serie inferiori), e in qualche modo anche sul pubblico, però in generale non crediamo ci si possa veramente lamentare.Cambiando argomento, appare molto apprezzato l’inserimento del Batting Stance Creator, che consente di creare la propria posizione in battuta personalizzata; una dinamica, questa, ad esempio già presente in NBA 2K, dove è possibile ideare il proprio tiro in sospensione.Concludiamo con un breve accenno alla performance del netcode, che durante le nostre prove si è comportato in maniera tutto sommato discreta.

– Gameplay solido e ragionato

– Ricco di contenuti

– Animazioni, fisica e grafica dei giocatori di alto livello

– La modalità Franchise andrebbe rinnovata ulteriormente

– Il nuovo metodo di sviluppo dei giocatori in Road to the Show potrebbe infastidire

– L’addio alla modalità Stagione è piuttosto doloroso

9.0

Un gioco particolarmente solido, con un gameplay quasi perfetto e una grafica che, almeno nei suoi elementi principali, raggiunge vette d’eccellenza: questa è una possibile sintesi delle qualità migliori di MLB The Show 18, un gioco che farà la felicità di tutti gli appassionati del baseball a stelle e strisce. Un prodotto, quello di San Diego Studio, sicuramente valido anche dal punto di vista delle modalità di gioco, che però potrebbero scontentare i più esigenti: il nuovo sistema di progressione di Road to the Show, il mancato rinnovamento della modalità Franchise e l’eliminazione delle stagioni, infatti, potrebbero infastidire. Concludendo, chi ha già giocato l’edizione dell’anno passato potrebbe considerare questa nuova iterazione come una raffinata evoluzione, più che una rivoluzione, e perciò potrebbe pensarci due volte prima di comperare il titolo a prezzo pieno; chi è nuovo della serie e vuole assaporare il fascino delle partite sul diamante, invece, dovrebbe considerare l’acquisto senza indugi.

Voto Recensione di MLB The Show 18, la recensione di un gioco di baseball quasi perfetto - Recensione


9