Il futuro delle console è scalabile?

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a cura di Parzival

Se l’evoluzione del videogioco fosse una curva lanciata in uno spazio senza limiti, che origina da Pong e si dimena in alto e in basso, girando su se stessa e procedendo con un moto incessante, talvolta più lento, talvolta più veloce, potremmo comunque identificare facilmente dei punti fermi per ciò che concerne le macchine sulle quali, generazione dopo generazione, abbiamo giocato. Ormai anche i più giovani sapranno identificare quei punti fermi nell’Atari 2600, nel grande dominio nipponico di Nintendo e SEGA tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, nella prima PlayStation, una vera rivoluzione, e nondimeno nel passaggio all’alta definizione con Xbox 360. Di sicuro il game changer dei giorni nostri è stata Nintendo Switch, ma in quanti avrebbero l’ardire di identificare un punto fermo in PlayStation 4 Pro e Xbox One X? Probabilmente pochi, eppure si tratta di una situazione con implicazioni molto grandi, proviamo ad analizzarne qualcuna.

Un primo passo verso la scalabilità

PlayStation 4 Pro e Xbox One X rappresentano il primo aggiornamento hardware mid-gen del mercato console. Vuoi perché i modelli base di fine 2013 arrivarono con un hardware già datato, vuoi per l’incessante crescita del mercato PC, Sony e Microsoft sono state costrette a correre ai ripari proponendo nuovi hardware prima del tempo e, di conseguenza, introducendo per la prima volta anche l’idea di scalabilità dello stesso, tipica peculiarità del mercato PC. In soldoni il giocatore può ora scegliere tra una versione standard e una più performante della stessa macchina, su cui può far girare gli stessi giochi, siano essi in copia fisica o acquistati dal medesimo store online. Se Sony si è affacciata timidamente a questo cambiamento, con l’annuncio di PlayStation 4 Pro non proprio scoppiettante, diverso è stato l’approccio di Microsoft che, dovendo recuperare terreno, ha più volte sottolineato l’intenzione di andare oltre il concetto di generazione. Forte della volontà di creare un ecosistema condiviso che vada oltre i singoli hardware, dunque, la casa di Redmond che vedrà l’uscita nelle prossime settimane della sua Xbox One X, va a coronare un lento processo di cambiamento del mercato console iniziato già a fine 2013.
 
Infatti già le architetture interne di PlayStation 4 e Xbox One erano estremamente simili a quelle di un PC, senza però perdere il vero punto di forza di una console: un hardware specifico che gli sviluppatori hanno potuto usare come riferimento per le ottimizzazioni dei giochi. Quale che sarà, dunque, il feedback che il mercato riserverà a Xbox One X, con il suo arrivo si andrà ad ultimare un profondo cambiamento nell’assetto delle generazioni di console, una sorta di punto di non ritorno. Cosa aspettarci, dunque, dal futuro? Probabilmente arriveranno, ancora per un’ultima volte, delle nuove versioni “numerate”. Arriverà PlayStation 5 e la nuova Xbox, ma lo stacco sarà così netto? Alla luce di quanto investito da Microsoft sulla feature di retrocompatibilità anche Sony non potrà esimersi dal rendere la nuova macchina retrocompatibile con i software per PlayStation 4, tanto più che da un punto di vista hardware si tratterà semplicemente di CPU e GPU ancora più potenti, ma degli stessi produttori per PC, e non di architetture chiuse e fortemente personalizzate come Switch.

La breve distanza da scalabile a modulare

Da un punto di vista del marketing Sony e Microsoft hanno giocato in modo cauto, sfruttando a loro vantaggio lo specchietto per le allodole del 4K come scudo contro le tante resistenze che i giocatori (per motivi più o meno condivisibili) hanno manifestato. Per come si presenta al momento però, il futuro delle console è scalabile come quello di altri mercati hardware quali smartphone e tablet, e si assottiglia sempre più la distanza tra il suo mercato e quello per PC, anche con palesi miglioramenti quale la semplicità di sviluppo dei videogiochi. Magari il futuro non solo sarà scalabile, ma persino modulabile: il prossimo step potrebbe essere infatti quello di proporre un hardware non statico, bensì suddiviso in una o più fasce con diversi rapporti qualità/prezzo rappresentate da moduli con cui assemblare e potenziare la propria console, chiaro che questo dovrebbe avvenire con la facilità di assemblaggio di un set LEGO e non di un PC da Gaming.

Magari ci saranno altre sorprese per il futuro, visto che il mercato dei videogiochi è ormai il re incontrastato di tutto l’entertainment potrebbe essere solo questione di tempo prima che altri colossi come Amazon piuttosto che Apple decidano di entrare a gamba tesa nell’arena per provare a cambiare le carte in tavola. E voi cosa ne pensate, cosa ci riserverà da qui in avanti il mercato degli hardware videoludici?