Recensione

Gauntlet Dark Legacy

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a cura di Disco Uno

Ritrono al passatoFacciamo un gioco…Facciamo finta di essere tornati indietro nel tempo. Siamo in pieno 1989. Siamo vicini solo virtualmente al volgere del nuovo millennio, in realtà mancano ancora 11 anni e il cinema può permettersi di descrivere un ipotetico 2015 con tanto di auto volanti e giacche che si plasmano al corpo di chi le indossa per acquisire la giusta misura (Ritorno al futuro II). Oggi, in pieno 2002, neanche il più sballato regista di fantascienza si sognerebbe di descrivere un 2015 così e questo ci da la misura del tempo che passa. Comunque, torniamo a noi.Un giorno qualsiasi del 1989 entriamo in un bar. Hanno cambiato il flipper con un nuovo videogioco. Il videogioco ben combina all’esplorazione il combattimento. Parla di due maghi Summer e Garm che abitavano un mondo diviso in 8 regni. Summer è il buono, Garm il cattivo. Garm, un giorno, combina un gran pasticcio, risveglia dagl’inferi il demone Skorne che getta gli 8 regni del caos. Allora Summer affida a un eroe intrepido – voi – il compito di riportare ordine nel mondo. Il gioco mescola sapientemente elementi fantasy ad altri medievali. Il personaggio che comandiamo può essere un agile arciere vestito di giallo come un muscoloso guerriero fornito di ascia. Tramite il nostro eroe ci aggiriamo per i vari regni, attraverso boschi e cittadelle fortificate alla ricerca di pietre magiche. Spazziamo via i nemici per farci strada, scagliando frecce o asce o spade, dipende dall’arma in dotazione. Il gioco ci entusiasma da subito. L’esplorazione e il combattimento bene si alternano. Inoltre la voce che annuncia la nostra morte imminente per mancanza di energia, ci spinge a inserire l’ennesima moneta nella fessura per riprendere la partita da dove l’abbiamo persa. Insomma, ci troviamo davanti al tipico “arcade” entusiasmante, dal concept divertente.Torniamo a presente. Siamo in pieno 2002. A casa nostra abbiamo l’Xbox, l’avveniristica console creata dall’uomo più ricco del mondo. Paghiamo 60 e passa euro per un gioco, ma sappiamo che ne vale la pena. Il nuovo millennio e le nuove console promettono emozioni virtuali molto simili a quelle reali. Schiaffiamo il gioco appena comprato, Gauntlet Dark Legacy, nel lettore e sullo schermo cosa compare? Il gioco che abbiamo descritto prima.La morale di tutto questo discorso è solo una: Gauntlet Dark Legacy è terribilmente anacronistico. Tredici anni fa avrebbe entusiasmato. Oggi non regge il paragone con altre saghe fantasy che riempiono gli scaffali. Vediamo di capire più in dettaglio perché.

Grafica e concept arcaiciChe cosa rende Gauntlet un gioco datato? Molti elementi. Partiamo dalla grafica. Forse quella di 13 anni fa non era così elaborata, tuttavia per i tempi correnti, Gauntlet ha una resa grafica a dir poco inadeguata. Ciascun elemento del titolo è descritto con un numero approssimativo di poligoni evidentemente, visto il taglio pessimo, a scaglie sfoggiato dal videogioco. Ma non si vive di sola grafica. La resa virtuale del reale non è l’unica unità di misura per giudicare un prodotto e allora passiamo al concept. Anche qui Gauntlet dimostra il proprio anacronismo. I personaggi hanno scarsa possibilità di movimento. Il percorso non permette affatto un’esplorazione a 360 gradi, ma si procede per un sentiero praticamente obbligato, come tra due siepi. Di conseguenza il tracciato non viene perlustrato alla ricerca di power up, ma semplicemente percorso e il ritrovamento dei power up è un effetto consequenziale, obbligato. Lungo il percorso incontrate i nemici, naturalmente e anche qui le modalità di combattimento sono molto elementari. In pratica ciò che fa la differenza nel combattimento è l’arma che avete in dotazione, più o meno potente, per il resto, l’unico sforzo che dovete fare è pigiare un tasto per sparare il più velocemente possibile le vostre frecce o asce o spade. E, a pensarci bene, negli anni ’80 i videogiochi si basavano su questo: un ossessiva “spremitura” del tasto preposto al lancio delle armi, per non dare modo al nemico di raggiungerci e finirlo in tempi brevissimi.

Meglio giocare in quattroFino ad ora abbiamo delineato i punti deboli di questo titolo che, comunque, ha anche degli aspetti positivi. Prima di tutto la varietà. Il concept di base, come abbiamo detto, è elementare e arcaico, ma i nemici da combattere sono ben cinquanta! Inoltre i power up che disseminano il percorso sono così tanti che alla fine è divertente raccoglierli e scoprire a cosa servono. Con la ciliegia guadagni 10 punti di salute, con la costoletta 150, con la mela verde 50 e così via. Poi ci sono interruttori di vario tipo che servono per aprire pareti, o spostare un pavimento. Ci sono extra poteri per attacchi, pietre che donano invisibilità, altre che incrementano l’accelerazione. Insomma Goundlet Dark legacy è una specie di gioco dell’oca di lusso e virtuale, ovviamente. Tiri un dado, non sai dove capiterai, ma ovunque sia, ti aspetterà una sorpresa.Altro lato positivo del gioco: la modalità multiplayer. Si può giocare in quattro e Goundlet Dark Legacy è infinitamente più divertente in 4 che in 1. Prima di tutto perché da soli è veramente difficile mantenere un’intensità di energia tale da battere tutti i nemici. E poi questo è un gioco dove ci si aiuta e ci si spartisce i power up che disseminano il percorso.Varietà di elementi e modalità multiplayer risollevano un attimino questo gioco che rimane, purtroppo, un titolo di serie B. E poi c’è un particolare che lascia sgomenti e poi indignati: il gioco è totalmente in inglese. Non ci sono nemmeno i sottotitoli!

– In modalità multiplayer GDL diverte

– Notevole varietà dei nemici e dei power up notevole

– Grafica fatta con l’accetta

– Gestione del personaggio elementale

6

In definitiva questo gioco sembra rubato al cruscotto di una Delorean che ha fatto un viaggio nel passato. Tornato nel 2002 il proprietario, evidentemente, voleva donare Gauntlet Dark Legacy al Museo dei Videogiochi, ma qualcuno lo ha derubato e lo ha immesso sul mercato!

Voto Recensione di Gauntlet Dark Legacy - Recensione


6