Recensione

Grow Up

Avatar

a cura di Mapaan

Negli ultimi anni, Ubisoft ha sempre dimostrato un discreto interesse nella produzione di titoli a budget minore, in grado di rimpinguare il proprio catalogo digitale; basti pensare all’ottimo Child of Light o all’atipico progetto narrativo Valiant Hearts. Poco più di un anno fa, ecco arrivare su PC e Playstation 4 Grow Home: nato inizialmente come un piccolo progetto “tra amici”; una vera e propria tech demo sviluppata – e destinata per un rilascio esclusivamente interno – da Reflections (team acquistato nel lontano 2006 dal colosso francese), trasformata in un titolo completo soltanto in un secondo momento. Nessuno dunque si sarebbe mai potuto aspettare che il piccolo robot BUD avrebbe avuto, con la sua prima avventura, un successo tale da garantirgli un seguito; invece, durante la conferenza tenuta da Ubisoft all’E3 di quest’anno, viene ufficialmente annunciato Grow Up. Cerchiamo di capire insieme se questo sequel sia riuscito a trasformare delle idee parecchio interessanti, ma sviluppate soltanto parzialmente, in qualcosa di maggiormente tangibile da un punto di vista prettamente ludico.  
La Seconda Avventura di BUD
Durante una missione esplorativa, l’astronave del piccolo robot BUD (Botanical Utility Droid), finisce in pezzi in seguito a un incidente imprevisto. L’obbiettivo del vostro rosso personaggio sarà proprio quello di recuperare i diversi pezzi di MOM – questo il nome della poco fortunata astronave – sparsi su diversi planetoidi ricchi di flora e fauna. Esattamente come Grow Home, anche in questo caso la semplicità è il punto di forza dell’esperienza; dunque, la base di partenza non cercherà mai di cambiare in alcun modo e infatti, narrativamente parlando, il gioco non fa nulla per far sì che il tutto possa variare o entrare nello specifico: si tratta di una semplice avventura acrobatica che vede protagonista un “giardiniere” galattico. È chiaro come il titolo voglia puntare tutto sul gameplay, facendo scivolare il resto in secondo piano; lo comprendiamo e considerata la natura del gioco, concordiamo per larga parte, ma la sensazione è che sarebbe bastato giusto qualcosina in più per rendere possibile affezionarsi almeno al personaggio principale, che a parte qualche simpatica animazione mostra davvero poco altro di caratteristico. Un titolo leggero e coloratissimo come questo avrebbe potuto mostrare qualche spunto in più per cercare di dare una certa rilevanza a BUD, non necessariamente utilizzando delle classiche tecniche narrative invasive ma puntando magari su altro: Grow Up, ad avventura conclusa, a nostro avviso lascia fin troppo poco al giocatore.  
Esplorazione 
Il titolo Ubisoft Reflections si presenta sostanzialmente come un Grow Home 2.0, tanto nell’aspetto artistico, quanto nel gameplay. Poche sono infatti le cose realmente cambiate dal primo capitolo, e purtroppo è dura constatare come BUD tenda ancora a muoversi in modo poco convincente… diciamo così, per non utilizzare termini più “forti”. Il sistema di controllo dà ancora qualche problema e le animazioni procedurali non sono migliorate di una virgola, creando diversi grattacapi per l’intera durata della vostra avventura. In quest’ottica, vanno a concatenarsi a tale situazione poco ottimale anche il vecchio problema di una telecamera folle e quello di un sistema della fisica non proprio brillante in più di qualche occasione. 
Tali difetti si notano in particolar modo durante le scalate, in cui vi capiterà di precipitare, non esattamente per colpa vostra, costringendovi a dover ricominciare da zero la fase di climbing. Dispiace dunque notare come sia stato fatto pochissimo per migliorare certi aspetti, perché l’idea di base del gioco continua ad essere interessante e sarebbe bastato dare ascolto ai diversi feedback dell’utenza per migliorare il tutto; appare chiaro insomma come gli sviluppatori abbiano messo da parte i lavori di perfezionamento, mostrando una certa pigrizia, probabilmente involontaria; così purtroppo, Grow Up va a definirsi più come un DLC del primo e non come un prodotto inedito. Il gioco presenta fortunatamente un lavoro di ben altra fattura nelle inedite abilità a disposizione: adesso BUD è capace, ad esempio, di diventare una vera e propria sfera, velocissima e scattante, in grado di rotolare e rimbalzare un po’ ovunque, rendendo maggiormente dinamico lo spostamento nei diversi settori della mappa di gioco; in più, oltre il jetpack iniziale sarà possibile sbloccare anche un paracadute e una speciale modalità aliante. 
