Recensione

Godless, la recensione della serie western prodotta da Steven Soderbergh

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Negli ultimi mesi, Westworld – la serie televisiva statunitense ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy per la HBO – ha riportato le atmosfere western sotto gli occhi del grande pubblico, proponendo di fatto una delle migliori epopee sci-fi per la televisione di sempre. Godless non vuole tuttavia riempire il vuoto lasciato dalla serie con Anthony Hopkins, bensì proporre di fatto una serie ambientata nel Far West nuda e cruda, capace di sorprendere per la sua classicità e stupendo grazie a una cura per i dettagli che ha ben pochi eguali nell’affollato mercato dei progetti targati Netflix.

Potere alle donne
Ideata da Scott Frank, sceneggiatore di Minority Report e del ben più recente Logan, oltre che da Steven Soderbergh, premio Oscar per Traffic (il quale funge anche da produttore esecutivo), Godless è uno spaccato western che si ispira più a serie come Deadwood o a film come Gli Spietati, il tutto per sette lunghissimi episodi da un’ora ciascuno, diretti dallo stesso Frank. Il cast ha dalla sua volti noti e meno noti, tra cui Jack O’Connell, Michelle Dockery, Scoot McNairy, Merritt Wever e Jeff Daniels, involontari protagonisti di una vicenda asciutta e più che mai indirizzata a un pubblico di intenditori: coi troviamo infatti nel New Mexico, pressapoco nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Il fuorilegge Frank Griffin (Daniels) è all’affannosa ricerca di Roy Goode (O’Connell), suo vecchio compagno di merende colpevole – pare – di averlo ingannato. Quest’ultimo si nasconde infatti nella cittadina di La Belle, ospite della vedova Alice Fletcher (Dockery). C’è però una particolarità: il piccolo paese è abitato quasi esclusivamente da donne, e il ben poco affidabile sceriffo Bill McNue (McNairy) ha deciso di lasciare tutto nelle mani dell’altrettanto inesperto vice Whitey Winn (Brodie-Sangster) e di sua sorella Mary Agnes (Wever), ben più tenace e coraggiosa rispetto all’inaffidabile fratello.Netflix mette in mostra un’opera sontuosa e sicuramente ad alto budget, che omaggia alla perfezione le atmosfere dei grandi classici della cinematografia di genere. Coincidenza piuttosto fortuita, specie a seguito dei recenti scandali a sfondo sessuale che hanno travolto Hollywood in queste settimane, notare che Godless mette in scena una vicenda incentrata quasi esclusivamente sul ruolo delle donne in una società violenta e profondamente maschilista. Il classico cowboy dallo sguardo di ghiaccio viene infatti ben presto sdoganato a favore della donzella armata di fucile, capace di amare e odiare allo stesso tempo, specie se con una pistola puntata alla testa. E nonostante di primo acchito la cosa possa risultare straniante per chi mastica Spaghetti Western da generazioni, vi assicuriamo che non è affatto così.
Il linguaggio della pistola
Alice e Mary Agnes si rivelano essere quindi la chiave della meravigliosa narrazione di Godless, arricchita da una regia e una cura per i dettagli vista di rado. Nulla è lasciato al caso, a ogni azione corrisponde una reazione e il ritmo lento ma mai noioso (come del resto il genere d’appartenenza insegna) lega perfettamente l’intera vicenda a tutti e sette gli episodi. Ovviamente, chi si aspetta una storia dal ritmo sostenuto e incalzante è meglio che guardi altrove: lo show prodotto da Steven Soderbergh ama prendersi il tempo necessario a raccontare gli eventi come meglio crede, senza eccedere in sequenze d’azione o dialoghi disarmanti. Tutto appare dosato e bilanciato, specie considerando che spesso e volentieri saranno gli scenari a “parlare”, anche solo con una lunga inquadratura scandita da silenzi e momenti di nostalgica riflessione. Scott Frank pare essere nato e cresciuto nel Far West e nonostante ciò possa risultare indigesto a molti, specie chi non ha mai visto un film di Sergio Leone in vita sua, o magari non conosce affatto l’altrettanto celebre serie del 2004 targata HBO, ossia Deadwood (da cui il prodotto Netflix trae ispirazione, neanche troppo velatamente).Tuttavia, è nella sua capacità di raccontare una storia di una contemporaneità disarmante che Godless colpisce duro e al cuore: l’atmosfera crepuscolare e intimista, la capacità del gentil sesso di estrarre le unghie in un contesto sociale contraddistinto da meccanismi barbari e incivili, permettono allo show di godere delle attenzioni di ogni genere di spettatore, nonostante molti non capiranno il messaggio di fondo e la palese denuncia sociale presente al suo interno (o forse, semplicemente faranno finta di non averla colta). In poche parole, una serie intrisa di sangue e vendetta che fa bene al genere western e al piccolo schermo.

Una storia di sangue e vendetta

Personaggi dotati di spessore e carisma

Ritmo narrativo impeccabile…

… che molti proprio non capiranno appieno.

8.5

Godless è una serie dal tratto antico, che affonda le sue mani in un western d’altri tempi, scandito da ritmi lenti, paesaggi bucolici e lunghissimi silenzi. Tuttavia, lo show prodotto da Steven Soderbergh e Scott Frank sa essere anche di una modernità travolgente, quasi destabilizzante, raccontando una storia intrisa di problemi sociali e incentrata sul ruolo delle donne in questo mondo popolato da banditi e fuorilegge. Oggi come ieri.

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8.5