Recensione

JoJo's Bizarre Adventure: Eyes of Heaven

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a cura di erik369

All’interno del panorama dei fumetti giapponesi, e più nello specifico degli Shonen, non mancano di certo opere che potremo definire stravaganti, curiose o persino bizzarre. Gli esempi della follia nipponica sono innumerevoli, con situazioni che vanno al di là di ogni logica, ma che sono perfettamente coerenti nel loro contesto, e con personaggi dalla caratterizzazione talmente tanto portata all’estremo da risultare memorabili. Quando si parla di stravaganza non si può non menzionare “Le bizzarre avventure di JoJo”, manga pubblicato nel lontano 1987 e tutt’ora in corso d’opera. L’autore, Hirohiko Araki, è riuscito a creare un’opera unica, in grado di rinnovarsi continuamente nel tempo senza mai risultare banale, ma mantenendo comunque una coerenza di fondo considerevole, che unisce i personaggi delle varie serie in una rete di fittissimi collegamenti. Nel recente periodo l’opera ha subito un vero e proprio rilancio mediatico in grado di aumentare esponenzialmente la sua popolarità. Dopo la serie animata, sono arrivati anche i videogame, tra cui JoJo’s Bizarre Adventure: Eyes of Heaven, sviluppato dagli abili Cyberconnect2. Rispetto al predecessore questo nuovo capitolo introduce parecchi cambiamenti, tra cui persino un rimaneggiamento totale della struttura di combattimento. Nonostante la massiccia variazione alla formula, i Cyberconnect2 avranno saputo mantenere quanto di buono c’era in All Star Battle?

Double ArrivederciJoJo’s Bizzarre Adventure: Eyes of Heaven abbandona la bidimensionalità del precedente All Star Battle in favore di un sistema di combattimento estremamente in voga in Giappone. Si tratta di un picchiaduro tag-team totalmente tridimensionale, molto simile a quanto visto in J-Stars Victory Vs. Tale tipologia di fighting game è composta unicamente da battaglie 2v2, dove il giocatore prende il controllo di un singolo personaggio, muovendosi spesso in aree piuttosto grandi e liberamente esplorabili. La visuale è quella classica da dietro, mentre la presenza del targeting permette di focalizzare l’attenzione su un determinato avversario. Per il resto ci troviamo davanti ad un sistema di combattimento incentrato fortemente sul tempismo, arricchito da svariate manovre di attacco e di movimento. Sul fronte offensivo è possibile eseguire attacchi leggeri, da concatenare in combo più o meno lunghe, e attacchi potenti, più lenti ma in grado di atterrare con facilità l’avversario. Su quello difensivo troviamo invece manovre come la classica parata, una schivata laterale e uno scatto in grado di colmare rapidamente la distanza che ci separa dall’avversario. Ognuna di queste azioni dipende strettamente dalla barra della resistenza, il cui svuotamento renderà il personaggio momentaneamente vulnerabile. A rendere il tutto estremamente più vario ci pensano le abilità, mosse estremamente diversificate e strettamente dipendenti dal personaggio che si sta utilizzando. Non mancano poi meccaniche più complesse, come la possibilità di annullare una propria combo in esecuzione o di bloccare quella di un avversario. Chiudono la modalità combo doppia e i cosiddetti attacchi Dual Heat. La prima permette tramite la pressione del touchpad del Dualshock 4 di entrare in uno stato di potenziamento temporaneo, che aumenta la velocità e la potenza. Infliggere abbastanza colpi durante questo periodo permetterà al personaggio di eseguire un potente attacco finale. Gli attacchi Dual Heat non solo altro che le super, mosse molto potenti e scenografiche, in grado di ribaltare sensibilmente l’andamento di un match. In caso si stiano utilizzando personaggi particolarmente legati fra loro, sarà possibile eseguire un Dual Heat speciale, che vede impegnati entrambi i combattenti in attacchi devastanti e realizzati spesso tramite siparietti che ricalcano alcune delle scene più memorabili del manga. Vedere Dio Brando del passato e del futuro alternarsi in una sequenza di colpi perfettamente coordinata, o assistere a Jotaro e Jolyne tempestare il nemico di turno di pugni è una vera e propria gioia per gli occhi, tra scambi di battute celebri ed enormi scritte onomatopeiche che invadono lo schermo.La formula è stata poi ulteriormente arricchita da delle meccaniche riconducibili ai giochi di ruolo. Ogni personaggio infatti possiede un livello specifico, il quale potrà essere incrementato con i classici punti esperienza. Salire di livello non solo aumenterà la vita e la potenza d’attacco del personaggio, ma ci farà persino ottenere dei punti che possono essere spesi per sbloccare nuove abilità o potenziare quelle già ottenute, attraverso degli schemi di crescita dalla struttura ramificata e progressiva. Degni di menzione sono anche gli oggetti di supporto, i quali sono raffigurati da specifiche tavole del manga. Questi oggetti possono essere attivati durante la fase preparatoria del combattimento, e permettono di ottenere effetti che influenzano sia gli alleati che gli avversari. Generalmente non si tratta di oggetti esageratamente potenti, ma la loro presenza, oltre a costituire una sorta di raccolta di citazioni e comparse dei personaggi minori, è comunque un’aggiunta gradita, in quanto permette al giocatore di approntare delle piccole strategie. Nonostante tutto, l’impianto da gioco di ruolo realizzato dai Cyberconnect2 è assai stringato e non brilla di certo per complessità. Tuttavia la sua presenza rappresenta comunque un’ulteriore stratificazione del gameplay, cosa che costituisce nella stragrande maggioranza dei casi un pregio piuttosto che un difetto.

