Recensione

Hitman: Absolution

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a cura di Pregianza

Tra gli action in terza persona gli Hitman sono una bestia rara. Ibridi da sempre, i titoli della saga di IO Interactive presentano un gameplay profondamente unico e costringono a un approccio ragionato sempre più atipico nel gaming odierno. 
Negli anni questa peculiare natura ha reso i giochi dell’agente 47 una sorta di “cane sciolto” del genere, gli ha permesso di ottenere una fanbase fedele e appassionata, e ha riscosso molteplici elogi anche tra la critica, conquistata da meccaniche più raffinate e complesse della media. 
Seppur lodate, tuttavia, le avventure dell’assassino perfetto non sono mai state premiate con l’eccellenza all’unanimità, poiché sempre scheggiate da qualche imperfezione. Una macchia che però non ha mai spaventato i ragazzi di IO Interactive, capaci di migliorarsi anno dopo anno e in particolare di sorprendere gli appassionati con la loro ultima opera: Hitman Absolution
Il gioco è stato presentato in più occasioni, ed è riuscito a infiammare le aspettative con il suo comparto tecnico curato e l’apparente evoluzione della già solida giocabilità. Dopo aver sbavato sopra ai trailer e alle demo per mesi, siamo finalmente riusciti a metterci le mani sopra. Preparate il silenziatore, c’è gente da uccidere.
Una promessa è una promessa
Hitman: Absolution è la continuazione diretta di Blood Money. Grazie ai piani di Diana Burnwood, 47 è riuscito a scampare quasi per miracolo alla morte durante la sua ultima missione. L’impassibile assassino non sa però di dovere la vita alla sua compagna di mille uccisioni, e viene incaricato dall’Agenzia di eliminarla, visto che la donna è ormai ritenuta una traditrice. Comincia così una catena di eventi che porterà il sicario a doversi occupare di una giovane ragazza di nome Victoria, legata a doppio filo all’Agenzia e più simile al protagonista di quanto si possa immaginare.  
Saremo cristallini, la trama di questo Hitman è tutt’altro che sorprendente. Le vicende narrate non contengono grossi colpi di scena, e avanzano in modo semplice e lineare. Si viene principalmente catturati dal carisma dei personaggi, vero motore trainante degli eventi e molto ben caratterizzati, e dall’ottima regia delle scene animate, a tratti quasi Tarantiniana. Certo, non tutto è perfetto. I cattivi tendono a seguire un po’ troppo la linea del “nemico sadico e sudicio senza scrupoli”, e gli sviluppatori hanno a tratti esagerato con i primi piani durante le cutscene, ma il risultato complessivo è comunque più che buono. 
Mille modi per morire
L’anima del titolo è ancora una volta il gameplay, elemento su cui gli sviluppatori hanno lavorato con una certa enfasi. I fondamentali alla base sono gli stessi visti in passato, con il nostro “eroe” impegnato in una serie di missioni a obiettivi superabili in più modi, ma le finezze e le possibilità sono aumentate a dismisura. In pratica ogni mappa di Hitman: Absolution è un ambiente sandbox popolato da numerosissimi npc, tutti dotati di specifiche routine comportamentali. Quando dovrete togliere di mezzo qualcuno, il metodo migliore per farlo sarà esaminare attentamente l’ambiente circostante, osservare le sue mosse e agire di conseguenza. 
L’uso delle armi non è proibito, 47 è pur sempre un killer professionista in grado di fare una strage in pochi secondi, ma i programmatori lasciano intendere di continuo durante la campagna che il loro lavoro non va superato a mitra spianato. Ogni compito ha infatti numerosi obiettivi multipli, legati ai contratti e agli oggetti ritrovabili. Più vittime evitabili eliminerete, minore sarà il vostro punteggio, mentre verrete premiati abbondantemente quando riuscirete a uccidere un bersaglio designato in modo creativo. 
