Recensione

Guwange

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a cura di Antony

Il titolo sviluppato da Cave Co Ltd. è sicuramente un caposaldo di un genere, lo sparatutto bidimensionale, che purtroppo ha visto pian piano scemare interesse da parte del pubblico, soprattutto occidentale, in favore di produzioni in tre dimensioni focalizzate sempre più sull’esperienza complessiva di gioco che sull’effettivo gameplay. Sviluppato da Cave e rilasciato nelle sale giochi Giapponesi nel 1999, Guwange vede qui per la prima volta un trasposizione su console, purtroppo solo in versione digitale, ma disponibile in tutti gli store Xbox Live del globo, fortuna non riservata a molti altri titoli confinati nella terra del Sol Levante.

Giappone feudale e ShikigamiGuwange è uno shoot’em up, sparattutto in due dimensioni, catalogato nel sottogenere danmaku (in occidente bullet hell). Quest’ultimo appellativo è ben più che rappresentativo: basteranno infatti pochi secondi dall’inizio della partita per essere inondati da un’infernale pioggia di proiettili. D’altro canto, anche il nostro personaggio risponderà a dovere, sparando contro i nemici innumerevoli colpi, incrementabili in danno e quantità durante il progresso della partita. La peculiarità di questa produzione risiede però nell’ambientazione scelta e anche in piccole novità apportate al rigido schema del genere. Ci troviamo in Giappone durante il periodo Muromachi, il quale va dal 1336 al 1573, dove indosseremo i panni di uno dei tre protagonisti selezionabili, sicché, rigorosamente a piedi, percorreremo gli stage straripanti di avversità di ogni tipo. La differenziazione dei nostri alter ego è essenzialmente stilistica, modificando minimamente il gameplay, ma sempre una scelta dovuta, soprattutto ai fini della rigiocabilità dello stesso. Oltre a sparare centinaia di colpi e tentare di non essere colpiti dal fuoco nemico, premendo il secondo tasto di fuoco, evocheremo uno spirito guida, lo Shikigami, il quale potrà essere controllato dal giocatore, potendo così muovere ben due personaggi contemporaneamente. Un eccellente espediente, se non che apre a ben due effetti collaterali: il primo è la riduzione della velocità di movimento, il secondo è il raddoppiamento della possibilità di essere colpiti. Come ogni shmup che si rispetti, il tutto ruota unicamente attorno al punteggio. Lo scopo del gioco non è dunque portare a termine i livelli, compito tra l’altro esimio vista la durata complessiva di circa 30 minuti e le vite infinite, bensì incrementare a dismisura il contatore, affinché si giunga ad un dignitoso posto nella classifica mondiale o di amici su Xbox Live. Per far ciò dovremo sempre tenere sott’occhio il contatore in alto a sinistra, sterminando i nemici in rapida successione, senza lasciar scorrere troppo tempo tra uno e l’altro, andando così a mantenere stabile il moltiplicatore. L’unica risorsa in extremis sarà la bomba: neutralizzerà ogni minaccia per qualche secondo, ma si rivelerà controproducente ai fini del punteggio, quindi da usare con cognizione di causa. A differenza di uno space shooter, dove lo spazio di manovra è l’intero schermo, qui dovremo percorrere sentieri prestabiliti, seguendo strade, scale e tetti, dovuti appunto al nostro stato di appiedati: caratteristica non di poco conto per gli amanti del genere, i quali troveranno una più che buona deviazione alle “regole non scritte” a cui tutti gli sviluppatori si appellano. Alla fine di ogni livello ci aspetterà un boss pronto a tutto per non farci passare al successivo: qui le regole cambiano ad ogni situazione, andando a modificare i tempi per l’incremento del moltiplicatore stesso. Questo “elementare” meccanismo, ma se ne potrebbe discutere per pagine, potrà spingere a livelli infiniti la rigiocabilità e la longevità di un titolo, che altrimenti, durerebbe l’estasi di un pomeriggio, per poi essere frettolosamente accantonato. Infine il consiglio è di munirsi di uno stick apposito per godere al meglio tutte le caratteristiche di questa piccola perla videoludica.

It was twelve years ago today…..

Il pacchetto disponibile su Xbox Live comprende la versione arcade originale (trasposizione praticamente perfetta del cabinato), quella Xbox 360 (caratterizzata da un sistema di controllo differente, che rende tutto più semplice grazie all’utilizzo de due stick analogici del pad), e la Blue Mode (difficoltà generale aumentata, non per neofiti). La modalità coop è possibile sia in locale che online, con amici o utilizzando il matchmaking, purtroppo c’è da dire con scarsissime possibilità di trovare una partita aperta. Sotto il profilo tecnico, ci troviamo ad ammirare un piccolo paradiso in movimento, fatto di sprite disegnati a mano e libero da qualsivoglia tridimensionalità. Guwange, è bene ricordarlo, uscì ben 12 anni fa, quindi possiamo solo elogiare un così artigianale e minuzioso lavoro. Le musiche composte sono anch’esse indimenticabili, collidono perfettamente con il tema e l’ambientazione: orecchiabili e frenetiche, riusciranno a risuonare nella nostra testa anche dopo una sola seduta. Una gioia per gli occhi e per le orecchie. Molti avrebbero preferito un restyiling estetico, magari in una versione separata, sulle orme della Blue Mode, ma sinceramente non se ne sente la mancanza: il piatto risulta prelibato anche così. Inoltre è ben ricordare il prezzo richiesto per questo tuffo nel passato, solo 800 Microsoft Point (circa 10 euro), motivo in più per cedere alla tentazione del revival. Senza remore, è un titolo imperdibile per gli appassionati della vecchia scuola, i quali sapranno ben distinguere i pregi e i difetti di una produzione che anche dopo molti anni riesce a far rivivere il motivo stesso della nascita di questa nostra passione: la sfida dell’uomo contro la macchina, qui messa in scena con un livello di difficoltà in grado di fornire grattacapi anche ai giocatori più navigati.

– Conversione perfetta da Arcade

– Ambientazioni suggestive

– Se capito, immersivo e assuefacente

– Non può piacere a tutti

– Nessuna nuova modalità

– Può stancare presto

7.5

Guwange è uno shooter in 2D abbastanza classico, laddove le ambientazioni e qualche succosa variante nel gameplay non lo faranno di certo digerire a chi il genere non lo ha mai sopportato. La difficoltà è elevata e tecnicamente parlando siamo rimasti fermi alla seconda metà degli anni ’90, con sprite e fondali disegnati a mano, splendore o orrore a seconda di chi sta guardando. Il prezzo è accessibile, solo 800MP, più che accetabile per una perfetta conversione da arcade.

Voto Recensione di Guwange - Recensione


7.5