Recensione

God Wars Future Past

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

I creatori di God Wars Future Past, SRPG uscito da pochi giorni per PS4 e Vita, hanno optato, senza ombra di dubbio, per la seconda soluzione, proponendo al pubblico di casa Sony un titolo che di originale ha molto poco, ma che, nonostante ciò, esegue senza sbavature il suo compito, strizzando l’occhio ad alcuni tra i capolavori senza tempo del genere di riferimento.
Fiori di pesco
Tra petali color pastello e fiori di pesco, l’intreccio che sorregge l’impalcatura narrativa di God Wars Future Past ha pregi e difetti, e, sebbene parta da presupposti dolorosi, che lascerebbero trasparire tematiche seriose e mature, sfocia presto in topoi abbastanza classici per il genere, dalla scoperta di sé attraverso il viaggio al passaggio verso l’età adulta.
Le vicende sono inizialmente ambientate in uno dei regni alle pendici del monte Fuji, venerato come una divinità e, come tale, capriccioso e volubile, tanto da costringere la sovrana del regno, Tsukuyomi, a sacrificare la sua primogenita Sakura per placare l’ira degli dei.
Il profondo dolore segna irrimediabilmente la regnante, che decide presto di abbandonare i suoi sudditi e i suoi doveri, scomparendo nel nulla senza alcun preavviso, avvinta dalla disperazione e dal senso di colpa.
Prima di partire, però, Tsukuyomi, conscia che l’ira del monte Fuji potrebbe presto reclamare nuove vittime sacrificali, rinchiude anche la sua seconda figlia, Kaguya, all’interno di uno dei templi dedicati, in attesa che anche la sua vita venga votata al bene comune.
Fortunatamente per Kaguya stessa, una successiva rivolta nel paese offre l’occasione a Kintaro, suo amico fedele, di liberarla dalla sua prigione, e di partire per un viaggio alla ricerca della madre e delle sue motivazioni.
Fortemente ispirato ai racconti tradizionali del Kojiki, vere e proprie cronistorie del Giappone feudale a metà tra fatti realmente accaduti e leggende, la narrativa di God Wars Future Past non si segnala per particolari spunti, ma, nel contempo, non dimostra falle importanti e non annoia il giocatore, nonostante, in più punti della campagna principale, cada nell’eccessiva verbosità, tratto distintivo di moltissime produzioni nipponiche degli ultimi anni.
Nonostante i temi di fondo siano tutt’altro che banali, da sacrifici umani e al rapporto tra umani e divinità, più attuale che mai, l’arco narrativo prevede l’ingresso in scena di personaggi anche molto leggeri, tra gli immancabili animali antropomorfi, signorine procaci e abbastanza discinte e antagonisti dalle motivazioni mediamente risibili.
I più frettolosi, o i meno amanti della cultura giapponese, potrebbero sorprendersi a skippare (o quantomeno velocizzare) molti dei dialoghi, ma, tutto sommato, la storia merita di essere seguita fino al suo epilogo, che non arriverà prima di trentacinque ore, stando alle nostre stime.
Un pozzo di personalizzazione
Piuttosto che provare a svecchiare un sottogenere storicamente poco propenso alla novità come quello dei giochi di ruolo di stampo strategico, il team di sviluppo ha optato per un prodotto completo, impegnativo, che riunisce molti degli elementi che hanno fatto la fortuna di illustri predecessori (da Tactics Ogre in giù) e li riorganizza in modo da offrire un’esperienza di gioco profonda ed appagante.
Il risultato finale è soddisfacente anche se God Wars Future Past non inventa nulla, e questa è la testimonianza più evidente di come certe meccaniche di gameplay, se adeguatamente riproposte, non invecchiano mai.
Fulcro dell’esperienza di gioco è il Job System, che prevede fino a tre professioni contemporaneamente attive per ogni personaggio, due delle quali modificabili a piacimento dal giocatore, mentre la terza, fissa per ognuno dei membri del party, caratterizza in maniera peculiare tutti i personaggi incontrati durante il lungo viaggio.
Selezionare due job per ognuno dei personaggi apre sin da subito a soluzioni di gameplay estremamente varie, che consentono una moltitudine di approcci alle varie battaglie ed un livello di personalizzazione del party incredibile, grazie anche alle diverse centinaia di skill presenti nel gioco: non sarà così assurdo, sul finire dell’avventura, ritrovarvi con un lanciere dedito alle arti curative, piuttosto che con un mago insospettabilmente abile con l’arco, giusto per fare due esempi, e questa versatilità tornerà utile in diverse circostanze, visto il rinfrancante livello di sfida proposto dal prodotto.