Oh, my God!Quello di Eyes of Heaven è un sistema di combattimento molto vario, ma che soffre di una legnosità di fondo che ne mina parzialmente la sua godibilità. Ci riferiamo in particolare ad una reattività dei comandi non sempre eccellente e all’eccessivo tempo di recupero che viene impiegato per rialzarsi da terra, difetto che rallenta fortemente un ritmo d’azione che sulla carta dovrebbe essere estremamente serrato. Siamo inoltre ben lontani dalla profondità vista in All Star Battle. In questo seguito i Cyberconnect2 hanno deciso di improntare un gameplay votato più all’immediatezza che al tecnicismo. La volontà di spingere sull’accessibilità non è certamente da condannare, tuttavia alcune scelte degli sviluppatori in tal senso ci hanno decisamente lasciati perplessi. La prima è rappresentata dalla caoticità delle battaglie. Tra molteplici combattenti, mappe comunque ampie per il genere, ed effetti visivi alle volte anche molto invasivi, le prime ore di gioco non saranno affatto semplici da superare. La caoticità dell’azione lascia infatti il giocatore alle prime armi in preda alla confusione più totale, confusione che passerà solo con il tempo e l’esperienza. Si tratta comunque di una problematica temporanea, il cui peso nell’economia di gioco non è poi così influente. Ben diverse sono invece la pochezza del tutorial e l’assenza della modalità pratica. Il titolo introduce molto rapidamente le meccaniche di gioco, comprese quelle più avanzate, attraverso una serie di testi decisamente stringati. Si viene così ricoperti di informazioni nella prima mezz’ora di gioco, salvo poi venire letteralmente abbandonati a sé stessi. Il risultato non è dei più ottimali, e potrebbe capitarvi di ignorare intere meccaniche fino alle fasi più avanzate di gioco perché non si è prestata molta attenzione, o perché il tutorial mancava di spiegare con perizia alcuni aspetti che avrebbero meritato un approfondimento maggiore. L’assenza della modalità pratica è un ulteriore difetto da non prendere alla leggera, in quanto costituisce una delle componenti chiave per imparare ad utilizzare personaggi nuovi in un picchiaduro. In realtà è il numero stesso di modalità in generale ad essere veramente carente. Oltre alla corposa modalità Storia di cui parleremo in seguito, in questa ultima incarnazione videoludica di JoJo si potrà unicamente combattere contro la CPU in scontri 2v2, o affrontare il multiplayer, il quale tra l’altro manca della sua componente locale. Esatto, avete letto bene, in Eyes of Heaven non vi è alcuna possibilità di giocare insieme ad un amico nella stessa stanza, cosa che ha da sempre costituito uno degli aspetti più divertenti dell’esperienza offerta da un picchiaduro. Il resto delle modalità è composta da un negozio, in cui potrete acquistare oggetti per personalizzare i combattenti e la vostra scheda giocatore, e un glossario, dove potrete ottenere varie informazioni sul mondo di JoJo, i suoi eventi e i suoi personaggi. Proprio su questi ultimi vorremo spendere qualche parola di approfondimento. JoJo’s Bizarre Adventure: Eyes of Heaven vanta un roster di ben cinquantadue personaggi, rappresentando un sensibile passo avanti con quanto visto in passato. Nonostante non manchino combattenti che tendono ad assomigliarsi, soprattutto tra i possessori di Stand, vi assicuriamo che la varietà non manca, ma anzi costituisce uno dei principali punti di forza del titolo. I Cyberconnect2 hanno voluto implementare personaggi che restassero quanto più fedeli possibile alle loro controparti del manga, presentando caratteristiche e abilità non sempre efficaci, ma perfettamente coerenti alle capacita concesse loro dall’autore del fumetto. Inoltre tutti i personaggi sono divisi in categorie, come i combattenti Hamon, i vampiri e i possessori di Stand, determinandone l’impalcatura dello stile di combattimento, il quale va poi ulteriormente diversificandosi per ognuno dei singoli combattenti. Tale differenziazione va ovviamente ad influire negativamente sul bilanciamento, ma rende senza ombra di dubbio l’esperienza estremamente varia e sfaccettata. Non mancano inoltre personaggi dall’utilizzo non proprio immediato, come N’Doul, che agisce manovrando dalla distanza il suo Stand, o Johnny Joestar che compensa la limitatezza dei movimenti e l’impossibilità di eseguire lunghe combo con un’elevata potenza d’attacco. Senza contare poi capacità dagli effetti particolari, come la possibilità di rallentare un nemico, di dargli fuoco o di avvelenarlo. Insomma, ci troviamo davanti ad un roster non solo molto completo, ma ricco di combattenti incredibilmente diversificati, in possesso di capacità estremamente fedeli a quelle viste nel manga di Araki.

