Recensione

Haunt

Avatar

a cura di Slice

La periferica di movimento Microsoft, fin dal suo annuncio, aveva ricevuto moltissime critiche da parte di quell’utenza, detta hardcore, per via della sua natura estremamente casual e poco matura, facendo intimorire i supporter della console americana che vedevano lentamente la loro amata cambiare faccia e obbiettivi, avvicinandosi più al concetto trasmesso da Nintendo Wii. Microsoft dal canto suo ha risposto a questi dubbi presentando diversi titoli che andassero a stuzzicare la fantasia e la voglia delle frange più fondamentaliste. Tra i diversi giochi rivelati, aveva fatto capolino anche questo Haunt, titolo che prometteva una struttura di gioco estremamente libera, condita da location di gioco lugubri e tendenti all’horror. Dopo un lungo periodo di anonimato, il titolo – sviluppato tra l’altro da Masaya Matsuura, padre putativo di Parappa the Rapper – è rispuntato fuori sotto forma di live arcade e con un’impostazione di gioco palesemente diversa che, purtroppo, strizza in maniera concreta l’occhio ai prodotti per bambini o adolescenti.

Allunghiamo una mano al fantasmaLa nostra affermazione trova conferma dopo pochissimi minuti di gioco, ma andiamo con ordine. La storia narra del protagonista del gioco – senza nome e volto, impersonato da noi stessi per immedesimarci ancora di più nell’esperienza – che dopo una rovinosa caduta con conseguente svenimento, si ritrova all’interno di questo castello/dimora, con una torcia come unica amica, fondamentale per illuminare la strada di questi pericolosissimi meandri.Sin dalle prime battute di gioco, faremo conoscenza anche di Benjamin, un personaggio che per via di una maledizione si ritrova costretto a vagare per i quadri del luogo. In procinto di sperimentare una sorta di macchina elettrica che rompa questo incantesimo, ci chiederà un aiuto in cambio della nostra libertà. Lo strumento però necessità di quattro “fiasche”, di cui una posseduta da noi e le altre tre rubate da altrettanti fantasmi particolarmente dispettosi.Sin da questi accenni di trama si capisce come il titolo abbia virato verso un audience decisamente più giovane, con una storia di fondo sicuramente più leggera e che punta a far leva su quegli elementi horror classici come  le case infestate dai fantasmi, quadri parlanti e le classiche armature animate. La stessa realizzazione tecnica, come vedremo più avanti in maniera approfondita, supporta questa tesi utilizzando uno stile grafico decisamente cartoon e che si avvicina molto a quanto visto in serie come Scooby Doo, trattando in maniera molto leggera e quasi divertente l’occulto.Il titolo a conti fatti è un action-adventure in prima persona che ci vedrà impegnati nell’esplorare questa immensa dimora stando molto attenti a salvarci la pellaccia da tutti i pericoli disseminati al suo interno. La torcia servirà come indicatore per scegliere la direzione in cui dirigere il nostro personaggio, all’interno di stanze e corridoi, mentre basterà camminare sul posto per farlo muovere. Il level design è molto semplice e le varie stanze in cui ci inoltreremo saranno rese vive da una serie di strani eventi, dando inoltre l’occasione al giocatore di interagire con numerosi oggetti posti all’interno di questi luoghi. Tutto si può dire tranne che gli sviluppatori non abbiamo cercato di sfruttare a pieno, integrandola completamente nell’economia del gioco, la periferica di movimento. Tra schivate improvvise di armature possedute, scontri ectoplasmici con fantasmi decisamente dispettosi e la possibilità di risolvere qualche piccolo puzzle utilizzando il nostro corpo, il giocatore si troverà nettamente coinvolto all’interno dell’avventura. Sulla distanza però il gameplay ha portato a galla alcuni dei limiti di Haunt: in primis, una certa ridondanza nei movimenti e nelle azioni da compiere, e in seconda battuta una difficoltà di gioco estremamente semplice che rende decisamente molto basso il livello di sfida per qualsiasi giocatore smaliziato, portando il gioco ad essere decisamente più adatto ad un pubblico giovane ed inesperto.

Piccoli brividiIl titolo ad ogni modo, nonostante la sua semplicità, riesce a sfruttare in maniera più che soddisfacente le caratteristiche di Kinect, grazie anche alla perfetta calibrazione della periferica, capace di rispondere in maniera estremamente efficace ai movimenti del giocatore. Sintomo questo di un’ottima programmazione da parte degli sviluppatori. Schivare, colpire e risolvere puzzle avviene in maniera altamente naturale, anche se bisogna sottolineare come il gioco sia molto permissivo per quel che concerne la velocità con il quale devo essere eseguito, contribuendo così ad abbassare ulteriormente il livello di sfida. Tutto questo sfocia in un’esperienza estremamente breve in cui raramente vedremo la nostra vitalità – una barra che indica quante volte possiamo essere colpiti dai fantasmi o sbagliare – raggiungere lo 0, complice anche una consistente quantità di gemme ristoratrici presenti nei vari arredi delle casa. Tirando le somme un giocatore già esperto porterà a conclusione l’avventura in tre ore scarse. Troppo poco, persino per un arcade.Sotto l’aspetto estetico, come dicevamo, gli sviluppatori hanno optato per uno stile molto semplicistico con tratti leggeri che si avvicinano molto al fumetto. Questo probabilmente, è un altro di quegli aspetti che ci indicano l’estrema leggerezza con cui viene trattato l’argomento e soprattutto il target a cui il gioco cerca di riferirsi. Proprio seguendo questa linea guida, troviamo assolutamente inconcepibile che il gioco non abbiamo una completa localizzazione in lingua italiana, ma si affidi unicamente ai sottotitoli che seppur ben fatti, non aiutano di certo il giovane giocatore a seguire perfettamente le fila dell’esile ma fondamentale trama. Tirando le somme quindi Haunt è un titolo onesto che se affiancato ad un target giovane, riesce anche ad esprimersi in maniera consistente ed efficace. Rimarrà ovviamente l’amaro in bocca per quello che sarebbe dovuto essere il progetto iniziale, ma tutto sommato il titolo non si può bocciare, ma al contrario, consigliare a chi ha fratelli piccoli o figli giovani che amano le storie di paura, per dargli la possibilità di viverne una tutta in prima persona.

– Divertente e spensierato

– I movimenti con Kinect sono catturati molto bene

– Storia carina

– Qualsiasi giocatore esperto lo troverà estremamente banale.

– Longevità e difficoltà tarate verso il basso

– Manca la localizzazione in lingua italiana per l’audio

6.5

Haunt è un titolo indirizzato ad un pubblico molto giovane. Nonostante alcuni limiti evidenziati nella recensione nel complesso il progetto funziona in maniera più che sufficiente e nella breve esperienza di gioco che il titolo regala, riesce comunque a divertire. Cosa fondamentale per un videogioco.

Voto Recensione di Haunt - Recensione


6.5