Kingsglaive: Final Fantasy XV

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a cura di Gottlieb

Hajime Tabata aveva un sogno, è indubbio: quello di creare un universo tanto grande e tanto dettagliato da riuscire a renderlo transmediale. È lo stesso che Square-Enix aveva avuto con la Fabula Nova Crystallis, salvo poi ritrovarsi con solo polvere tra le mani. Un obiettivo che con la Compilation di Final Fantasy VII era stato quasi raggiunto, salvo, anche lì, ritrovarsi con dei prodotti non di altissimo livello, ma comunque godibili per il fan service. Stavolta, però, sembra che la software house di Shinjuku abbia trovato l’uomo adatto alle proprie mire espansionistiche e vedere arrivare al cinema (da noi in digitale) Kingsglaive: Final Fantasy XV è sicuramente un modo per sorridere dinanzi al grande ecosistema che Tabata ha messo in piedi.

L’arché di NojimaLa sceneggiatura scritta da Takashi Hasegawa, screenwriter di discreta esperienza nel cinema giapponese, sembra voler ripercorrere pedissequamente uno dei capisaldi di Kazushige Nojima, autore dello scenario di Final Fantasy XV: nella lotta tra Niflheim e Lucis, infatti, è impossibile non rivedere Bevelle e Zanarkand, le due città che diedero vita all’annoso scontro che coinvolse Spira in Final Fantasy X, una guerra che vedeva da un lato una città votata alla potenza delle macchine e dell’esercito, e dall’altro una città più indirizzata verso l’evocazione, la magia, la spiritualità. Avviene lo stesso a Eos, il pianeta sul quale si sviluppa la vicenda dei “Nostri”, che ritroviamo in veste giovanile, a partire da Regis fino a Noctis e Lunafreya, la principessa di Tenebrae. Nella scena iniziale, staccata temporalmente dal resto della narrazione, così come avviene nel capitolo zero di Final Fantasy XV, ci vengono fornite le basi di quello che sarà il file rouge della narrazione, ossia il conflitto tra le due città e le due realtà che spingeranno poi agli avvenimenti che danno il via al videogioco. Non ci addentriamo in spoiler né in dettagli della trama, ma ci teniamo a specificare che l’intero costrutto narrativo ci è sembrato decisamente solido, al netto di qualche buco di sceneggiatura che però non risulta essere fondamentale o che non va a inficiare l’intera trama. Diviso equamente in due sezioni, con la prima molto più didascalica e descrittiva sulla situazione politica dell’universo creato da Tabata, Kingsglaive riesce a dosare bene le informazioni da servire, cedendo il passo, dopo la prima ora, a un conflitto ben più grave e solenne, che vede gli angoni, i rappresentanti della guardia del re, scendere in campo per risolvere l’annosa lotta tra due città e due fazioni. Definire il film come un prodotto di accompagnamento sembra quasi un azzardo, perché la produzione cinematografica offerta da Square-Enix, in collaborazione con Sony Pictures, è di pregevole fattura e riesce a fornire una base narrativa ben più solida di quanto ci saremmo potuti attendere. Inoltre guardare il film ci permette anche di rivalutare alcuni aspetti rimasti irrisolti nelle prime ore di gioco di Final Fantasy XV, che abbiamo analizzato nella nostra lunga anteprima: questo rende Kingsglaive un prodotto quasi indispensabile per avere una panoramica totale sul mondo di Noctis, ma va da sé che non sarà requisito fondamentale e necessario per apprezzare quello che sarà il videogioco. Semplicemente vi consigliamo di scegliere la strada che fa tappa al prequel, per poter anche maggiormente apprezzare un personaggio come Regis.

