Recensione

Legend of Heroes Trails of Cold Steel

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel
  • Sviluppatore: Nihon Falcom
  • Produttore: Xseed
  • Piattaforme: PS4 , PS3 , PSVITA
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 29 gennaio 2016 - 2 agosto 2017 PC - 29 marzo 2019 PS4

Quasi a sorpresa, con tempi di adattamento comunque lunghi ma inferiori rispetto alla media per la traduzione dei giochi di ruolo giapponesi per l’occidente, ecco giungere, per PS3 e PlaystationVita (versione testata), The Legend of Heroes Trails of Cold Steel, primo capitolo di quella che, in patria, sta per diventare una trilogia, visto che il terzo capitolo è stato annunciato poco prima delle festività natalizie.Originariamente uscito nel 2013, ambientato nello stesso mondo del Trails in the Sky visto su PSP anni fa, ma caratterizzato da una storyline e da personaggi totalmente inediti, questo JRPG porta sulle spalle una grossa responsabilità, visto che Falcom e NIS America si prenderanno la briga di tradurre per l’occidente anche gli altri due capitoli solo in caso di una buona ricezione di questa prima parte delle avventure della Classe VII.Vediamo allora se vale la pena di imbarcarsi per il lungo viaggio nel cuore dell’Impero di Erebonia.

Noblesse obligeL’Accademia Militare di Thors rappresenta il cuore pulsante del sistema educativo dell’impero di Erebonia, una delle superpotenze che compongono l’affresco politico e militare del continente di Zemuria, già teatro delle vicende di altri giochi di ruolo made in Falcom, e, come tale, esservi ammessi rappresenta un onore per gli studenti, tenuti a sostenere dei minuziosi test per concorrere ad un posto.In un mondo che ricalca quello dell’Europa centrale dei primi anni del ventesimo secolo, la distinzione tra nobiltà e gente comune è alla base del sistema sociale, e ciò non può che riflettersi sulla divisione degli alunni all’interno dell’accademia, con corsi e dormitori separati a seconda del rango di provenienza…con una eccezione.Il nutrito cast di protagonisti, infatti, viene selezionato per comporre la cosiddetta Classe VII, la prima, nella gloriosa storia di Thors, a mescolare individui di estrazione sociale assai differente, raggruppandoli piuttosto per le loro innate capacità nell’arte del combattimento: oltre a dotarli di equipaggiamento molto avanzato (sebbene ancora in fase sperimentale), i vertici dell’Accademia ne favoriscono la socializzazione, dedicando loro lezioni speciali e un edificio dedicato, cosicché l’esperimento abbia valenza sociale oltre che militare.Il giocatore sarà chiamato a vestire i panni di Rean Schwarzer, un mister nessuno che, senza preavviso, viene insignito dei gradi di leader del gruppo, con la responsabilità di condurlo in battaglia ma anche di sedare i dissapori interni tra gente comune e nobili, che inevitabilmente affioreranno già dal prologo.Se, sulle prime, l’impianto narrativo sembra prendere in prestito non pochi elementi da titoli quali i due Valkyria Chronicles e Final Fantasy Type 0, dall’atmosfera dell’accademia alla formazione di un gruppo elite di giovani superdotati, l’intreccio prende presto tutta un’altra direzione, caricandosi sulle spalle l’onere di presentare al giocatore un lore ricchissimo, che fungerà da base per l’intera trilogia, che, ovviamente, speriamo di vedere tradotta per l’occidente.In quest’ottica, sono sopportabili certe lungaggini a livello dialogico e la sovrabbondanza di personaggi non giocabili, che altrimenti distoglierebbero dalla trama principale e dalla caratterizzazione del manipolo di inconsapevoli eroi attorno ai quali si dipaneranno le vicende.Parimenti, un finale aperto, che non risolve tutti i fili narrativi, era da mettere in conto, sebbene non vada ad intaccare la godibilità del titolo, perfettamente fruibile anche da quanti non abbiano mai messo le mani su un titolo della software house nipponica, a patto di possedere una buona conoscenza della lingua inglese.