Già dopo le prime schermaglie introduttive, lo sfruttamento al meglio delle risorse a propria disposizione e un utilizzo intelligente degli slot passivi, in cui incasellare abilità tra quelle imparate dai propri personaggi, possono segnare la differenza tra una scintillante vittoria ed un bagno di sangue: racimolare job points nelle battaglie secondarie, allora, diverrà un esercizio quasi indispensabile, a tutto vantaggio della longevità complessiva e della pluralità di approcci possibili.
Molto buona l’intelligenza artificiale nemica, sempre pronta a sfruttare dislivelli e peculiarità del terreno a proprio vantaggio ed implacabile nel selezionare i bersagli più pericolosi della nostra armata: poggiandosi sul livello di impurità dei nostri combattenti, un valore che ne decreta l’importanza strategica all’interno del nostro party, le unità avversarie si scaglieranno in massa contro i maghi, ad esempio, o le truppe capaci di infierire maggiori danni alle loro fila.
Questa condotta consiglia di schierare sempre almeno un paio di tank, ovvero personaggi capaci di assorbire parecchi danni ed estremamente temibili nel corpo a corpo, così da attirare le attenzioni nemiche su di loro e sfruttare al massimo le abilità di maghi, arcieri e colpitori dalla distanza.
A dirla tutta, soprattutto durante la seconda metà dell’avventura, abbiamo risolto alcune delle mappe più impegnative “exploitando” questa tattica della IA nemica, ma nella maggioranza dei casi il comportamento delle truppe avversarie e il map design si sono rivelati più che soddisfacenti, pur senza proporre novità clamorose per il genere di riferimento.
Se ciò che cercate, quindi, è un buon livello di sfida, lunghe fasi di micromanagement delle truppe e centinaia di abilità differenti da equipaggiare, l’ultima fatica Kadokawa vi farà sentire esattamente a casa.
A cavallo tra PSP e Vita
A livello tecnico la produzione Kadokawa tradisce non solo uno sviluppo avvenuto con Playstation Vita come piattaforma di riferimento, ma anche di livello inferiore rispetto ai migliori titoli usciti per la sottovalutata console portatile Sony.
La rozzezza dei modelli poligonali, la pochezza del comparto animazioni, gli impietosi spigoli che caratterizzano tanto gli ambienti di gioco quanto i personaggi denunciano un budget risicato e una scarsa dimestichezza con le potenzialità di Vita.
Vista la compatibilità con Playstation TV, abbiamo provato il gioco su uno schermo dalla diagonale generosa oltre che su quello OLED di Vita, e, sebbene si guadagni in termini di leggibilità dell’azione e di facilità di lettura dei numerosi testi, il livello di dettaglio scende ulteriormente, il che ci fa pensare che la versione per PS4 non debba essere esattamente bella da vedere.
Cionondimeno, sullo schermo di Vita, grazie soprattutto ad una direzione artistica ricercata sebbene non originalissima, God Wars Future Past riesce a fare la sua figura, pur senza far gridare al miracolo: sebbene questa recensione copra entrambe le versioni (i contenuti sono i medesimi), il voto si riferisce alla riduzione portatile, che porta in dote la portabilità, che si sposa particolarmente bene con gli strategici a turni.
Chi volesse acquistare il gioco su PS4, considerati gli standard differenti e la mancanza dell’opzione on the go, si può tranquillamente detrarre mezzo voto al totale.
Nota di merito, invece, tanto per le (rare, purtroppo) sequenze animate in stile anime  quanto per la presenza della doppia traccia audio giapponese/inglese, con la prima che si lascia preferire non solo per le prove recitative ma anche per la pulizia del master, soprattutto utilizzando un buon paio di auricolari.

Combat e Job System funzionali e profondi

Buon livello di sfida

Alto livello di personalizzazione del party

Visivamente indietro di una generazione e mezzo

Nessuno dei personaggi riesce ad entrare nel cuore

7.5

God Wars Future Past rappresenta, contemporaneamente, un passo indietro e uno avanti per Kadokawa: dopo aver provato a proporre qualcosa di nuovo nell’ambito degli SRPG con il mediocre Natural Doctrine, il publisher nipponico torna su sentieri noti, dando in pasto al pubblico un prodotto sì canonico e senza grosse novità ma anche appagante, profondo e discretamente difficile.

Inutile dire che il passo avanti sta nel livello qualitativo dell’offerta, decisamente più consigliabile rispetto al titolo uscito tre anni fa, nonostante un comparto tecnico carente e un cast di protagonisti abbastanza anonimo.

Se vi piace questo sottogenere di giochi di ruolo e cercate un prodotto longevo ed adatto a sessioni di gioco relativamente brevi, allora avete trovato il titolo adatto per portare PlaystationVita in vacanza con voi.

Voto Recensione di God Wars Future Past - Recensione


7.5