La storia di Spyro, parte II

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Dopo la trilogia originale, per Spyro cominciò un declino che non conobbe fine, fatto di cambi di sviluppatore e giochi perlopiù mediocri. In questa puntata, voglio raccontarvi la storia di Spyro sulle home console di sesta e settima generazione, lasciando da parte gli episodi usciti su console portatili, di cui mi occuperò nel prossimo, conclusivo articolo: questa divisione è dovuta al fatto che i capitoli usciti su Game Boy Advance e Nintendo DS hanno avuto, nel bene e nel male, un percorso completamente diverso rispetto a quello visto su Playstation 2, Gamecube e Xbox.
Alla ricerca di una nuova identità
Universal, nei primi anni 2000, aveva deciso, per motivi diversi, di affidare le licenze di Spyro e Crash a nuovi sviluppatori, che fossero in grado di prendere le redini delle due redditizie serie. Universal voleva giocare sicuro: non voleva titoli che cambiassero la formula a cui i giovani si erano affezionati, piuttosto desiderava una perpetuazione senza grandi sorprese delle due serie. Per di più, lo voleva in tempi rapidi: il periodo natalizio era un’occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire. Se, però, con Crash la Universal decise di affidarsi alle sapienti mani di Traveller’s Tales, con Spyro la scelta ricadde su due piccoli team praticamente sconosciuti: Check Six Games e Equinoxe Digital Entertainement. Se i nomi non vi dicono niente, è giusto così: entrambi gli studi hanno ormai chiuso i battenti da tempo, poco dopo l’uscita del famigerato Spyro: Enter the Dragonfly. Con una scadenza quasi impossibile da rispettare per dei team novizi, i difetti che minarono il titolo sono sulla carta comprensibili: bug, glitch, frame rate completamente instabile sono solo la punta dell’iceberg di un titolo che, da solo, avrebbe potuto sotterrare definitivamente la serie. A causa della scadenza, peraltro, il gioco fu completamente tagliato nei contenuti: degli oltre venticinque livelli previsti ne arrivarono solo nove, tutti raccolti in un solo hub; anche la trama venne tagliata, con personaggi nominati che non compaiono mai e con comprimari che spariscono subito dopo la prima cutscene. La formula del gioco, peraltro, veniva completamente ripresa dai primi tre episodi, senza aggiungere alcunché; anzi, era perso in gran parte il carisma che Insomniac era riuscita a dare alla sua trilogia.
Nonostante il disastro di Enter the Dragonfly, Universal (adesso Vivendi Universal Games) non aveva alcuna intenzione di abbandonare la sua licenza. Due anni dopo, nel 2004, arrivò così negli scaffali Spyro: A Hero’s Tail, nuovo titolo sviluppato da Eurocom. Il nuovo team di sviluppo tentò di correggere il tiro, introducendo diverse novità all’interno della serie: non vi era più traccia di un hub e dei corrispettivi portali, scomparsi in favore di macro-livelli connessi tra loro vicini ad una struttura open-world. Le gemme, una volta fondamentali da collezionare, diventarono solo la valuta del gioco, da usare per comprare strumenti e altro. Vi fu anche l’introduzione di nuovi personaggi giocabili, come Blink la talpa, e il ritorno di vecchi, come Sparx, Hunter ed il Sergente Bird. Al netto di alcuni difetti, come la grande quantità di backtracking necessaria per completare la storia, Spyro: A Hero’s Tail era un gioco discreto, che rappresenta forse l’unico titolo davvero divertente da giocare tra quelli usciti su home console dopo l’era Insomniac. Sia chiaro, non siamo assolutamente al livello della trilogia originale, che rimarrà sempre lontana in termini qualitativi.
Ricominciare da capo: The Legend of Spyro 
Dopo il tiepido riscontro di critica e pubblico per Spyro: A Hero’s Tail, Vivendi Games decise che era giunto il momento di rimescolare le carte in tavola. Inizialmente annunciato come prequel della serie originale, The Legend of Spyro: A New Beginning divenne invece un vero e proprio reboot della serie. Nuove origini per il drago viola, nuovo design per tutto il cast, ma soprattutto nuovo gioco: il titolo abbandonava quasi del tutto il genere platform, diventando un action vero e proprio dove sconfiggere orde di nemici divenne la missione principale del draghetto viola. L’idea di rendere Spyro un action era pensata male e realizzata peggio, a causa di una costante e insopportabile ripetitività di fondo, unita all’estrema semplicità del gameplay e alla scarsa personalità di nemici e ambientazioni. I livelli, peraltro, divennero completamente lineari, facendo rimpiangere quelli esplorabili e ricolmi di segreti dello Spyro originale. Questi difetti si trasmisero direttamente anche al secondo titolo della serie, The Legend of Spyro: The Eternal Night, che riprendeva in tutto e per tutto la struttura del primo episodio. Le cose cambiarono leggermente con il terzo capitolo, grazie all’introduzione di alcune feature interessanti, almeno sulla carta: la possibilità di volare a piacimento, l’introduzione di una modalità cooperativa e la presenza di livelli più ampi ed esplorabili. Ciò nonostante, anche The Legend of Spyro: Dawn of the Dragon non riuscì a risollevare le sorti di una trilogia povera di idee e scarsa nella realizzazione. Ad essere onesti, però, The Legend of Spyro ebbe un lato positivo: la storia raccontata dai tre episodi era appassionante, matura, grazie anche alle voci di talenti come Elijah Wood, Gary Oldman e David Spade. Purtroppo, la qualità narrativa della trilogia venne sotterrata dalla mediocrità dei giochi: The Legend of Spyro segnò così la fine della serie di Spyro, ed anche il film ispirato alla serie, provvisoriamente intitolato The Legend of Spyro 3D, venne cancellato.
Qualcuno potrebbe obiettare che c’è sempre Skylanders: ma nonostante il primo capitolo porti il nome di Spyro nel sottotitolo, il franchise di Skylanders è completamente scollegato, sotto ogni punto di vista, dalla serie originale (e non vogliamo davvero ricordarci quel terribile re-design di Spyro, vero?). Perciò, in attesa dell’ormai imminente ritorno del draghetto (troppi gli indizi per considerarli fasulli), voglio considerare questa la fine delle sue avventure su home console.

Dopo l’abbandono del suo creatore, Spyro conobbe un destino ben peggiore di quello riservato al cugino Crash Bandicoot. Dopo il disastro di Enter the Dragonfly, il draghetto viola non riuscì più a trovare un riscatto: A Hero’s Tail fu un titolo solamente discreto, mentre The Legend of Spyro fallì nel voler portare Spyro in una direzione completamente nuova. Adesso non possiamo che attendere un ritorno in grande forma con la tanto rumoreggiata remastered della prima trilogia. Prima però, abbiamo ancora altri giochi di cui parlare: ma per questo vi do appuntamento al prossimo episodio.