Recensione

Kings and Heroes, la recensione di un GDR ancora troppo acerbo

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Recensire un videogioco non è un affare semplice, per molti motivi. Il titolo in questione è complesso e pieno di sfaccettature e si corre il rischio di lasciare indietro dei pezzi, oppure ha tanti spunti positivi quante sono le parti meno riuscite, e allora non si sa mai da quale parte far pendere la bilancia o, ancora, fa parte di un genere di cui non si conoscono le basi alla perfezione. Per fortuna, ci sono anche i casi in cui le dita battono ritmate e in scioltezza sulla tastiera, come nel caso di Kings and Heroes. Titolo senza macchia e in cui non si trovano reali difetti? No, esattamente l’opposto, perché l’analisi dell’online RPG – un mix tra gioco di ruolo classico e MMORPG – sviluppato dai ragazzi di Industry Games potrebbe tranquillamente essere una lunga lista di auspicabili bug fix: dopo oltre tre anni di sviluppo e un anno e mezzo passato in Early Access, Kings and Heroes giunge alla sua versione 1.0 e approda su Steam in uno stato ben lontano dall’ottimale, non mancano crash, quasi ogni elemento su schermo è afflitto da un terribile ragdoll e gli NPC appaiono, spariscono e, alle volte, preferiscono incastrarsi in qualche parete o fissare un muro. La tentazione di far diventare la recensione di Kings and Heroes una parodia è forte, ma sarebbe una mancanza di rispetto verso un team di sviluppo di dimensioni modeste, che ha speso ben tre anni per un progetto che forse sfugge alle loro reali possibilità. Inoltre, mentre mi aggiravo per le terre di Sundria, qualcosa è scattato: da terribile esperienza paranormale, Kings and Heroes è diventata un’allegra scampagnata in compagnia di sventurati amici.
Non il migliore degli inizi
Come in ogni RPG che si rispetti, anche Kings and Heroes parte dalla creazione del personaggio, un’operazione che non richiede più di qualche minuto, vista la poca libertà lasciata al giocatore: le sette razze messe a disposizione sono le solite viste in tutti i fantasy, tra nani, umani, orchi, goblin e elfi, così come le classi di certo non spiccano per innovazione e comprendono il chierico, il campione, il ranger, il ladro e il mago. La creazione del personaggio prosegue poi con la scelta del proprio orientamento, in un arco che va dal lawful good fino al chaotic evil, fino ad arrivare alle caratteristiche estetiche del PG, che si limitano ad una manciata di preset per la costituzione fisica, la capigliatura e la barba, nulla di veramente nuovo. L’insieme di queste variabili determina le statistiche di partenza, completate da un lancio di dadi di antica memoria. In pochi click creo un elfo chierico ed eccomi nel regno di Sundria – luogo dove è ambientato Kings and Heroes – ma qualcosa non va: sono completamente nudo e circondato dal vuoto cosmico. Subito penso ad un design in stile Piranha Bytes, nei cui giochi parti letteralmente in mutande in un mondo in cui anche il classico ratto ti elimina in un sol colpo. Mi sbaglio, perché il mio pudore è solo stato messo in imbarazzo dall’estrema lentezza con cui vengono caricate le texture e, poco alla volta, ecco apparire i miei indumenti e le case prendono forma. Il puzzle inizia a comporsi, ma mancano ancora molti pezzi: non so dove sono, né cosa debba fare, nell’angolo in basso a destra c’è una mappa, ma non c’è indicato nulla e non c’è l’ombra di un tutorial. Molto immersivo, sono già catturato da Kings and Heroes dopo pochissimi minuti, ma voglio saperne di più e provo a chiedere informazioni a quello che credo sia un altro giocatore. In realtà ho intercettato un NPC che, davanti ai miei dubbi, mi dice solo di non creare pericoli in città. Ancora non so che fare, ma sullo schermo mi viene suggerito di premere G per sedermi su uno sgabello: clicco e il mio PG, non senza qualche difficoltà nelle animazioni, si appoggia sulla sedia. Quindi? Non lo so, in Sundria ci sono un sacco di posti per sedersi, ma francamente non ho capito il perché: fisso le texture decisamente agée delle case o i pochi NPC immobili, vorrei ci fosse almeno un bel cantiere. Esplorando l’area entro in una taverna e finalmente Kings and Heroes inizia ad avere un senso: c’è un sacco di gente in carne ed ossa, alcuni saltano sui tavoli, altri ruotano su loro stessi, ma la maggior parte è seduta ai vari tavoli: la faccio anche io e scopro che, con un rimando ai classici del genere, parlando con i commensali avviene la creazione dei dungeon e prendono il via le avventure. La creazione delle caverne – in realtà possono anche essere altri luoghi tipici del fantasy – avviene in maniera procedurale, mentre il giocatore decide il livello di difficoltà, come avviene la distribuzione del loot e con chi affrontare il pericolo. Finalmente la mia avventura in Kings and Heroes ha inizio.
Attorno a me il silenzio
La scelta del chierico, abile nel supporto del party, mi consiglia di intraprendere il viaggio con altri giocatori ma, dopo svariati minuti d’attesa, nessuno risponde alla mia chiamata, forse perché un guaritore di livello 1 non fa gola a nessuno. Ritento svariate volte, ma nulla da fare, purtroppo Kings and Heroes è un MMORPG ben poco popolato, anche a pochi giorni dal suo lancio. Creo così un secondo personaggio – fortunatamente se ne possono avere molteplici e da utilizzare in parallelo – il classico campione umano, il PG più democristiano che si possa avere, almeno anche da solo qualche scheletro lo abbatterò. Questa volta supero la taverna e, senza un cavallo, mi avventuro fuori dalle mura di Sundria, in un mondo vasto e in bassa definizione: dopo pochi passi, incontro un lupo – credo – incastrato in una botte che va a fuoco, si agita, ma la compenetrazione è più forte dei suoi muscoli. Mi avvicino mosso da uno spirito da novello San Francesco ma, di tutta risposta, l’animale mi morde e mi uccide sul colpo: ho appena incrociato il mio percorso con un lupo-botte-mago-del-fuoco di livello 50. Resuscito in una specie di paradiso con texture infernali, esco dal cancello e mi ritrovo ancora davanti allo stesso lupo. Il sistema di respawn non funziona un granché bene e non mi resta che fuggire, voglio tornare in città, ma la mappa non mi aiuta e così finiscono in una fattoria infestata da ratti spellati che fanno dei backflip: livello 30, via più veloce della luce, mentre nel cielo appaiono strani bagliori e la vallata si oscura. Alzo la testa e vedo pesanti nuvole grigie che minacciano pioggia e mi riportano direttamente al 2003, perché le texture e la realizzazione grafica di tutto ciò che vedo risale almeno a dieci anni fa: Kings and Heroes sfrutta l’Unreal Engine, ma non credo che il titolo di Industry Games apparirà mai sulla pagina aziendale del motore di gioco, non è proprio una bella pubblicità. 