Proprio questo è il punto su cui IO Interactive ha lavorato di più: avrete decine di possibilità per superare un livello analizzando i comportamenti dell’intelligenza artificiale. Un lord del crimine di Chinatown con la passione per le droghe e le belle auto può venir avvelenato travestendosi da pusher, o fatto a pezzi con un esplosivo ben piazzato sotto alla sua supercar dopo aver fatto scattare l’allarme. Un membro di una gang con la passione per le belle donne può venir avvicinato di soppiatto nella stanza della sua ragazza, o semplicemente eliminato con un colpo in testa da una zona nascosta, e così via. Le zone interattive vengono indicate grazie al comodo sistema dell’istinto, attivabile da 47 per scoprire indizi nelle mappe e sapere sempre dove si trovano i suoi obiettivi. L’istinto non è poi semplicemente un aiuto che facilita le uccisioni, è una risorsa inestimabile in una miriade di situazioni. Il protagonista è un maestro nell’arte del travestimento e dopo aver stordito o ucciso un npc può indossarne gli abiti in un istante. Farlo garantisce di passare inosservati in specifiche locazioni, a patto di tenere le distanze dai colleghi dell’ex possessore del vestito, che potrebbero riconoscervi. La barra dell’istinto potrà venir consumata per impedire a questi individui di avere dei sospetti, e ricaricata a forza di eliminazioni silenziose e altre azioni contestualizzate. Non pensate ad ogni modo di poterne abusare, si consuma rapidamente e molte zone saranno così piene di vostri “colleghi” da costringere comunque a muoversi con cautela. 
Il sesto senso di 47 tornerà utile anche a coloro che decideranno di affrontare il gioco brutalmente, poiché rende utilizzabile una tecnica chiamata Tiro Rapido che rallenta il tempo e facilita di molto l’esecuzione di headshot multipli. Per i fanatici dello stealth, infine, la risorsa mostrerà i movimenti futuri delle persone nelle vicinanze, garantendo di spostarsi in sicurezza.
La fusione di elementi stealth, zone interattive, sparatorie, e attenta osservazione di Hitman: Absolution riesce a tratti a sorprendere, e arriva in certi punti a farlo sembrare una avventura a enigmi. Questo perché le varie strade per superare un livello non saranno sempre cristalline, e anche con l’istinto a darvi man forte sarà necessario tallonare da vicino alcuni bersagli per molto tempo, prima di ottenere il risultato voluto. 
Tale aspetto del prodotto è paradossalmente sia la sua più grande forza che la sua maggiore debolezza. Da una parte i giocatori veterani apprezzeranno senza ombra di dubbio la complessità delle situazioni, e la pazienza necessaria a uscirne a testa alta, ma dall’altra le missioni potrebbero venire a noia a un utente meno smaliziato, desideroso di avanzare nella campagna senza dover attendere per un quarto d’ora che il proprio obiettivo decida di compiere una determinata azione. Il problema per l’utenza media viene aggravato dalla notevole difficoltà dell’opera IO Interactive, che riesce a essere discretamente impegnativa anche in normal, a causa di alcune scelte di sviluppo. Nelle missioni avrete checkpoint piuttosto radi, e la possibilità di salvare una singola volta in rarissime postazioni fisse da attivare. I salvataggi limitati renderanno alcune missioni piuttosto frustranti per i neofiti, costringendo più e più volte a ricominciare una serie di uccisioni dall’inizio a causa di piccoli errori di valutazione. Non che non sia possibile far placare le acque una volta scoperti, ma non sempre basterà trovare un nuovo travestimento o nascondersi per risolvere i guai, e potreste ritrovarvi circondati da dozzine di uomini armati pronti a bucherellarvi in men che non si dica. Pensate sia roba da poco? Considerate allora che i bersagli seguono pattern specifici a tempo azzerati ad ogni checkpoint, e che quindi potreste fallire un compito dopo una lunghissima attesa, solo per poi dover rifare tutto da capo. Le soluzioni adottate tengono sicuramente sulle spine, ma avremmo preferito comportamenti più dinamici da parte degli avversari, o una I.A. leggermente più guidata verso le scelte compiute dal giocatore, almeno alle difficoltà minori. Un’altra piccola pecca è lo squilibrio tra il numero di possibilità offerto dalle missioni, alcune delle quali regalano meno alternative rispetto ad altre, sminuendo leggermente l’ottima struttura congegnata dalla software house danese.
