Recensione

Lost Planet 2

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a cura di Sidmarko

Nonostante il discreto successo ottenuto da Lost Planet, Capcom ha pensato di sviluppare un seguito caratterizzato da una struttura di gioco rivista ma, soprattutto, concettualmente differente rispetto al primo capitolo. Andiamo a scoprire insieme il perché di questa particolare scelta.

È tempo di soleL’avventura di Lost Planet 2 viene narrata dieci anni dopo le peripezie di Wayne Holden, il protagonista del primo Lost Planet. Diversamente da allora, però, il pianeta EDN III non è più un deserto di ghiaccio, ma una terra verde e ricca di vegetazione, diventata tale grazie ad un processo di mutamento climatico iniziato proprio dal protagonista del primo capitolo. Ora la popolazione umana si è divisa in varie bande che bramano per il predominio dell’EN-T, l’energia termica alla base del sostentamento del pianeta. Questo porterà i quattro diversi personaggi, che si passano il testimone del protagonista durante l’arco dell’avventura, a visitare luoghi desertici, jungle, spiagge ma anche infrastrutture costruite dall’uomo. Il plot narrativo imbastito dagli sviluppatori è piuttosto semplicistico e privo di pathos, ma la grande maestria con cui sono state realizzate e inserite le cut scene, dotate di una massiccia dose di spettacolarità ed esagerazione tipica dei lidi orientali, riesce a dissimulare le lacune di un costrutto narrativo non proprio entusiasmante e frammentario a causa di un tipo di gameplay che, come vedremo, mal si sposa con un titolo story driven.

Lost “Cooperativa” PlanetPad alla mano, chi ha amato alla follia il primo Lost Planet e, allo stesso modo, chi non lo ha in nessun modo apprezzato, si accorgerà subito di come le linee guida della struttura ludica del sequel siano mutate rispetto al predecessore. A colpire immediatamente è la frammentarietà dei livelli, che rappresenta l’elemento più evidente della nuova filosofia Capcom, ovvero la volontà di inseguire a tutti i costi un’esperienza orientata principalmente al multiplayer. Non a caso, prima di iniziare ogni singolo capitolo che compone la campagna principale, si può scegliere se avere al proprio fianco dei compagni di ventura, fino ad un massimo di tre, che possono essere controllati da giocatori in carne ed ossa, tramite una rete (locale o internet), oppure più semplicemente dall’Intelligenza Artificiale. Ovviamente la prima scelta si rivelerà quella maggiormente divertente e appagante, ma anche i compagni gestiti dalla CPU, sebbene non particolarmente svegli, si sono rivelati un discreto surrogato al compagno umano, qualora si voglia procedere ai livelli senza attendere per forza l’arrivo degli amici. Questa scelta porta ad una cooperazione forzata, in quanto il livello di difficoltà è indipendente dal numero di giocatori coinvolti nella sfida. Tornando al discorso iniziale, la marcata divisione dei livelli in “settori”, mantiene però inalterata la funzione di due elementi molto importanti nel primo capitolo: l’attivazione delle famigerate torrette e l’accumulo dell’EN-T. L’accensione di queste colonnine comporta parecchi benefici a partita in corso. In primis, vengono caricate sia la barra dell’energia vitale, che quella di battaglia (il cui azzeramento porta inevitabilmente al gameover), viene mostrata l’intera planimetria del livello, con tanto di indicazione delle altre torrette e dei nemici, e infine fungono da punti di partenza per il respawn. Tutto gira intorno a queste torrette, e non solo metaforicamente: dall’inizio alla fine del gioco, sebbene non manchino espedienti utili a rendere le situazioni di gioco variegate, il processo di attivazione di queste torrette rimarrà un elemento imprescindibile. In modo diverso, ma comunque importante, sarà la costante ricarica dell’EN-T, una sorta di energia termica sotto forma di fluido arancione rilasciato da Akrid e nemici alla loro morte. La sua funzione è molteplice, oltre a rappresentare la vitalità, può essere utilizzata per curare i compagni, riparare i mech o utilizzarla come “munizioni” per alcune armi. Oltre alla modalità cooperativa presente nella campagna, Lost Planet 2 offre un pacchetto multiplayer molto completo con modalità di allenamento e competitive. Inoltre è possibile personalizzare il proprio alter ego, solo durante il gioco online, cambiandone il vestiario, aggiungendo abilità o equipaggiamento, tutti sbloccabili tramite l’accumulo di esperienza e scatole.

