Recensione

Freedom Fighters

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a cura di pWi

Dagli assassini silenziosi ai ribelli patriottici Io Interactive è un nome ormai famoso grazie a quella stupenda saga che risponde al nome di Hitman. I due giochi della software house danese in questione hanno stabilito un nuovo modo di affrontare il genere di gioco stealth e soprattutto sono riusciti ad imperniare il tutto sul carisma del personaggio principale, un assassino silenzioso. I due Hitman hanno, infatti, riscosso un grande successo non solo di pubblico ma anche e soprattutto di critica, portando Io Interactive tra le software house più in auge del momento. Adesso, però, i ragazzi della Danimarca hanno cambiato completamente obiettivo. Sono, di fatto, passati dalle atmosfere spettrali e solitarie degli Hitman alla frenesia e all’immediatezza di questo Freedom Fighters, progetto certamente più in sordina degli Hitman stessi ma che, come vedremo, saprà comunque ripagare i suoi estimatori. Dicevamo di due impostazioni completamente differenti, ma una cosa è perlomeno rimasta immutata. Ci riferiamo all’attenzione che il giocatore deve riporre nello sconfiggere il nemico di turno che, benché ciò avvenga in maniera completamente differente visto la lontananza dell’impostazione generale dei due giochi, deve comunque essere molto elevata, diciamo che è un po’ il fulcro portante dei due giochi. La seconda cosa che è rimasta identica è lo stupendo motore grafico di Hitman 2, qui riproposto in maniera praticamente immutata. Insomma, le premesse per vedere un grande gioco ci sono tutte e quindi non ci resta che analizzare come hanno lavorato stavolta i ragazzi della Io Interactive.

Ma la guerra fredda è davvero finita? La trama, e l’ambientazione che ne consegue, di Freedom Fighters è parecchio originale. In un alternativo futuro, infatti, si suppone che la guerra fredda non sia solo un ricordo ma che, anzi, i Sovietici riescano addirittura ad organizzare l’invasione degli Stati Uniti d’America. Questo vuol dire che riescono a paralizzare gli USA nei punti cardini della loro organizzazione, sfruttandone così le risorse e usandole ai propri scopi. I sovietici, ancora legati al comunismo (nel gioco si vedranno tantissime falci e tantissimi martelli o, ancora, moltissime scritte CCCP), riusciranno ad impossessarsi di tutte le emittenti televisive, di tutti gli avamposti della città (siamo in un’egregiamente ricostruita New York) e di tutti gli uffici governativi e di organizzazione. Inoltre, New York apparirà come ferita da una guerra che il giocatore non ha visto, ma che certamente è stata terribile e che ha portato gli americani a quell’aria di rassegnazione che pervade tutto il gioco. I palazzi distrutti, le strade in frantumi, un’aria di desolazione e di fine del sogno americano sono gli unici elementi che popolano ancora le strade di New York. In tutto questo sconforto solo un uomo potrà cercare di cambiare il destino degli Stati Uniti. Christopher Stone, infatti, sarà il baldo giovane che siamo chiamati a impersonare e che dovremo condurre alla ribellione nei confronti del tiranno sovietico, condotto dal temibile generale Tatarin. Le sue gesta eroiche cominceranno a ridare fiducia agli americani e a consentirci di avere sempre più seguito, fino a poter opporre un vero esercito alla forza dei Rossi. Stone e i suoi amici, insomma, all’inizio sono semplicemente dei ribelli, ma via via che otterremo i nostri successi saranno il simbolo della vittoria e della libertà degli Stati Uniti. Insomma, la mia sensazione è che tutta questa storia sia stata creata per legittimare le gesta di questi ribelli che, stavolta, hanno un’ideale preciso da inseguire, il sogno americano, ma sempre ribelli restano. La cosa buffa, e sulla quale il gioco punta molto, è il fatto che stavolta sono gli americani a ribellarsi e che i comunisti rappresentano il sistema dispotico. In ogni caso, non possiamo concludere il discorso della trama con un giudizio comunque positivo: anche se il tutto è infatti sempre molto semplicistico, dobbiamo dire che i ragazzi della Io Interactive hanno, ad ogni modo, trovato uno spunto veramente molto originale, creando un’atmosfera senz’altro inedita.

