Recensione

Hyperdimension Neptunia RE-Birth 2

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo anni di uscite diradate e fan costretti a rivolgersi al mercato dell’import, la serie di Hyperdimension Neptunia è stata definitivamente sdoganata anche in occidente, con la trasposizione di capitoli regolari e spin off a buon ritmo, tra una battuta e una protagonista scollacciata.PSVita, che già aveva beneficiato del porting del primo capitolo, ha da poco ricevuto anche RE;Birth 2, titolo già giocato su Playstation 3 che, in occasione di questa sua riduzione portatile, gode di aggiunte ed affinamenti vari: vediamo insieme se ne vale la pena.

Gloria alle portatiliCome da tradizione per la saga, RE;Birth 2 non si prende troppo sul serio, per usare un eufemismo, e propone un plot completamente fuori di testa, zeppo di citazioni e fanservice che manderanno in sollucchero non solo quanti abbiano familiarità con il brand, ma anche tutti quelli che amano i videogiochi in generale.Com’è noto, in Gamindustri, il mondo di gioco, ogni pettoruta protagonista è la personificazione di una console, e le lotte intestine, nonostante formalmente siano tutte amiche, sono all’ordine del giorno: stavolta, però, bisogna unirsi contro un nemico comune, l’ASIC, sigla dietro alla quale si cela un sindacato criminale che ha destabilizzato il paese immettendo sul mercato un gran numero di copie pirata dei giochi di successo.Neptune, Noir, Vert e Blanc, preoccupate per gli esiti che questa azione potrebbe avere, si portano dietro la piccola Nepgear e muovono verso l’organizzazione, che, però, le stava aspettando, e riesce nell’impresa di catturarle tutte e ridurle in catene: solo grazie al provvidenziale intervento di If e Compa (che rappresentano, rispettivamente, Idea Factory e Compile Heart, responsabili del brand), Nepgear riesce a fuggire, e, alleatasi con Uni, Rom e Ram (impersonificazioni delle console portatili), si imbarca in un’avventura per liberare sua sorella e le altre prigioniere.Se vi sembra tutto assurdo, è perché realmente lo è: la trama è un pout pourri di topoi e luoghi comuni legati alla passione videoludica, e, come quelle dei capitoli precedenti, alterna battute e scene brillanti ad altre assai poco riuscite, in pieno stile giapponese.Ci sarà molto da leggere e, nonostante il titolo sia autoconclusivo e verta intorno ad un party di protagoniste inedite, per apprezzare al meglio ogni passaggio dello strampalato arco narrativo la conoscenza dei precedenti capitoli rappresenta un plus notevole, a meno di non saltare a piè pari tutte le fasi di dialogo.

Svolgimento classicoI ragazzi di Felistella, che anche in questa occasione si sono occupati direttamente della cura del porting, hanno riproposto quanto di buono c’era già nel precedente RE;Birth, vivacizzando il sistema di combattimento e portandolo ad essere un ibrido tra uno classico, a turni, ed uno più dinamico, dove si controlla direttamente il nostro personaggio per infliggere danno ai nemici: miscelando le origini del brand, strettamente a turni, con ingredienti presi da saghe come quella dei Tales of di Namco, gli sviluppatori hanno dato vita ad un battle system sulla carta gradevole, con la possibilità di muovere liberamente le eroine a schermo e infliggere danni con attacchi collegati ai tasti frontali di PSVita.Nei fatti, però, il sistema tende a premiare un po’ troppo il button mashing e i giocatori che si affidano sempre alle stesse, basilari combo, finendo con l’appiattire gli incontri con i nemici comuni che, ovviamente, sono quelli in maggior numero durante l’esperienza di gioco.Gli scontri non sono casuali e il giocatore può avvantaggiarsi colpendo alle spalle un nemico ignaro, ma è lo svolgimento delle battaglie in sé a renderle tutte uguali, complici anche un bestiario non particolarmente vario e dungeon assai poco ispirati, ravvivati solamente dal ritorno del Remake System, che ne consente la modifica e, in un certo qual modo, la personalizzazione, tramite il ritrovamento di dati materiali e progetti, ottenibili avanzando nella trama principale e curandosi di parlare con quanti più NPC possibile.Come per quasi ogni altro esponente di questa serie, RE;Birth 2 non propone nulla di terribilmente sbagliato, battendo sentieri noti e rischiando sempre il meno possibile, ma, nel contempo, complice il sovraffollamento di JRPG disponibili (in particolare sulla console portatile Sony), non riesce a spiccare per nulla in particolare, accontentandosi di assestarsi in un limbo popolato di titoli di discreta fattura ma assolutamente non irrinunciabili.L’unico passo avanti che ho notato rispetto al recente passato è la possibilità di ottenere dal titolo un livello di sfida finalmente degno di questo nome, a patto però di perdere ore in sottoquest necessarie ad accaparrarsi gli oggetti necessari al succitato Remake System: i blandi scontri con i nemici comuni possono allora diventare davvero impegnativi, mentre, accontentandosi del livello di difficoltà standard, si arriverà ad uno dei finali disponibili senza troppe difficoltà.Per il giocatore che dedicherà qualche ora del suo tempo a coltivare il Lily Rank, ovvero il livello di affinità tra le protagoniste, migliorabile tramite dialoghi opzionali, solo le ultimissime fasi di RE;Birth 2 potrebbero riservare qualche minimo inciampo.

Comparto visivoAnalizzando le performance del gioco meramente a livello tecnico, ci sarebbe parecchio da ridire: al di fuori dei modelli poligonali delle protagoniste, gli scenari sono blandi e ripetitivi, con texture slavate e di bassa qualità per la maggior parte, e gli effetti delle magie e di alcuni dei colpi speciali non stupiscono affatto.Se invece passiamo a parlare della direzione artistica e delle talking heads, il discorso migliora leggermente, con tinte azzeccate, animazioni spassose e una brillantezza generalmente superiore a quella vista su Playstation 3 qualche anno fa, probabilmente anche per merito dell’ottimo schermo di PSVita.Senza infamia né lode la colonna sonora e il doppiaggio inglese, entrambi in linea con i modesti valori produttivi del gioco, mentre un plauso va alla longevità e alla rigiocabilità del tutto: se venticinque ore sono sufficienti a vedere uno dei finali disponibili, la possibilità di iniziare una Nuova Partita + è assai gradita, e potrebbe spingere i fan più appasionati ad imbarcarsi in una seconda run.

– Trama fuori di testa

– Longevo e rigiocabile

– Si accontenta di essere “solo” un JRPG più che sufficiente

– Poche novità e nessuna di rilievo

– Il “Remake System” è ingegnoso ma richiede parecchio grinding

6.5

Di riproposizione in riproposizione, è sempre più difficile esprimere un giudizio compiuto sui titoli della saga di Hyperdimension Neptunia:come per altri brand, il gameplay rimane sostanzialmente immutato nel tempo, ma il livello qualitativo generale non consente di premiare eccessivamente una serie di titoli che sembra accontentarsi di offrire un’esperienza ruolistica abbastanza classica, senza grossi spunti, come lo studente che tira a campare accontentandosi della sufficienza pur potendo fare di più.

RE;Birth 2 è un buon remake di un titolo solo discreto, e come tale va preso: i fan della serie dovrebbero giocarci, tutti gli altri possono aspettare i primi saldi del PlaystationStore.

Voto Recensione di Hyperdimension Neptunia RE-Birth 2 - Recensione


6.5