Quell’Akrid grosso è mio!Se la struttura di gioco è concettualmente differente, lo stesso non si può dire per il sistema di combattimento, che rimane fondamentalmente invariato rispetto al passato. Lost Planet 2, infatti, si presenta come uno sparatutto in terza persona che non cerca di essere un “Gears od War dagli occhi a mandorla”, ma vuole mantenere una propria identità, con i pro e i contro che ne derivano. Se la formula diverte e non presenta gravi lacune, la macchinosità dei controlli e la lentezza del personaggio potrebbero però scoraggiare molti giocatori abituati a titoli dal ritmo molto più frenetico ed incalzante. Ma dopo un’attenta analisi dei comandi e un po’ di pratica, il tutto diventerà molto più gestibile ed appagante, a sottolineare una formula solida e personale. La mancanza delle coperture, ormai uno standard per il genere, sarebbe stata un’aggiunta interessante, ma forse poco in linea con le situazioni di gioco proposte da Lost Planet 2. Il cuore pulsante delle battaglie non è infatti solo il semplice “spara-spara” contro dei piccoli e semplici nemici umani (o anche piccoli Akrid), ma è rappresentato dagli epici combattimenti contro le boss fight, ovvero i mastodontici Akrid di categoria G. La spettacolarità con la quale il giocatore dovrà smembrare pezzo per pezzo questi insettiformi giganti, rappresenta il fiore all’occhiello dell’intera produzione. A dare una mano nell’ardua impresa saranno ancora una volta i VS, dei mech dotati di un armamentario molto potente che l’alter ego potrà guidare e sfruttare a sua discrezione, oltre ad un armamentario ricco che comprende anche alcune novità come lo scudo.

Akrid a 60 fpsIl motore grafico che dà vita ai poligoni di Lost Planet 2 è la versione 2.0 dell’ MT Framework, l’engine proprietario Capcom utilizzato per tutti i titoli sviluppati dalla casa nipponica in questa ultima generazione, Lost Planet compreso. La resa grafica degli ambienti e dei modelli poligonali risulta ottima, peccato per alcuni effetti particellari non eccezionali ed alcune texture decisamente sottotono. Il motore fisico riesce a fare un ottimo lavoro, regalando verosimiglianza nell’impatto fra le strutture ed i giganteschi Akrid, il tutto a beneficio dello spettacolo visivo. Una nota di merito va all’ottimizzazione della conversione, soprattutto considerando il pessimo porting che era stato fatto con il precedente capitolo. Sulla nostra macchina da gioco (Quad Core Intel QX6800@2.93Ghz, 4 GB di Ram e Nvidia GTX295) il titolo si è dimostrato sempre molto fluido, senza arrancare nemmeno nelle azioni più concitate. Per quanto concerne il comparto audio, la campionatura degli effetti è buona ed il doppiaggio in lingua inglese risulta più che sufficiente, senza toccare mai vette stellari. Ricordiamo che nella versione PC sarà possibile cimentarsi nella caccia all’Akrid anche indossando gli occhialini 3D, vista la piena compatibilità del titolo con il sistema stereoscopico Nvidia 3D Vision.

HARDWARE

Requisiti Minimi– Windows XP– Intel Core 2 Duo/AMD Athlon X2 o superiori– 1 GB di Ram o superiori– 13 GB di spazio libero su disco rigido– lettore che supporti il formato DVD9– NVidia GeForce serie 7800/ATI Radeon serie HD 2400 Pro o superiori (Shader 3.0 richiesto e almeno 256 MB di VRAM sulla scheda)– mouse e tastiera

Requisiti Consigliati– Windows Vista/7– Intel Core 2 Quad/AMD Phenom X4 o superiori– 2 GB di Ram o superiori– 13 GB di spazio libero su disco rigido– lettore che supporti il formato DVD9– NVidia GeForce serie 9800/ATI Radeon serie HD 4800 o superiori (con 512 MB di VRAM su scheda)– controller Xbox 360 per Windows

– Divertente in cooperativa

– Boss fight esagerati

– Tecnicamente buono

– Ottima conversione

– Modalità cooperativa “obbligata”

– Narrazione inconsistente

– Nulla di nuovo rispetto alla versione console

8.0

Il cambio di rotta degli sviluppatori Capcom c’è, e si sente. Lost Planet 2 snatura il concetto del suo appeal, proponendo un’esperienza più adatta agli amanti del multiplayer che ai videogiocatori solitari. Una scelta che ha portato inevitabilmente ad una trama molto più leggera e frammentaria che in passato e ad una modalità cooperativa “obbligata”, se si vuole godere pienamente dell’esperienza di gioco offerta. Il ritmo di gioco lento e la macchinosità dei controlli non inficiano l’esperienza, ma potrebbero scontentare giocatori abituati ad altri tipi di sparatutto. Comunque dopo qualche ora di pratica, il sistema di gioco riesce a diventare godibile e appagante, soprattutto quando ci si troverà ad affrontare le mastodontiche boss fight. La conversione è encomiabile, ma nonostante i cinque mesi di ritardo, non è stato aggiunto nulla di nuovo rispetto alla versione console.

Voto Recensione di Lost Planet 2 - Recensione


8