Sistemi complessiIl gameplay di Legend of Heroes Trails of Cold Steel è assai stratificato, e, pur non contando su alcun elemento che si possa dire innovativo, rappresenta una summa del meglio visto in trent’anni di giochi di ruolo giapponesi, sovrapponendo una serie di dinamiche di gioco in maniera efficace.Rigorosamente a turni, il sistema di combattimento presenta numerose feature interessanti, dalla presenza di un sistema di Quarzi che ricorda molto il Materia System che contribuì al successo di un certo Final Fantasy VII, alla possibilità di sviluppare l’intesa con gli altri membri del party, beneficiando così di attacchi supplementari.Ognuno dei personaggi giocabili è dotato di un device tecnologico all’interno del quale si possono incastonare gemme di diverso colore, associate ai diversi elementi, che portano in dote abilità uniche, come magie offensive, di cura, di supporto e bonus passivi.A queste, si affiancano le Crafts, abilità innate che i personaggi guadagnano salendo di livello, con un duplice sistema di punti a cui attingere: le Arts, guadagnate via Quarzi, consumano punti magici, ricaricabili tramite l’utilizzo di oggetti o di apposite stazioni di ricarica, mentre i CP necessari per effettuare le Crafts si ricaricano infliggendo danni ai nemici sul campo di battaglia.A tutto questo si aggiungono le potentissime S-Break, tecniche finali che infliggono danni devastanti ma prosciugano la barra dei CP, una interessante gestione degli spazi, per cui determinati nemici potrebbero non essere raggiungibili ed altri, invece, potrebbero essere coinvolti in attacchi ad area, e, come anticipato, la possibilità di godere dell’apporto dei compagni con i quali si è maggiormente intensificato il legame spirituale.Esattamente come per gli ultimi due capitoli della saga di Persona, infatti, le giornate sono suddivise in segmenti di tempo spendibili in molte maniere differenti, tra cui anche, tra una lezione e l’altra, quella di condividere qualche ora di svago con uno dei membri del party, così da rafforzare l’intesa: soprattutto durante gli scontri contro i boss, i danni extra garantiti da questa feature risulteranno di fondamentale importanza, a patto che scegliate già dall’inizio di giocare al livello Difficile, visto la scarso spessore dei nemici al livello di difficoltà preimpostato.Pur scadendo in alcuni dei problemi tipici di molti JRPG dell’ultimo decennio (da quest secondarie poco ispirate a dialoghi inutilmente prolissi), e nonostante impieghi una manciata di ore prima di carburare davvero, il gameplay dell’ultima fatica Falcom si dimostra incredibilmente solido, sicuramente tra i meglio concepiti tra quelli fin qui visti su Playstation Vita all’interno del genere di riferimento.Il discorso, ovviamente, è diverso per PS3, dove capolavori come Ni No Kuni rimangono distanti anni luce, ma, tra le mille attività secondarie (pesca, cucina e chi più ne ha, più ne metta), l’estrema personalizzazione del party e un sistema di progressione dei personaggi molto ben congegnato, nessuna dell’ottantina di ore necessarie a vedere tutto ciò che il gioco ha da offrire risulta mai noiosa o pedestre.

Molto (troppo) 2013Come spesso accade in ambito ruolistico, soprattutto su console portatile, l’aspetto tecnico è quello che convince meno: i quasi tre anni intercorsi dall’uscita originaria si sentono tutti, anche perché, già al tempo della prima pubblicazione, non è che il gioco facesse della presentazione grafica uno dei suoi punti di forza.E così, dopo un incoraggiante filmato introduttivo in stile anime, il giocatore viene sottoposto a dungeon uguali tra loro, spesso decisamente spogli, ad una conta poligonale appena sufficiente e ad un comparto animazioni piuttosto legnoso, solo in parte addolciti da un character e world design di buon livello, perfettamente in linea con la gloriosa tradizione Falcom.I difetti sopraelencati, comunque, si noteranno meno sul brillante schermo di PSVita, risultando maggiormente evidenti su PS3, su televisori dalla diagonale generosa: come molti altri titoli provenienti dal Giappone che l’hanno preceduto, The Legend of Heroes Trails of Cold Steel riesce ad andare oltre il mero impatto grafico, appoggiandosi ad una colonna sonora molto ben realizzata, ad un doppiaggio diffuso e generalmente di ottima qualità e ad una storia che saprà catturare gli amanti del genere.

– Combat system rodato e flessibile

– Una miriade di buoni personaggi

– Longevità alle stelle

– Cross save con PS3…

– Bruttino da vedere

– Decisamente lento a carburare

– …ma niente cross buy

8.0

Senza reinventare la ruota, e appoggiandosi anzi a molti dei sistemi proposti da alcuni dei migliori congeneri, The Legend of Heroes Trails of Cold Steel riesce comunque a divertire ed appassionare per almeno una sessantina di ore, piazzandosi, senza troppa fatica, alle spalle di Persona 4 The Golden sul podio dei migliori JRPG disponibili per PsVita, alla pari con Tales of Hearts R di Namco.

Cionondimeno, non è un titolo adatto a tutti senza eccezione: richiede del tempo per carburare a pieno, non riesce a colpire l’occhio con soluzioni grafiche brillanti e, come tutti i primi capitoli delle trilogie, propone un finale con qualche filo narrativo in sospeso.

Consigliato a tutti gli appassionati di giochi di ruolo provenienti dal paese del Sol Levante.

Voto Recensione di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel - Recensione


8