Recensione

Il Trono di Spade 7x06, recensione episodio Beyond The Wall

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a cura di Antron93

Dopo l’ennesimo leak, Game of Thrones torna con un’altra puntata esplosiva. Come consuetudine, il penultimo episodio della stagione raggiunge il climax massimo e questo Death is the Enemy non fa altro che confermare il trend.

Suicide Squad
Jon Snow e la sua Suicide Squad decidono di oltrepassare la barriera per catturare un Estraneo e poterlo così mostrare a Cersei Lannister. Intanto, a Roccia del Drago, Daenerys e Tyrion parlano di un argomento spinoso: la possibile successione di Daenerys. A Grande Inverno, invece, si consuma la prima scaramuccia tra Sansa e Arya. Mentre la prima continua a governare il Nord, la seconda appare sempre meno convinta della sincerità della sorella maggiore. Ditocorto sembra manovrare la situazione alla perfezione. Sempre al di là della Barriera, gli Estranei e l’esercito di non morti attaccano il Re del Nord, inducendo quest’ultimo a chiedere l’aiuto di Daenerys e dei suoi tre draghi.
Come da previsioni, la puntata migliore
Come negli ultimi sei anni, la penultima puntata raggiunge la vetta più alta dell’intera stagione. Questo Death is Enemy è indubbiamente l’episodio migliore della settima stagione, andando a staccare ampiamente tutte le altre puntate. 
Partiamo però subito da un argomento spinoso: quello che i fan hanno definito “teletrasporto”. Giusto per spezzare una lancia a favore di Weiss e Benioff, i personaggi non sono maghi o stregoni, no. Tutto è cambiato perchè se prima i tempi erano dilatati a favore dei dialoghi, se i viaggi sembravano interminabili, era per una semplice questione: gli spostamenti servivano a raccontare la storia, ampliare il ruolo dei personaggi e caratterizzarli ampiamenti, proprio in funzione delle stagioni successive. Arrivati alla settima stagione, quest’esigenza è venuta meno. Sapevamo fin dall’inizio che GOT sarebbe arrivato a questo punto: la guerra totale. Perdere tempo nel fare vedere i viaggi e gli spostamenti dei personaggi non servirebbe a nulla, in questo momento. Inoltre, le critiche ricevute a Death is the Enemy sono facilmente smontabili: volare sulle ali di un drago accorcia notevolmente i tempi. Fine.
L’unica situazione veramentte ambigua è quella di Arya e Sansa. Appare chiaro come la maggiore delle sorelle Stark sia stata obbligata a scrivere il biglietto della discordia, eppure l’addestramento di Arya sembra averla allontanata dall’empatia e dalla realtà. Il gioco di Ditocorto sta cominciando a dare i suoi frutti e Petyr Baelish potrebbe seriamente riuscire a separare le due sorelle.
Oltre alla questione Sansa-Arya, a tenere banco è anche la schizofrenia di Daenerys. In questi sei episodi, la giovane Targaryen continua ad inanellare una sfilza incredibile di buchi nell’acqua. Prima ha perso tre alleati, poi ha dimostrato di non essere tanto diversa dal padre e dalla sua follia omicida, e infine ha impunemente rimproverato i suoi più fidati consiglieri: Varys e Tyrion. Questa arroganza, questa confidenza in sé stessa potrebbe rappresentare la sua rovina. Eppure il rapporto con Jon potrebbe essere l’ancora di salvezza necessaria. L’attrazione tra i due non è passata inosservata e la scena finale dell’episodio non fa che confermare le sensazioni verso la futura coppia “Jonerys”.
Ma il vero climax della puntata è rappresentato dalla battaglia combattuta tra Jon e gli Estranei. La confidenza e l’avventatezza di Jon, oltre all’arroganza di Daenerys, portano alla conseguenza più estrema: la morte di un drago. Per di più, per l’ennesima volta, Daenerys non ascolta Tyrion perdendo così uno dei suoi figli. L’aggiunta di un drago non fa altro che rafforzare l’esercito dei morti che, già in vantaggio, ora appare inarrestabile. Solo convincendo Cersei si arriverebbe a pareggiare, quanto meno, i numeri dell’armata del Re della Notte.
Forse, ci saremmo aspettati delle morti più importanti. Sembra un po’ ridicolo pensare che, tra tutti i personaggi principali, nessuno sia morto in una battaglia che vedeva gli eroi in netta minoranza rispetto ai nemici. Proprio qui ci accorgiamo della mancanza di coraggio degli showrunner, e, forse, della mancanza del mastermind definitivo: lo stesso George Martin.
Forse, proprio questa mancanza di materiale originale, ha riportato Game of Thrones su dei livelli più discreti. I dialoghi non sono più brillanti come una volta ma, la cosa, potrebbe essere voluta, anche perchè i dialoghi non sono più la colonna portante della serie TV di HBO. D’altronde, questa settima stagione altro non è che un antipasto della vera e propria battaglia che verrà. Un succoso aperitivo che non fa altro che aprire le porte alla guerra tra Estranei e uomini, per la sopravvivenza di Westeros.

Colpo di scena ben studiato

Buoni dialoghi

Cattiva gestione della situazione Arya-Sansa

9

La sesta puntata della settima stagione è la pura essenza del nuovo corso del Trono di Spade. La mancanza del materiale a cui attingere comincia a farsi sentire pesantemente ma Weiss e Benioff sono riusciti nell’arduo compito di trasfigurare la serie da fantasy-drama a fantasy-action, anche se le parti in cui è coinvolto Ditocorto riescono, spesso, a ricondurci alle atmosfere classiche del primissimo Game of Thrones. Death is Enemy riesce a stupire lo spettatore con un colpo di scena totalmente inaspettato e, allo stesso tempo, a generare una curiosità mostruosa per l’ultima puntata della settima stagione, ultimo vero atto prima di quella conclusiva.

Voto Recensione di Il Trono di Spade 7x06, recensione episodio Beyond The Wall - Recensione


9