Recensione

Hey! Pikmin

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In concomitanza con l’arrivo sul mercato di New Nintendo 2DS XL, la grande N punta su due titoli freschi e sbarazzini per accompagnare i caldi mesi estivi dei suoi fan: Hey!Pikmin e Miitopia.
Se del secondo leggerete a breve la nostra recensione, oggi siamo pronti a dirvi cosa pensiamo del primo, dopo averlo sviscerato negli ultimi giorni: dopo l’ottimo terzo capitolo visto su Wii U (e in attesa di una quarta incarnazione su Switch), questo spin off porta anche sui piccoli schermi di 3DS i buffi esserini colorati, stavolta alle prese con un peculiare platform dai ritmi molto sincopati.
Butta la pasta!
Se avete mai provato l’ebbrezza (si fa per dire…) di uscire dal lavoro, chiamare la moglie/compagna/fidanzata/coinquilina per raccomandarvi di buttare la pasta perché eravate in arrivo e con una fame da lupi, solo per poi rimanere bloccati in qualche ingorgo nel traffico, allora sapete esattamente cosa prova il tapino capitano Olimar.
Proprio mentre è sulla via di casa, in attesa di riabbracciare la sua famiglia, si imbatte in un banco di asteroidi che ne danneggia la navicella tanto da costringerlo all’atterraggio di fortuna su un pianeta vicino.
Nella sfortuna, il nostro è comunque abbastanza fortunato, visto che, anziché incontrare alieni assassini ed ecosistemi dannosi per la salute, precipita su un piccolo paradiso terrestre, in cui la vegetazione è rigogliosa e copre la gran parte del pianeta.
Cionondimeno, urge trovare del luminum, ovvero il carburante della sua nave spaziale, se si vuole ricominciare il viaggio verso casa: ecco che, allora, Olimar si avventura dapprima nei dintorni della navetta, e poi sempre più in là, alla ricerca del prezioso minerale.
Dopo pochi passi, il capitrano si imbatte in una manciata di Pikmin rossi, che, inizialmente spaventati dalla sua presenza, sembrano però rispondere al suo fischietto, com’è sempre stato per i variopinti esserini: di qui, come da tradizione Nintendo, si srotola pian piano un intreccio leggero, appena accennato, utile più che altro a spingere il giocatore ad esplorare i numerosi livelli di gioco da cima a fondo.
Il taglio dei dialoghi (interamente sottotitolati in italiano, in assenza di parlato), il livello di difficoltà e l’aspetto visivo tradiscono immediatamente il target della produzione, che comunque non impedisce anche ai più stagionati di rilassarsi in compagnia del loro tenero esercito di Pikmin: solo, non aspettatevi sceneggiature da Oscar e personaggi ben delineati, perché la saga non ne ha mai avuto bisogno, e il prodotto Arzest non rappresenta un’eccezione alla regola.
Strategia in due dimensioni
Il gameplay alla base di Hey!Pikmin rappresenta un curioso ibrido tra un platform bidimensionale classico, tarato peraltro su ritmi abbastanza sincopati, e una sorta di strategico in tempo reale semplificato, in cui utilizzare al meglio il piccolo esercito di Pikmin a disposizione, che comunque non raggiunge mai le dimensioni dei capitoli regolari della saga: negli stage in cui non ne abbiamo persi, abbiamo contato una ventina scarsa di Pikmin al massimo nel nostro codazzo, il che restituisce l’idea di profondità generale del prodotto.
Il giocatore inizia ogni livello (con qualche eccezione sparsa lungo il percorso) senza Pikmin, reperendoli strada facendo con un accorto uso del proprio fischietto: i punti di spawn degli esserini sono molteplici per ogni stage, così da non lasciare mai senza “manodopera” anche gli utenti meno accorti, che hanno lasciato indietro qualche alleato o lo hanno lasciato in pasto ai numerosi, strambi animali che popolano il pianeta in cui hanno luogo le vicende.
Il Capitano Olimar non è dei più atletici ed è alquanto limitato nei movimenti, per non parlare della totale inutilità in combattimento: incapace di saltare, inerme dinanzi agli animali di cui sopra, egli si affida ai suoi Pikmin per ogni azione, dalle più semplici, come recuperare Luminum fuori dalla sua portata, all’attacco indiscriminato contro i nemici.
Il sistema di controllo si comporta generalmente più che bene, consentendo di muovere Olimar con lo stick analogico e di impartire gli ordini ai Pikmin tramite lo schermo tattile, approfittando del fatto che, in assenza di funzionalità 3D, entrambi gli schermi possono essere sfruttati per visualizzare l’azione.
Come la maggioranza dei titoli che sfruttano intensamente l’interazione tra pennino e schermo tattile, però, Hey!Pikmin costringe a tenere la console con una sola mano (la sinistra, per i destrorsi) mentre con l’altra si impugna il pennino: questa postura, soprattutto in caso di sessioni di gioco prolungate (nel nostro caso, dopo un paio d’ore) e di presenza di un modello XL, ha causato un certo affaticamento del polso.