Le strade di New York sono il campo di battaglia Certo, una certa analogia con Gangs of New York di Martin Scorsese c’è, ma l’ambientazione di Freedom Fighters è certamente molto diversa. Quello che rimane sono, appunto, queste epiche battaglie per le strade di una New York sempre più distrutta e comunque ricostruita, in entrambi i casi, in maniera assolutamente egregia. Come abbiamo già detto, noi impersoneremo Christopher Stone, un ragazzone di 32 anni con il sogno di rivedere gli Stati Uniti liberati dal potere sovietico. Nelle prime missioni dovremo un po’ farci conoscere con le nostre gesta e convincere gli americani che una possibilità c’è ancora. Infatti, la stragrande maggioranza delle missioni di Freedom Fighters si concluderanno con il sostituire la bandiera sovietica posta in uno dei palazzi importanti della città con quella a stelle e strisce degli Stati Uniti. Ma procediamo con ordine. La struttura di Freedom Fighters è molto originale. Innanzitutto, dobbiamo dire che i ribelli dispongono di una base nascosta solitamente nelle fognature (anche se, andando avanti nel gioco, vedremo come i sovietici la scopriranno e come saremo costretti a cambiare base e quindi a vederne sempre di nuove). Qui troviamo sempre molte armi, i capi della ribellione che ci comunicheranno di volta in volta le missioni che saremo chiamati a compiere e una mappa. E’ strano ma è proprio questa il fulcro del gioco. Freedom Fighters è diviso in livelli, ognuno di questi è formato da una o più locazioni (si arriva ad un massimo di quattro o cinque). Per ogni livello troviamo una mappa sempre diversa. Accedendo, inoltre, a questa potremo entrare nelle locazioni che prima citavamo. Queste locazioni sono, spesso, legate tra loro. Ad esempio, se in una locazione troviamo uno sbarramento come lo possono essere dei cecchini posti in una strada che dobbiamo percorrere per forza di cose, dovremo trovare un modo per distruggere lo sbarramento accedendo in un’altra locazione. In questo caso, basterà andare nell’altra locazione del livello, disporre delle cariche di esplosivo su un deposito di benzina e vedere una bella esplosione che farà fuori tutti i cecchini. Quello che invece si ripeterà puntualmente in ogni missione è, come abbiamo già accennato, il fatto di dover sostituire la bandiera sovietica con quella americana. Questa è posta solitamente in cima ad un palazzo di primaria importanza come lo può essere la stazione della polizia, una scuola, il porto, la centrale del gas, il palazzo dell’emittente televisiva e così via. Una volta entrati in una locazione dovremo considerare vari aspetti del gioco per raggiungere il nostro obiettivo di sostituzione della bandiera. Innanzitutto bisogna considerare che la mappa è veramente enorme e che certamente non potremo riuscire nella nostra impresa da soli e senza un pizzico di strategia. In alto a sinistra della nostra schermata avremo due indicatori e sotto dei pallini. Il primo degli indicatori ci informa sulle energie residue di Christopher, il secondo sul suo livello di carisma. Quest’ultimo aspetto è molto simile a quello che solitamente vediamo negli RPG veri e propri. In pratica, una volta che libereremo un ostaggio dei sovietici o che distruggeremo un particolare avamposto o che aiuteremo della gente in difficoltà guadagneremo dei punti carisma. Una volta che si riempie completamente l’indicatore potremo accedere al livello successivo di carisma. Questo non fa che aumentare di uno il numero di pallini che abbiamo citato poc’anzi. I pallini rappresentano il numero di freedom fighters che potremo ingaggiare. Ovviamente, più pallini avremo più freedom fighters risponderanno ai nostri ordini e più possibilità di avere la meglio contro i soldati sovietici avremo. Questi ultimi, inoltre, sono in numero elevatissimo, praticamente avremo di fronte un vero e proprio esercito mentre noi saremo un manipolo di uomini senza troppe speranze: è per questo che