Anteprima

Last Day of June

Avatar

a cura di Matteo Bussani

La musica è un’arte capace di trasmettere empaticamente le emozioni di una persona nel cuore di un’altra. Al di là dei gusti e dei generi, ci sono sicuramente alcune sequenze di note in grado di entrare in risonanza con la propria intimità. Prendete il giusto pezzo, fatelo suonare nella stanza e immaginatevi di plasmare su di esso un’opera scritta nelle forme strutturali del videogioco. Sulle note delle composizioni di Steven Wilson è andata così a prendere forma l’idea di Massimo Guarini, fondatore di Ovosonico, team italiano noto per Murasaki Baby, di creare un titolo fortemente story-driven che proponesse un gameplay disegnato per inserirsi attivamente nei bivi narrativi della storia che voleva raccontare. 

Due personaggi in particolare hanno preso vita, si chiamano Carl e June, sono accomunati da un amore sincero, ma purtroppo anche da un tragico incidente che li porterà a separarsi per sempre: lui solo e paraplegico, lei soltanto nei ricordi di lui. Un’avventura raccontata sempre da un impatto grafico delicato e malinconico, dai toni caldi nella rievocazione delle gioie delle intimità, e da quelli tremendamente freddi e scuri nella tragedia di una solitudine non cercata. La loro caratterizzazione è forte, si sviluppa tramite i gesti di una coppia innamorata sia nella vicinanza, sia una volta separati: una risatina di fronte a una vecchia foto, un sussulto per un regalo inaspettato o un gesto di stizza di fronte a una realtà che ha perso sapore. Nasce così Last Day of June.

La vita è fatta di immagini, di ricordi che non riescono a rimanere nitidi nella memoria, ma che incessantemente cerchiamo di rievocare per poter continuare a proiettarci nel presente. In particolare questo atteggiamento diventa ossessione quando il presente non è quello che avremmo sperato per noi, e in cuor nostro sappiamo che c’è qualcosa nel passato che avremmo potuto cambiare, e che avrebbe potuto portarci lontani da qui. Immagini, memorie, ricordi, si susseguono uno dopo l’altro, mentre la nostra testa vaga in preda ai sussulti del cuore. 

Una storia che prende spunto dai quadri di June, che rimasti immacolati nella sala da lavoro dopo la sua morte, diventano la scintilla della fiamma divampante dell’amore mai sopito di Carl, che a quel punto si chiederà, cosa avrei potuto fare per salvare colei che amo? Un declinarsi di possibilità e scelte che renderanno Last Day of June meno banale e lineare del previsto, ma sul cui svolgimento purtroppo non sappiamo, nè vorremmo, dirvi di più.Una storia delicatamente struggente, che volteggia tra i pixel dello schermo, sempre filtrata dalla resa visiva dello shader, chiamato giocosamente “smarmella”, che in maniera piatta colora tutte le piccole scaglie delle superfici dei personaggi, privi di occhi e figli di un character design originalissimo, sproporzionato in eccesso nel rapporto fra testa e corpo. Un effetto che non può che propagarsi anche al mondo che circonda i personaggi, anch’esso vittima della stessa caratterizzazione emotiva. 

Non neghiamo che sono bastati veramente i 15 minuti della dimostrazione per immergerci completamente nel titolo, da cui non volevamo più staccarci nonostante il tempo scaduto. Un’arcobaleno di musiche, immagini e suoni in grado di portarci a vivere una montagna russa di emozioni davvero inaspettata.

– Art design deliziosamente malinconica

– Musiche emotivamente travolgenti

– Inaspettata portata empatica

I ragazzi di Ovosonico, sostenuti dal publisher italiano 505 Games, hanno letteralmente acceso la radio sui pezzi di Steven Wilson e hanno riscritto le loro emozioni nel codice di Last Day of June, di cui ci hanno offerto in anteprima i primi 15 minuti del gioco. L’impatto è stato immediato e la portata empatica del titolo si è rivelata totalmente, ma piacevolmente, inaspettata. Insomma, la storia di Carl e June, per quello che abbiamo visto, è esplosa delicatamente attraverso il vetro dello schermo, lasciandoci con l’unica voglia di scoprire cos’abbia risposto Carl alla domanda: “Cosa avrei potuto fare per salvare colei che amo?”