Let’s Finish ItVisto che abbiamo appena menzionato l’autore de Le bizzarre avventure di JoJo, sarebbe anche il caso di parlare della modalità storia presente in Eyes of Heaven, la quale rappresenta non solo uno dei maggiori punti di forza del titolo, ma anche una delle più grandi sorprese (se non la più grande) presenti in esso. Vi basti sapere infatti che l’avventura inserita in questa seconda incarnazione videoludica di JoJo ad opera dei Cyberconnect2 è stata supervisionata e curata dallo stesso Araki, ovvero l’autore del manga. Possiamo già dirvi che tale collaborazione non ha mancato di dare i suoi frutti, rappresentando un balzo in avanti abissale da quanto visto in All Star Battle. Si tratta di un arco narrativo completamente inedito, il cui principio coincide con le ultimissime fasi della terza serie, Stardust Crusaders. Eviteremo di scendere troppo nei dettagli onde rovinarvi la sorpresa, ma vi basti sapere che l’intera vicenda è incentrata sulle delle anomalie spazio-temporali, le quali altereranno sensibilmente il corso degli eventi visti nel fumetto. Il pretesto utilizzato non è certamente dei più innovativi e non viene neanche giustificato con eccessiva perizia di dettagli, tuttavia ha permesso ad Araki di realizzare un filone narrativo in cui tutti i vari personaggi de Le bizzarre avventure di JoJo potessero incontrarsi, ovviando alle limitazioni temporali e geografiche. Il risultato è un vero e proprio “What If” di proporzioni enormi, in cui si concretizzano eventi tanto impossibili quanto ilari. Nonostante ad una prima occhiata possa sembrare uno scenario privo di alcun appeal e facilmente inquadrabile con del mero fanservice, vi assicuriamo che il tutto è stato realizzato con una cura considerevole. Quello che più ci ha stupito non sta tanto nella storia in sé, quanto piuttosto nella sua autenticità e verosimiglianza. Questo perché nonostante le situazioni che si vengono a creare non siano assolutamente plausibili nell’ottica della trama del manga, i personaggi reagiscono mantenendosi estremamente fedeli a loro stessi, avendo così reazioni che potremmo definire persino naturali. Alcune scene poi sono estremamente esilaranti, come il giovane Joseph Joestar che incontra il sé stesso del futuro o Jotaro che viene chiamato padre da una ragazza più vecchia di lui. Non mancano poi continui riferimenti agli eventi del manga, presi spesso e volentieri in grande considerazione. Insomma, ci troviamo davanti ad una sorta di versione alternativa di JoJo, la cui qualità è stata assicurata dalla supervisione dell’autore, guadagnandone in termini di autenticità e verosimiglianza. Non pensiate comunque di essere davanti a qualcosa che possa anche lontanamente rassomigliare a quanto visto in Naruto: gli eventi infatti sono spesso affrontati tramite dialoghi abbastanza statici e le poche cutscene presenti sono assai brevi e per nulla spettacolari. Il che è un po’ un peccato, considerando che vedere l’epicità e la grandiosità di un Ultimate Ninja Storm essere traslata in chiave JoJo, ci avrebbe letteralmente mandato in brodo di giuggiole. Volendo parlare dei contenuti veri e propri della storia, possiamo già dirvi quanto essa sia particolarmente longeva, soprattutto per gli standard dei picchiaduro. Avanzare nell’avventura si tradurrà nell’affrontare decine e decine di scontri, mantenendo quasi sempre una struttura di 2v2. Non mancano tuttavia delle piccole variazioni alla formula, come i combattimenti orda in cui si affrontano molti avversari deboli, e il Poker con imbroglio, versione rimaneggiata del gioco d’azzardo, che fa la sua comparsa nella terza serie e che ci mette contro il temibile Darby. In verità gli scontri orda sono piuttosto banali e non rappresentano mai una sfida degna di nota. D’altro canto il Poker con imbroglio, sebbene faccia la sua comparsa in soli due punti dell’avventura, contribuisce a dare al giocatore una parvenza di varietà nelle attività da eseguire. Degna di menzione è anche la fase esplorativa, in cui ci si potrà muovere liberamente per i vari scenari alla ricerca di collezionabili e oggetti di supporto, con l’ulteriore possibilità di affrontare delle battaglie opzionali. Ogni singolo scontro della modalità storia, che sia facoltativo o meno, vi ricompenserà con oggetti utili alla personalizzazione dei personaggi, guadagnabili eseguendo particolari azioni in combattimento, oppure ottenendo le valutazioni più alte.