In ogni caso, per tutte le ore di test, con un paio di eccezioni legate a delle morti accidentali di Pikmin gettati nelle fauci nemiche, non abbiamo mai trovato il control system scomodo o poco reattivo, con i Pikmin che hanno sempre risposto in maniera soddisfacente ai nostri input.
Oltre al livello di sfida, assente ingiustificato, dobbiamo segnalare, purtroppo, l’assenza del momento “wow”, che gli amanti dei giochi Nintendo (soprattutto dei platform bidimensionali) conoscono bene: il prodotto Arzest, come d’altronde Yoshi’s New Island che lo aveva preceduto, non riesce mai a spiccare quel balzo di qualità in termini di level design e varietà delle situazioni proposte che lo eleverebbe nel novero dei migliori esponenti del genere su 3DS.
Il design dei livelli si difende benone, ma non riserva mai sorprese davvero inattese, tanto quanto i poteri dei Pikmin sono sfruttati in maniera poco incisiva, assottigliando la differenza tra di loro: anche solo limitando l’analisi alle prime due tipologie incontrate durante l’avventura (quelli rossi e quelli gialli), si nota come lanciandoli contro i nemici si ottengano grossomodo gli stessi risultati, sebbene i primi dovrebbero essere più forti e quindi delegati al combattimento.
Probabilmente questa soluzione è stata adottata per evitare di incorrere in situazioni in cui il giocatore, persi numerosi Pikmin di un singolo colore, è impossibilitato a proseguire lo stage, ma il risultato è che la profondità strategica dei titoli principali rimane un lontano ricordo.
In compenso, Hey!Pikmin è uno dei giochi più rilassanti e sognanti ad aver mai graziato il doppio schermo di 3DS, ideale dopo una giornata faticosa o quando, dopo una brutta notizia, si cerca di isolarsi in un mondo altro: l’importante è non aspettarsi nulla di particolarmente complesso ed accontentarsi di esplorare gli stage e collezionare tutti gli oggetti nascosti.
Due schermi mai così belli
Sorprendentemente, vista l’età dell’hardware ospite, l’aspetto tecnico rappresenta di sicuro quello che ci ha convinto di più: la cura per i modelli, il comparto animazioni (adorabili quelle dei Pikmin, in particolare) e una palette cromatica viva e colorata fanno di Hey!Pikmin uno dei titoli 3DS più belli da vedere degli ultimi mesi.
Arzest ha utilizzato sapientemente lo spazio concesso dal doppio schermo delle console della famiglia 3DS per offrire mostri decisamente grandi, ambientazioni avvolgenti e fondali ricchi di dettagli, anche se il prezzo da pagare per quest’abbondanza risiede nell’assenza di supporto alla tridimensionalità, non casuale se si pensa che il titolo accompagnerà, come anticipato, il lancio di 2DS XL, console sprovvista della tecnologia stereoscopica.
La colonna sonora, come d’altronde la parte narrativa, si limita ad accompagnare l’azione a schermo senza particolari spunti, agendo più come piacevole sottofondo, intervallata dagli esilaranti versi dei Pikmin, che come protagonista della scena.
La durata complessiva non è al livello delle migliori produzioni Nintendo, ma va detto che moltissimi degli stage si prestano ad essere rigiocati sia per trovare tutti gli oggetti segreti nascosti tra le pieghe del level design sia perché per attivare determinati passaggi è necessario un numero minimo di Pikmin, che potrebbe essere pregiudicato da banali errori di distrazione, costringendo così a giocare lo stage una seconda volta (o ad utilizzare un amiibo in soccorso).
A proposito di amiibo, chiosa finale per quello dedicato al titolo, che raggiunge livelli di tenerezza fuori parametro.

Ideale per grandi e piccini…

Visivamente molto gradevole

Uno dei titoli più rilassanti del catalogo 3DS

…e quindi estremamente facile

Manca il guizzo dei migliori titoli Nintendo

Poco da fare al di là della campagna

7.0

Pur non essendo al livello né dei migliori esponenti del franchise di appartenenza né dei migliori platform in due dimensioni presenti nella nutritissima libreria delle console portatili Nintendo, Hey!Pikmin si rivela particolarmente indicato a chi cerca un gioco rilassante, incentrato sull’esplorazione e su ritmi di gioco lenti e ragionati.

La scarsa longevità complessiva e il basso livello di difficoltà sono controbilanciati da una cosmesi molto graziosa e dalla grande accessibilità del prodotto, godibile soprattutto dai più giovani ma ideale per una serata rilassante anche per tutti coloro che mangiano videogiochi da parecchi anni.

Ci aspettiamo dal prossimo titolo Arzest un salto di qualità decisivo da parte di questa software house.

Voto Recensione di Hey! Pikmin - Recensione


7