Finalmente ci siamo
Con un po’ di fortuna recupero la via di casa e adotto un approccio molto più invadente: invito ad unirsi al mio party chiunque mi passi sotto tiro, spammando richieste nella chat interna al gioco. Dopo qualche minuto, ecco che qualcuno risponde alla mia chiamata: è un giocatore di vecchia data, ha già svariati personaggi, sa come muoversi in Kings and Heroes e invita a sua volta una coppia di nani dalle armature sfavillanti. Con le spalle coperte, mi avventuro nel mio primo dungeon. Prima informazione fondamentale: il combat system è ripreso dai peggiori MMORPG, gli impatti non esistono, meni fendenti a destra e a sinistra ma non si capisce bene chi o cosa si stia colpendo, gli avversari reagiscono con secondi di ritardo e il tutto si risolve in un click forsennato sul mouse e in uno spam delle abilità speciali. Nella parte inferiore dello schermo sono infatti presenti 10 slot in cui inserire pozioni, pergamene e le mosse specifiche di ciascuna classe, mentre poco più sopra sono segnate la barra della vita e quella della stamina. Il mio contributo al successo è praticamente nullo perché, mi spiegano i miei nuovi amici, i guerrieri in melee sono penalizzati per non si sa bene quale motivo, finiscono sempre vittima delle magie nemiche e spesso vengono paralizzati, avvelenati o infuocati, mentre chi possiede armi da tiro ha vita molto più semplice, perché può sfruttare la non-intelligenza artificiale per bersagliare indisturbato i nemici. Scendendo nei meandri di un palazzo infestato da creature diaboliche, le varianti di nemici incontrati non spiccano per fantasia, ci sono scheletri, altri scheletri, scheletri con l’arco oppure scheletri in armatura. Poi ci sono anche scheletri che lanciano magie. Ovviamente ci sono scheletri che appaiono e spariscono o che ti attaccano alle spalle spuntando dal terreno, ma l’incontro più spaventoso è stato quello contro un adepto di non so quale culto che era finito sotto terra e per eliminarlo siamo stati costretti a colpire il pavimento. Fra palle esplosive, fulmini, parate e strane apparizioni, è davvero impossibile capire quello che avviene sullo schermo e anche il contatore dei frame scende vertiginosamente. Nel caso non lo abbiate ancora capito, nonostante il lungo periodo in Early Access, Kings and Heroes non è affatto un gioco fatto e finito e, acquistandolo, dovete essere consapevoli delle stramberie a cui andreste incontro. 
Peccato di ingordigia 
Nonostante tutto sia affetto da ragdoll, mi sto divertendo come un bambino, ho spento il cervello e mi getto contro tutti i nemici, boss compresi. Con la giusta compagnia, Kings and Heroes diventa tutta un’altra cosa, non che i madornali errori spariscano, ma ci si sente parte di un gruppo, perché tutta la chat è invasa da gente che fa domande, ci si confronta sui bug e sugli auspicabili fix: contemporaneamente online non saremo più che una trentina, quindi si fa presto a conoscersi e sento il peso di contribuire alla crescita di qualcosa che è ancora allo stato embrionale. La mia stessa guida mi dice di giocare a Kings and Heroes fin dal lancio in accesso anticipato e che rispetto ai tempi, ora il titolo è perlomeno giocabile e che il team di sviluppo segue da vicino i feedback della community: sulla pagina di Steam, trovo conferma di quanto detto e la road map dei dev è certamente ambiziosa, ma comunque fatico a credere alla sue parole, incastrato dietro ad una parete invisibile da cui non riesco ad uscire, con la telecamera che impazzisce al pari degli effetti audio. Mi dimeno dal misterioso impedimento e mi riunisco al party, che nel frattempo ha fatto piazza pulita di molte stanze: la crescita del personaggio avviene rapidamente e scalare i livelli non richiede molto tempo – il level cap è fissato a 50 – ma ancora mi sento inutile con la mia spada standard, nonostante il mio PG sia migliorato durante l’esplorazione dello stesso dungeon. Supero anche i miei complessi di inferiorità, e ringrazio per la loro gentilezza i miei compagni, che lasciano per me tutti i ricchi bottini del dungeon: Kings and Heroes è una gioia per i cleptomani, non credo di aver mai visto così tanti oggetti sparsi in ogni dove e prima di completare il match ho già terminato la spazio nell’inventario. Kings and Heroes avrà tanti difetti, ma fra questi di certo non figura la varietà: le armi, le armature, gli scudi, gli elmi e i vari equip sono veramente numerosi e influiscono in modo evidente – e chiaro – sulle statistiche del personaggio e l’unico limite è la fantasia del giocatore. Per quanto spartana, l’UI risulta immediatamente chiara, i menù sono piuttosto standard e vanno dall’inventario alla raccolta delle quest, così come non mancano le pagine social e quella delle caratteristiche del personaggio, che ogni tanto mi appare disteso e morto all’interno della finestra dedicata. Dettagli. 
Tante cose da fare in quel di Sundria
Non senza fatica, concludiamo il dungeon: l’ultimo boss era completamente sbilanciato, i suoi attacchi procuravano un danno impercettibile, ma noi stessi riuscivamo sì e no a togliere 1HP alla volta, uno duello di resistenza. Terminata la partita, i miei fidati segugi non mi lasciano solo e ci tengono a farmi fare una visita guidata della cittadina, HUB principale del gioco: mi spiegano l’importanza della banca, dove depositare i vari bottini che possono anche essere condivisi fra i vari personaggi creati e mi illustrano i vari quartieri, dove interagire con i maestri delle varie classi. A differenza degli RPG più classici, non esiste un albero delle abilità da sbloccare, ma queste ultime vengono direttamente acquistate e sono disponibili solo se si raggiunge il livello minimo richiesto. Sul medesimo principio si basano anche le altre attività, come il crafting delle armi e delle armature, che necessitano di una crescente conoscenza dell’arte, oltre che l’ovvio possesso dei materiali. Kings and Heroes non è solo un dungeon crawler, ma è anche presente un sistema di quest, che portano il giocatore lontano dalle mura sicure e che mettono sul piatto mostri differenti e più appaganti rispetto ai soliti scheletri. Ovviamente pure questi sono colpiti da ogni genere di bug. Nella cittadella di Sundria trovano inoltre spazio numerose gilde, ad esempio quella dei mercanti, nelle quali entrare a far parte per apprendere un po’ alla volta i trucchi del mestiere. Tutte queste attività secondarie aumentano i contenuti di Kings and Heroes, ma la verità è che la parte più divertente rimane sempre quella di avventurarsi all’interno dei dungeon e di viverli in stile Warhammer: End Times – Vermintide, anche in prima persona, visuale supportata anche dal lavoro di Industry Games. 