prima ho parlato di strategia. Innanzitutto, la prima cosa da tenere in considerazione è il fatto di sfruttare sapientemente la mappa. Infatti, prima dell’inizio della missione occorre osservare attentamente la mappa stessa e capire quali possono essere i vantaggi che da questa possiamo ottenere. In pratica, i soldati comunisti sono disposti solitamente in avamposti. Essi si creano delle trincee fortificate all’inverosimile. E’ vero che nella maggior parte dei casi, per poter andare avanti, è necessario scardinare queste fortificazioni, ma spesso è possibile anche aggirarle. Grazie al potentissimo motore grafico, infatti, il gioco non si svolge interamente sulle strade di New York, ma è possibile anche accede ad alcuni palazzi. E’ così che possiamo infiltrarci in uno dei palazzi attorno all’avamposto che vogliamo aggirare, per poter passare senza farci notare dai soldati sovietici. Di queste scorciatoie ce ne sono moltissime, ma non è sempre facile accorgersene. Inoltre, nella mappa, a parte l’obiettivo finale della sostituzione della bandiera, vengono segnalati degli obiettivi secondari. Portare a compimento questi ultimi è importante non solo per far guadagnare dei punti carisma a Christopher, ma perché così facendo toglieremo delle risorse ai sovietici. Infatti, distruggendo un eliporto impediremo loro di agire con gli elicotteri (e non vi serve un redattore per capire quanto male possa fare un elicottero contro un piccolo plotone praticamente disarmato) o facendo saltare un ponte potremo impedire loro di circolare con i mezzi cingolati o con i vari camion che portano in continuazione soldati nella zona calda del conflitto. Restando nel discorso relativo alla strategia, in questo contesto, è molto importante parlare degli ordini che potremo impartire ai freedom fighters sotto il nostro controllo. Avremo tre tipi di ordine: attacca, difendi e seguimi. Il primo porterà i nostri freedom fighters ad attaccare gli avversari più vicini, il secondo a mantenere la posizione e il terzo a seguirci pedissequamente e a proteggerci da eventuali attacchi. In tutto questo bisogna considerare anche il fatto che se noi moriremo la missione sarà abortita e saremo costretti a ricominciare dall’inizio, mentre se morirà un nostro freedom fighters basterà un medikit per riportarlo in vita. Questo ci porterà a rischiare ovviamente più le loro vite che la nostra. Insomma, avrete certamente capito che di cose da fare ce ne sono in maniera sostanziale e che durante le missioni non ci annoieremo assolutamente. Tuttavia, un altro aspetto molto importante si riscontra nel sistema di salvataggio. Apparentemente, infatti, Freedom Fighters non ne è dotato, ma questo non è completamente vero. Infatti, durante il nostro peregrinare per le strade di New York troveremo dei tombini. Accedendo a questi torneremo alla nostra base, ma questo non è assolutamente l’unico vantaggio. Infatti, quando tenteremo di ritornare in quella determinata locazione, potremo riprendere dal tombino dal quale siamo usciti. Questo ci dà un vantaggio sostanziale e in pratica non ci obbliga a ricominciare nuovamente tutta la missione una volta che cadremo al fuoco nemico. Tuttavia, c’è anche una controfaccia della medaglia nell’utilizzare i tombini. Infatti, una volta che ci entreremo e che torneremo alla base, nel momento in cui decidiamo di ritornare nella locazione che abbiamo appena lasciato i soldati sovietici che abbiamo fatto fuori ritorneranno vivi e vegeti e i freedom fighters che abbiamo assoldato scompariranno. Questa cosa, apparentemente inspiegabile, si spiega invece con il considerare il gioco come un arcade puro e con l’aggiunta, con questo sistema, di una nuova componente strategica. Infatti, accedere ad un tombino, in questo modo, non è sempre conveniente. Bisognerà ponderare bene le circostanze e valutare se è più importante avere la possibile di ripartire da quel determinato punto in funzione della presenza