Gli angoni del ReL’intera infrastruttura non passa però soltanto dal re. Il film ci permette di fare la conoscenza di molti personaggi altrettanto caratterizzati, tra tutti Nyx, uno dei Kingsglaive divenuto guardia del corpo della principessa Lunafreya. Le sue vicende ci porteranno presto a raffrontarci con una realtà ben più complessa nell’annoso conflitto tra Lucis e Niflheim, che dallo scontro freddo passeranno a quello armato. Nyx è anche la colonna posta al centro delle numerose scene d’azione che rendono l’intera pellicola un prodotto degno del nome che porta, perché dopo l’audace scontro tra Cloud e Sephiroth a chiusura di Advent Children, era necessario, da parte di Square-Enix, dimostrare il passo in avanti compiuto sia per la tecnologia utilizzata, sia per l’ispirazione in fase di realizzazione delle scene. Le animazioni in GC sono davvero ben realizzate, così come lo sono, d’altronde, all’interno del videogioco: se c’è un punto in cui però pecca Kingsglaive è nella scelta registica, perché non è raro assistere a delle scene troppo confuse, votate sì alla spettacolarizzazione del momento, ma schiave di una confusione per gli eccessivi elementi a schermo. Ciò non toglie la possibilità di apprezzare comunque le scelte compiute, che passano soprattutto dal voler puntare i riflettori sulla proiezione tattica, un elemento che ritroviamo anche nel gameplay di Final Fantasy XV, che risulterà essere anche fondamentale in diversi momenti della nostra esperienza. Lo stesso Nyx, esperto di tale tecnica, si destreggia abilmente negli spostamenti in area e durante le battaglie, prestando le proprie abilità a quella spettacolarità di cui parlavamo poc’anzi. Per quanto riguarda la direzione artistica, confermando la bontà dei personaggi che sono ben amalgamati con l’ambiente e con l’universo, esaltiamo in ogni sua forma il personaggio di Lunafreya, non ancora mostratosi a pieno nelle prime ore del videogioco: elegante, candida e raffinata, ma allo stesso tempo risoluta e solenne nelle sue scelte, la principessa di Tenebrae si presenta come un personaggio solido, dal sottotesto elaborato, vicina alla risolutezza che è propria dei personaggi femminili dei Final Fantasy di un tempo (vedere Garnet, Yuna o, in parte, anche Terra). Resta qualche dubbio per la commistione realizzata tra il mondo fantasy del film e la necessità di rimpinguare la produzione con un vistoso product placement: non è assolutamente da condannare tale scelta, perché noi italiani in primis dovremmo esserne abituati grazie al tax credit che da più di un lustro confeziona le nostre produzioni con abbondanti supporti pubblicitari, ma è comunque curioso notare il connubio tra Eos ed elementi estranei all’universo videoludico di Square-Enix. Da un lato avremo dei soldati capaci di utilizzare la magia per combattere, dall’altro dei mezzi di trasporto realmente esistenti, ma che rientrano in ogni caso in un’operazione di marketing ben più complessa da parte della software house: il senso di smarrimento è soggettivo, insomma, e starà allo spettatore comprendere la portata dell’operazione o bocciarne le scelte. Basta tenere a mente che questa è a fantasy based on reality.

Kingsglaive: Final Fantasy XV è un prodotto semi-autonomo, che difficilmente si può definire sciolto dal resto dell’universo di Eos. Sarà necessario capire quanto, oltre a Lunafreya, del film rimarrà anche nel videogioco, quanto le due ore trascorse a guardare la pellicola ci permetteranno di avere un ritorno in termini di guadagno narrativo, perché il beneficio dal punto di vista di comprensione dell’intero universo è lampante. Hajime Tabata sta riuscendo, in questo che è un prologo all’arrivo dell’opera magna, là dove Tetsuya Nomura e soci non erano perfettamente riusciti con la Final Fantasy VII Compilation, perché sebbene Cloud e Sephiroth avessero dalla loro una forza narrativa e un background molto più spesso di Regis e Nyx, sembrano pronti a soffrire il confronto con la qualità proposta da Square-Enix e Sony Pictures.