Parlando di difficoltà, è il caso di citare quelle più avanzate, assolutamente da evitare per i deboli di cuore. Alzando il livello di sfida si limita terribilmente l’utilità dell’istinto di 47, che si consuma molto più rapidamente e non offre indizi visivi. Non parliamo poi della terribile difficoltà purista, completamente priva di aiuti, indizi o indicatori a parte il vostro mirino, senza abilità legate all’istinto, e ricca di nemici capaci di eliminarvi prima che possiate anche solo pensare di tirar fuori la pistola. Un’opzione davvero per i puristi, non c’è che dire, il cui inserimento abbiamo apprezzato parecchio.
Nel complesso il gameplay ci ha convinto, ma non è riuscito a farlo al 100% a causa delle problematiche citate sopra. Siamo davanti a un titolo certamente apprezzabile dai fan e dagli amanti dell’azione intelligente, eppure a nostro parere sono ancora molti gli elementi migliorabili. 
47? No, Mastro Lindo
Il lavoro fatto dagli IO Interactive a livello tecnico è seriamente degno di lode. Hitman: Absolution non solo è un bel gioco, ma vanta anche alcune tra le ambientazioni più dinamiche e ricche di vite che abbiamo mai visto. Tantissime delle zone visitate da 47 saranno piene zeppe di persone, e non statici manichini senza vita, bensì masse in movimento continuo, che ravvivano alla grande le locazioni. L’effetto è stato ottenuto con un sapiente uso di routine scriptate e I.A. reattiva, la cui unione rende lo svolgersi delle missioni prevedibile dopo alcune ripetizioni, ma allo stesso tempo molto dinamico a seconda delle azioni compiute. Tale aspetto aumenta a dismisura la rigiocabilità del titolo, coadiuvato dai tanti obiettivi a punti e specialmente dalla curiosa modalità online chiamata Contracts, che permette ai giocatori di settare bersagli durante le missioni della campagna e di guadagnare denaro con cui sbloccare armi ed equipaggiamento. 
Qualche singhiozzo a livello tecnico c’è, e si notano problemi di interpolazione poligonale e qualche momento di ilarita dovuto alla risposta della cpu alle vostre azioni. Nulla di cui aver troppa paura insomma.
Notevolissimo il sonoro, con doppiaggi di qualità impeccabile in lingua inglese (ci sono alcuni nomi di prestigio nel cast originale). Il doppiaggio italiano è di buon livello, ma abbiamo notato ancora una volta dei problemi di sincronizzazione tra labiale e parlato. E’ un problema sempre più diffuso, che stupisce davvero in produzioni di questo calibro e di cui non ci capacitiamo. 
Difficile valutare la longevità del titolo, considerando che le missioni possono durare pochi minuti o un’eternità a seconda dell’approccio scelto. Noi ci abbiamo messo una decina di ore a completare il tutto, ma la durata può aumentare esponenzialmente tra rigiocabilità dei livelli e Contracts.

– Gameplay intelligente e ponderato, che offre grande libertà d’azione

– Elevato livello di sfida alle difficoltà maggiori per i puristi

– Graficamente lodevole, ricco di ambientazioni vive e pulsanti

– Buona rigiocabilità

– La strutturazione del gameplay non convince al 100%, e non mancano gli elementi migliorabili

– Qualche singhiozzo tecnico e bug

– Alcuni livelli offrono scelte limitate

8.5

Hitman: Absolution è con ogni probabilità il miglior capitolo della serie creata dagli IO Interactive. Questo titolo rispetta le radici dell’agente 47, ma presenta una struttura evoluta e complessa, che dona grande libertà di scelta al giocatore e verrà apprezzata sicuramente dai fan di lunga data dell’assassino e dagli utenti veterani. E’ un gioco che non fa sconti, ed è certamente degno di rispetto, tuttavia qualche elemento del sistema non perfettamente riuscito, e la presenza di fattori ancora affinabili gli impediscono di raggiungere l’eccellenza. Resta comunque un acquisto consigliatissimo a tutti gli amanti degli action ibridi, specialmente quelli che desiderano mettersi alla prova.

Voto Recensione di Hitman: Absolution - Recensione


8.5