Nonostante semplifichino fortemente parecchie sezioni dell’avventura, e pur essendo un numero esageratamente limitato, le nuove abilità risultato perfettamente integrate nelle meccaniche di gioco. Per il resto, il gioco si basa tutto sull’utilizzo del Floradex 300, tramite cui potrete far germogliare le piante del gioco con l’aiuto di POD, andando poi a scalare le diverse Star Plant fino al cielo; parliamo sempre di un parziale walking simulator atipico, che cerca di non mantenere il ritmo troppo lento grazie alla presenza di sfide e collezionabili.
Piante Stellari
Esattamente come nel suo predecessore, anche qui risulta fondamentale la Star Plant; un enorme arbusto che rende possibile lo spostamento tra le diverse zone esplorabili e presenti nel cielo. Interessante notare come, con la possibilità di far crescere la pianta (tramite l’utilizzo di specifiche fonti di energia) come si desidera, vada a crearsi una mappa di gioco per nulla banale, tra indefinite quantità di foglie e rami. A trarne maggiore giovamento è infatti il level design, che nonostante punti anche questa volta sulla verticalità, mostra qualche passo in avanti anche nello sviluppo in orizzontale. Tale struttura non ha esclusivamente una certa importanza nel gameplay, ma delinea a 360° quello che Grow Up ha da offrire anche artisticamente: durante la scalata infatti sarà possibile osservare interessanti scorci ed orizzonti; ciò che va a stagliarsi sopra BUD catturerà senza alcun dubbio la vostra attenzione. 
Da un punto di vista stilistico il gioco ha sicuramente qualcosa da dire, e anche grazie alla raccolta dei centosessanta cristalli, di tutte le piante e dei dieci pezzi di astronave sarete spinti all’esplorazione. Quest’ultima fatica di Ubisoft Reflections va sostanzialmente a porsi, in diverse occasioni, come un walking simulator vero e proprio; capace però di diversificare parzialmente l’offerta ludica, cercando di non essere esageratamente ripetitivo per le (poche) ore che servono a completare il gioco. Il vero neo è rappresentato dalla ridondanza estetica dei diversi pianeti in cui muoverete i vostri passi, fin troppo banale e in grado di stancarvi molto presto. Il gioco gira sul motore grafico Unity e la grande peculiarità è data, come per il primo capitolo, dalla proceduralità di animazioni e texture. Ciò detto, al momento, da un punto di vista tecnico, il titolo su console mostra qualche incertezza di troppo, tra bug e cali di frame rate; tuttavia, pare sia già in lavorazione una patch in grado di migliorare la situazione generale.   

– Concept sempre interessante

– Stilisticamente buono

– Nuove abilità ben integrate…

– Persistono i problemi nei controlli

– Qualche incertezza tecnica di troppo

– … ma in generale le innovazioni sono troppo poche

6.5

Grow Up è complessivamente un buon gioco dotato di una propria identità, grazie a un gameplay comunque solido e a un concept di base molto interessante. Tale produzione paga però il suo essere eccessivamente simile al primo episodio; il more of the same si può comprendere, ma fino ad un certo punto, e non bastano le pochissime novità introdotte per dare la sensazione che si tratti realmente di un seguito a 360°. Molti dei difetti riscontrati nella prima avventura di BUD sono ancora presenti, e almeno per il sistema di controllo sarebbe stato lecito aspettarsi un netto e deciso passo in avanti. Da considerare, anche gli inaspettati problemi tecnici riscontrati. Ciononostante, il titolo è assolutamente consigliato a tutti coloro che hanno amato Grow Home.

Voto Recensione di Grow Up - Recensione


6.5