– In compagnia ci si diverte…

– Tante abilità e possibilità di personalizzazione

– Il paradiso dei looter

– … Ma da soli ci si annoia in fretta

– Graficamente molto arretrato

– Un infinità di bug e di errori tecnici

– Combattimenti caotici e imprecisi

5.0

Mi spiace sempre dover stroncare un gioco, ma per buona parte di quanto visto e provato, Kings and Heroes meriterebbe un voto ben lontano dalla sufficienza, perché i bug, i glitch e gli errori di ogni genere ne compromettono pesantemente il risultato. D’altro canto, bisogna comunque rendere merito allo sforzo e all’impegno profuso dal piccolo team di sviluppo, capace di mettere in piedi un’impalcatura che lascia intravedere del potenziale futuro per Kings and Heroes, ovviamente se supportato e corretto a dovere. Al di là delle speculazioni future, acquistando oggi il titolo, si ha tra le mani qualcosa di ancora molto grezzo che, se giocato da soli, verrebbe accantonato dopo poche partite. Al contrario, in compagnia, Kings and Heroes merita una chance, se non altro per commentare e farsi quattro risate sull’ennesimo vampiro svanito nel nulla o per la cassa che, al posto di distruggersi sotto i colpi d’ascia, semplicemente sanguina.

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5