Recensione

Ghost in the Shell - Stand Alone Complex

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a cura di Tsubasa

La storiaIn un futuro lontano ma non troppo, totalmente invaso dalla tecnologia, ogni essere umano vive ormai con un chip innestato nella propria rete neurale. Nel mondo creato da Masamune Shirow è prassi che l’uomo sia fuso con la macchina e questo apre nuove strade alla criminalità organizzata che si diffonde soprattutto tramite il cyberspazio. E’ in questo mondo, interpretato in chiave fps-platform, che ci muoveremo con i due cyborg Motoko Kusanagi e Batou, due tra i numerosi membri della Nona Sezione che hanno il compito di sgominare un gruppo terrorista coinvolto nel mercato delle modificazioni cibernetiche dei corpi umani

Primo impattoIl tutorial è perfetto. Non eccessivamente lungo da annoiare (meno di 10 minuti) ma abbastanza accurato da permettervi di prendere confidenza con il sistema di controllo, fortunatamente abbastanza semplice e intuitivo. Come in ogni fps in terza persona utilizzeremo gli stick analogici sinistro e destro rispettivamente per i movimenti e le rotazioni mentre i dorsali servono per sparare (L1, L2) e saltare (R1, R2).Durante il gioco avremo il controllo alternativamente (non saremo noi a scegliere) del maggiore Motoko Kusanagi, atletica cyborg femminile adorna (tanto per cambiare) di succinte vesti, e di Batou, massicco e potente pseudo-buttafuori armato fino ai denti e portato all’utilizzo di armi più pesanti ed efficaci della socia.La presentazione fa il verso a Metal Gear Solid 3 (ormai una moda), dove un super-fico (in questo caso una super-gnocca) si lancia come solo lei sa fare da un velivolo in movimento e atterra al suolo come solo lei sa fare. Inizieremo infiltrandoci in un capannone (più precisamente un porto), ma dopo esserci dati un’occhiata in giro, con la dovuta circospezione imposta da una missone top secret, ci accorgeremo che qui di stealth non c’è proprio nulla.

Il giocoE’ riassumibile in poche parole: pura azione, sparatorie, doppi e tripli salti sulle pareti, fasi di esplorazione miste a platform condite da una storia che, ammesso che siate appassionati dell’opera originale o che sappiate farvi coinvolgere, vi saprà catturare e magari anche appassionare.Il comparto tecnico, pur non lasciando a bocca aperta, fa la sua degna figura con una grafica pulita e dai toni azzeccati e lo stesso si può dire del sonoro. Qualora decidiate di affrontare il vostro avversario in un corpo a corpo, durante l’attacco finale la scena sarà sfumata oltre che rallentata. Spettacolare le prime 10 volte, all’undicesima vi chiederete esausti se esista (e non esiste, dannazione!) un’opzione per poterla disabilitare.I controlli sono ineccepibili, precisi sia nei salti che per gli spari, senza alcuna sbavatura. L’interazione con i bersagli è ottima: se colpite un avversario con un colpo alla testa esploderà all’istante (a meno che non sia munito di casco protettivo), mentre se lo gambizzerete, salterà sull’altro piede per alcuni secondi, salvo poi tornare in piedi come se nulla fosse (d’altra parte sono cyborg). L’intelligenza artificiale dei nostri nemici è nella media: non aspettativi agguati organizzati a pennello ma neanche che si facciano impiombare senza battere ciglio. Tutto sommato è adeguata all’azione che si vuole creare, constringendovi a non buttarvi allo sbaraglio e ad attivare nel vostro cervello almeno un paio di sinapsi.La novità (in realtà neanche tanto nuova) introdotta da Ghost in the Shell è la possibilità, tramite l’apposita procedura di “infiltrazione hacking”, di prendere il controllo di uno dei nostri avversari ed usarlo a nostro piacimento. Si individua il codice ID dell’individuo su cui è possibile l’infiltrazione hacking, solitamente in possesso di un altro individo, si mira chi si vuole “possedere” e premendo il pulsante X quando due ingranaggi rotanti coincidono si prende il controllo del malcapitato. La procedura, più complicata a dirsi che a farsi, è tanto superflua in alcune occasioni quanto essenziali in altre. Sicuramente utilizzarla come si deve dà le sue soddisfazioni ed introduce una variante non da poco nello schema gioco: non posso nascondere che quando ho preso il controllo di quel cecchino che mi seccava sempre e ho iniziato a fare piazza pulita delle guardia, un sorriso compiaciuto si è stampato sul mio viso.Da segnalare la possibilità di giocare in multiplayer in 4, cosa che va ad aumentare la (in verità scarsa) longevità.

Niente di nuovo?Purtroppo però non si tratta di nulla di realmente innovativo, è materiale che se vogliamo è visto e stravisto e rischia più delle volte di sfociare nella banalità o nel riportare idee proposta da altri giochi. E’ innegabile, però, che si tratta comunque di un prodotto confezionato dignitosamente che, se si evitano confronti con altri giochi più o meno simili, saprà divertirvi (almeno per un lasso di tempo medio-basso) e appassionarvi se non altro per la storia e per la buona quantità di azione.

– Controlli perfetti

– Storia coinvolgente

– Grafica pulita…

-…ma non abbagliante

– Nulla di nuovo

– A tratti noioso

7.2

Cavia sforna un gioco che, nonostante non presenti pecche rilevanti, non propone quasi nulla di nuovo al genere degli fps in terza persona. GitS stenta a decollare e i (pochi) elementi di novità proposti non allontanano l’esperienza di gioco da qualcosa che dà la sensazione di essere stato visto e rivisto. Consigliato agli amanti dell’opera originale e a chi fà degli fps con una marcata vena di platform e azione il proprio pane quotidiano. Per gli altri un titolo nella media che comunque può regalare ore di azione, salti e sparatorie condite da una storia in stile cyber-punk.

Voto Recensione di Ghost in the Shell - Stand Alone Complex - Recensione


7.2