Scontri generazionaliÈ nell’aspetto tecnico che Eyes of Heaven tradisce la sua origine da titolo della scorsa generazione. La grafica di gioco è infatti parecchio spoglia, non tanto nei personaggi che sono stati realizzati con cura e risultano credibili nelle movenze e nelle espressioni, quanto piuttosto negli scenari, i quali sono di una povertà poligonale degna, per l’appunto, della scorsa generazione. Nonostante questo, il particolarissimo stile che caratterizza Le bizzarre avventure di JoJo è stato assolutamente preservato. Enormi onomatopee che invadono lo schermo, effetti grafici estremamente appariscenti, una palette di colori a dir poco brillante, continui cambi di inquadratura durante le mosse speciali, insomma, JoJo ha sempre avuto stile da vendere, e Eyes of Heaven non fa eccezione. Anche il sonoro contribuisce fortemente in tal senso, non tanto con le tracce musicali, che sono totalmente originali e slegate da quelle presenti nell’anime, quanto piuttosto nel doppiaggio, presente unicamente in giapponese e vantante le stesse voci della serie animata. Il titolo è comunque tradotto interamente in italiano, con l’unico difetto imputabile ad alcuni nomi che qui in occidente hanno dovuto subire delle modifiche onde evitare l’infrazione di diritti. Una problematica tristemente nota ai fan dell’opera di Araki, presente sia in All Star Battle che nei sottotitoli della stessa seria animata. Ottima invece la longevità, da attribuire quasi esclusivamente alla modalità storia sopracitata. Come abbiamo già detto JoJo’s Bizzarre Adventure: Eyes of Heaven non sia altro che un porting della versione PS3 (pubblicata esclusivamente in Giappone). Alla luce di ciò molte delle limitazioni che affliggono il titolo possono anche trovare delle giustificazioni, tuttavia non possiamo fare a meno di chiederci il perché non siano stati implementati i 60 fps. I Cyberconnect2 si sono infatti limitati ad aumentare la risoluzione in 1080p, ma hanno mantenuto il frame rate ancorato a 30, cosa che costituisce ovviamente un peccato.

– Roster completo ed incredibilmente vario

– Modalità storia longeva e curata dallo stesso autore del manga

– Lo stile che ha reso celebre JoJo è stato totalmente preservato

– Sistema di combattimenti a tratti legnoso

– Pochissime modalità e assenza del multiplayer locale

– Graficamente sottotono

7.0

JoJo’s Bizzarre Adventure: Eyes of Heaven vira sensibilmente da quanto visto nell’ottimo All Star Battle. L’abbandono della bidimensionalità e l’implementazione di battaglie focalizzate sul 2v2, rendono l’esperienza meno complessa di quanto visto nel precedente titolo realizzato dai Cyberconnect2, guadagnandone però in termini di accessibilità. Alcuni difetti come legnosità del sistema di combattimento e la presenza di un numero assai ridotto di modalità, minano sensibilmente quanto di buono c’è nel titolo, che trova i suoi punti di forza in un roster completo ed incredibilmente vario, oltre ad una modalità storia decisamente longeva e curata dallo stesso autore del manga. In definitiva consigliamo senza troppe riserve l’acquisto di Eyes of Heaven ai fan più irriducibili di JoJo, che troveranno in esso lo spirito che ha reso unico e memorabile il fumetto. Per tutti gli altri invece suggeriamo di rivolgere l’attenzione su picchiaduro magari più completi e complessi.

Voto Recensione di JoJo's Bizarre Adventure: Eyes of Heaven - Recensione


7