Anteprima

Lost Planet 3

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a cura di Pregianza

Che Capcom possa fare affidamento su un quantitativo infinito di marchi leggendari non è un segreto. La casa nipponica ha fatto la storia dei videogames, e ha un calderone di ip meritevoli di reboot o continuazioni da cui pescare senza ritegno. C’è però da dire che ultimamente le scelte commerciali e di sviluppo della software house non sono state propriamente brillantissime: l’azienda non naviga certo nell’oro, progetti affidati a team esterni non hanno fruttato quanto sperato (nonostante la loro ottima qualità in alcuni casi, vedere DMC), e certi brand leggendari presi in mano dalle squadre interne hanno deluso. 
Ora tutti i fan sperano in un’inversione di tendenza, ma il primo progetto importante in arrivo non appartiene a una serie inattaccabile, bensì a una ip che ha fatto della mediocrità il suo marchio di fabbrica: Lost Planet. Ok, si è sempre trattato di shooter passabili, con un’ambientazione pregevole e dei robottoni giganti che speziano sempre la pietanza, ma davvero nulla di memorabile è mai uscito dal pianeta perduto.
Lost Planet 3 però sembra voler reinventare la serie, donarle un comparto narrativo d’eccezione e un gameplay più variegato e divertente. L’abbiamo provato per qualche ora, completando le fasi iniziali della campagna grazie a un codice preview giunto in redazione. Ci sarà da essere ottimisti?
Con la barba si sta più caldi
Contrariamente alle aspettative, Lost Planet 3 inizia subito cercando di catturare l’attenzione del giocatore e di inserirlo a forza nelle fredde lande di EDN III. Si parte con il nuovo protagonista, Jim, già vecchio e in una situazione critica: schiacciato da un grosso masso, il nostro è bloccato in una caverna, con l’energia termica della sua tuta al minimo e poche ore prima di congelare. Con lui c’è sua nipote, che ascolta le sue ultime parole. E’ proprio con l’espediente dei flashback che si dipana la storia di Lost Planet 3, un lungo racconto del barbuto eroe, che tenta di espiare i suoi peccati raccontando alla nipote tutti i segreti nascosti in oltre 50 anni di avventure.
Conclusa la suggestiva sequenza ripercorreremo la storia di Jim Peyton fin dal suo arrivo sul glaciale pianeta come mercenario, svolgendo alcuni “lavori” per una potente azienda di nome NEVEC. La premessa funziona ed è da subito evidente come il pianeta EDN sia pieno di misteri da svelare, così come apprezzabile è la miglior caratterizzazione dei personaggi e la loro lodevole espressività nelle cutscene. Impossibile ora dire se sarà una trama capace di migliorare sensibilmente l’intera produzione, ma il passo avanti rispetto ai predecessori sembra comunque notevole.
Spara dove brillano
Nel gameplay i miglioramenti ci sono parsi meno eclatanti, ma questo non vuol dire che non ci siano stati. Alla base siamo sempre davanti a uno shooter in terza persona con meccaniche fondamentali piuttosto basilari: Jim può schivare, mettersi in cover per proteggersi da alcuni Akrid particolarmente pericolosi dalla distanza, sparare correndo senza problemi, e usare un comodo rampino. Il suddetto rampino nelle sparatorie a piedi è la meccanica più interessante, almeno all’inizio, perché permette di sfruttare posizioni sopraelevate di vantaggio contro gruppi di nemici particolarmente aggressivi o numerosi. 
Tolto quello, tuttavia, il sistema di combattimento ci è parso alquanto anonimo, incapace di distinguersi dalla massa di shooter in commercio. E’ evidente come il gioco cerchi di variare la formula, in parte imitando prodotti dalla direzione più netta come i Dead Space (la visuale più ravvicinata e alcune sezioni piuttosto claustrofobiche e oscure ne sono un chiaro esempio) e in parte introducendo nell’equazione il Rig: un poderoso robottone metallico alto qualche metro in grado di fare a pezzi qualunque Akrid minore, e utilizzato spesso in battaglie contro boss davvero troppo cresciuti o in fasi di esplorazione del pianeta e riparazione. 
Le sezioni sul rig ci sono sembrate potenzialmente piuttosto interessanti (sono in prima persona e cambiano molto il gameplay), ma abbiamo evidentemente solo scalfito la loro superficie, visto che per ora la maggior parte di queste sono risultate alquanto lineari e limitate.
La forza del gioco paiono ancora una volta essere i boss encounter, dove i mostruosi Akrid dimostrano un’aggressività notevole e tutto gira ancora attorno a una serie di evidenti punti deboli luminosi da colpire con precisione. In particolare ci siamo stupiti di quanto ostica fosse la difficoltà massima, nella quale Jim muore molto più rapidamente, e combattere contro le orde di bestie aliene risulta alle volte quasi frustrante.
Neve, ghiaccio e fuoco
Graficamente Lost Planet 3 ci ha fatto un’ottima impressione, vantando modelli tridimensionali molto dettagliati, animazioni curate e più di un paesaggio realmente suggestivo. EDN è un luogo freddo e inospitale, ma nasconde sezioni ghiacciate di rara bellezza, e sembra inoltre più esteso ed esplorabile del solito, per via della protezione offerta dal rig. Gli unici singhiozzi tecnici riguardano il frame rate, che si è rivelato nettamente più ballerino di quanto avremmo desiderato, con scatti evidenti durante certe battaglie concitate nella versione Xbox360. Si trattava comunque di un codice preview, ed è ancora presto per dare giudizi lapidari a riguardo.
Abbiamo apprezzato la presenza di sistemi di potenziamento delle armi e del rig, che sembrano divenire gradualmente sempre più complessi con l’avanzare del gioco. 

– EDN III offre a tratti viste mozzafiato

– Gameplay solido con qualche idea ricca di potenziale

– Boss fight sempre piuttosto impegnative e spettacolari

Lost Planet 3 non ci ha fatto sbavare, ma è sembrato comunque uno shooter piuttosto solido, con del potenziale ancora da scoprire. Di certo sono stati fatti grossi passi avanti nella narrativa, e l’uso intelligente del rig potrebbe variare il solito gameplay run and gun quel tanto che basta a rendere la campagna un’esperienza unica. I ragazzi di Capcom avranno usato al meglio le qualità della serie questa volta? Noi ci speriamo.