Anteprima

Hyperdimension Neptunia: Mk2

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a cura di Pregianza

Dalle magiche lande del Giappone sono spuntate un sacco di cose bellissime, si tratta dopotutto di un paese dalla grande storia e dalla sconfinata cultura, il cui popolo vive seguendo la filosofia dell’impegno perenne e del perfezionismo. Dalla terra del sol levante escono però anche una vagonata di follie: cartoni animati uberdeformed così mielosi da poter provocare una morte istantanea da diabete fulminante al cubo, demenzialità incomprensibili per qualunque essere umano, intere sottoculture fondate su certe serie di cartoni animati, gente vestita in modo così vistoso da essere considerata “nemico pubblico numero uno” sulle liste della buoncostume, e tante altre belle cavolate che un occidentale può assorbire solo con un’esposizione forzata alla Arancia Meccanica. La preview di oggi parla di un titolo che è l’incarnazione virtuale di tutte queste pazzie: Hyperdimension Neptunia Mk2, seguito di uno strambo GDR creato da Idea Factory nel 2010 che era riuscito ad ottenere un discreto successo, nonostante le critiche pesanti ricevute dalla stampa.La formula del gioco era uno strano misto tra un J-Rpg e una Visual Novel, con fasi di esplorazione che si alternavano a lunghissimi intermezzi testuali, a loro volta interrotti spesso da scene tipicamente ecchi (erotismo disegnato, molto ma molto soft), con incarnazioni femminili delle tre console più famose del mondo tra i personaggi (la protagonista era basata sul progetto SEGA Neptune, poi cancellato). Squadra che confonde non si cambia, o si dovrebbe cambiare ma visto il caos la si tiene lo stesso, quindi gli sviluppatori hanno deciso di puntare ancora sulla formula del gioco originale con questo seguito. I personaggi tuttavia stavolta sono cambiati, non sono più le consolone a rubare la scena bensì le loro sorelline, che rappresentano le portatili più note del mondo videoludico.

Pronti, partenza, tentacoli! Chi ben comincia è già a metà dell’operaLa premessa di Hyper Dimension Neptunia Mk2 è abbastanza semplice. Il cattivone del primo capitolo è stato sconfitto, ma i suoi seguaci sono più attivi che mai. La  nuova protagonista Nepgear e le precedenti eroine decidono di eliminare del tutto i loro nemici, ma questi negli anni sono divenuti più potenti che mai, e riescono a catturare il gruppo. Solo Nepgear sfugge alla cattura con l’aiuto di due amiche di nome Compa e IF. Tocca a lei ora salvare il mondo dal male. La trama è semplice ma si ricollega direttamente al titolo precedente per personaggi e background. Si vede che gli sviluppatori hanno pensato principalmente ai fan dell’originale in questo capitolo, perchè non sembra esserci una forma di riassunto dettagliato delle puntate precedenti per restare al passo con le vicende. Ancora presto per dirlo comunque, il nostro era solo un codice preview. Nella narrazione sono rimaste personalità abbastanza assurde, e lunghissimi testi in stile “libro interattivo”. Rende la storia più dettagliata ma, considerando quanto durano le conversazioni e la mancanza di un tasto per scorciare i discorsi meno rilevanti, ci sarebbe piaciuta un’esposizione più riassuntiva.

Per il potere di Keiji Inafuneeeeeeeeee!Idea Factory non ha lasciato del tutto invariata la struttura del gioco, il gameplay è parzialmente cambiato. Le battaglie a turni ora permettono di spostare i membri del gruppo in modo simile a quanto visto nei Valkirye Profile, ed è necessario posizionare i propri guerrieri accuratamente per colpire i nemici. Il sistema nel complesso ci è sembrato piuttosto semplice: i personaggi dispongono di vari tipi di attacchi, e guadagnano Skill Points per ogni azione eseguita. L’esecuzione di un comando consuma il turno, e il movimento è possibile solo in un’area limitata da un cerchio blu. Gli attacchi consumano la guardia del nemico e possono mandarlo in uno stato chiamato Guard Break, che ne abbassa brutalmente le resistenze. Accumulare Skill Points permette di usare l’Hard Drive Divinity Mode, una forma potenziata a tempo. Il mondo di gioco è esplorabile in una classica visuale dall’alto con zone ben definite. Distinguere gli eventi è facile grazie a delle iconcine (simili agli avvisi di Facebook) che indicano la possibilità di svolgere una missione. Certe quest si sbloccano migliorando la propria relazione con specifici personaggi tramite il Chirper, una specie di chat automatica con la quale si possono contattare gli NPC. C’è anche una gilda che assegna compiti vari, per chi preferisce scoprire le missioni in modo più semplice. Il tutto risulta abbastanza studiato, e ha del potenziale, anche se nella nostra prova non abbiamo potuto esplorarlo molto a fondo. 

Più che per la giocabilità però il gioco brilla per le gag folli, visto che nel mondo di Gameindustri le assurdità abbondano. Volete un esempio? Keiji Inafune è un loquace residente del vostro quartier generale, e alcuni attacchi avanzati lo vedono trasformarsi in una spada e utilizzare un possente laser sparato dalla bocca. Vorremmo elencarvi altri esempi, ma crediamo che questo sia più che sufficiente. Se amate l’umorismo demenziale proveniente dal Giappone, avrete di che divertirvi, nonostante la storia sembri già piuttosto ricca di clichè, e non molto interessante.

L’importante è essere belli dentroIl comparto tecnico di Hyperdimension Neptunia Mk2 è scarso, c’è poco da girarci attorno. Il gioco ha modelli tridimensionali cartooneschi, ma poco dettagliati e le texture sono estremamente semplici (nei pochi casi in cui sono più complesse risultano sgranate). Persino le animazioni sono un po’ legnose. Lo stile anime del gioco potrebbe comunque stuzzicare qualche fan. Il sonoro è più che passabile, ma il doppiaggio inglese è davvero forzato in molti casi, inoltre moltissimi dialoghi non sono parlati.

– Completamente folle

– Si può usare Keiji Inafune come una spada

– Il sistema di combattimento ha del potenziale

Hyperdimension Neptunia Mk2 è un concentrato di follia nipponica in formato J-Rpg. Il titolo è completamente demenziale e il sistema di combattimento sembra avere del potenziale. Vedremo se nella sua forma completa queste qualità basteranno a superare le mancanze tecniche, e a valorizzare la natura “stramba” del sistema di gioco.