di soldati sovietici nelle vicinanze e, soprattutto, della presenza di altri freedom fighters da poter reclutare una volta che torneremo in quella locazione. Combattere da soli è, infatti, praticamente impossibile soprattutto considerando il notevole numero di soldati avversari. Ad ogni modo se, come abbiamo visto, il sistema dei tombini è abbastanza geniale, purtroppo, questo genera il difetto probabilmente più grosso di Freedom Fighters. Infatti, i tombini non sono sempre facilmente accessibili e, soprattutto, sono molto pochi. Quindi, anche se si sfruttano con costanza, una volta morti dovremo ripetere tutto quello che abbiamo fatto dall’ultimo salvataggio. Ora, considerando il numero elevatissimo di soldati nemici, Freedom Fighters si rivela un gioco mediamente difficile e, questo, provoca ovviamente un numero di morti abbastanza considerevole. Pertanto, per ogni nostra morte saremo costretti a ripetere esattamente le stesse operazioni che abbiamo compiuto in precedenza e questo porta, in queste circostanze, ad una sensazione di frustrazione e di ripetitività. Insomma, come abbiamo già detto, il gioco è sempre divertente e frenetico ma non è comunque piacevole essere costretti a ripetere delle sezioni che, magari, abbiamo già affrontato nel modo giusto e che abbiamo fallito solo per stupidi inconvenienti.Freedom Fighters rimane, comunque, un gioco prettamente arcade dove la frenesia generata dallo sparare in continuazione è la componente principale. Tutto questo per dirvi che ci accingiamo a parlare di armi. Di queste ce ne sono diverse, però sostanzialmente ci troveremo a combattere sempre con una, il fucile di assalto e vi spiego subito il perché. Come abbiamo detto il numero di nemici è elevatissimo e se a questo aggiungete che, sempre nell’ottica del gioco arcade, per stenderne uno sono necessari un numero di colpi certamente non indifferente, capirete bene che di proiettili ne serviranno moltissimi. Ora, il gioco ci impedisce di avere più di un determinato numero di proiettili contemporaneamente, questo vuol dire che inizieremo la nostra missione con un numero di proiettili comunque esiguo. Ciò vuol dire che sarà assolutamente fondamentale raccogliere i proiettili che lasciano i soldati nemici al momento della loro morte. Se considerate che questi hanno quasi sempre il fucile d’assalto, capite perché questo è l’arma che useremo praticamente nel 90% del gioco. Ad ogni modo di armi ce ne sono diverse. Abbiamo infatti il fucile a pompa, devastante come al solito perché fornito di diverse bocche di fuoco; il lanciarazzi, fondamentale contro cingolati ed elicotteri; due tipi di pistole, utili soprattutto quando finiamo i proiettili delle altre armi; il mitragliatore, potentissimo ma per il quale troveremo pochissimi proiettili; il fucile di precisione, utile per attacchi dalla distanza e altri vari tipi di fucili che potremo utilizzare, però, solo in rare circostanze. A questo tipo di armi dobbiamo aggiungere le granate e le molotov. Diciamo subito che di questi due tipi di arma ne avremo in grande quantità e questo le rende molto utili nelle nostre missioni. Le granate sono molto più devastanti e ricoprono un raggio di azione veramente molto considerevole. Le molotov, oltre ad essere molto meno potenti, agiscono praticamente in un fazzoletto di terreno. Però, queste ultime sono ugualmente letali soprattutto quando le lanciamo in un pezzo di terra ricoperto da soldati nemici: le fiamme che generano, infatti, si diffondono rapidamente nei corpi disposti nelle vicinanze. Inoltre, in alcuni avamposti potremo trovare delle mitragliette ancorate al suolo, le quali non hanno limiti di proiettili e con le quali possiamo sbizzarrirci nello sterminare i soldati avversari.Un discorso importante lo meritano anche i nostri nemici e la loro intelligenza artificiale. Diciamo innanzitutto che di nemici sovietici ce ne sono di diversi tipi. I soldati semplici si limiteranno ad attaccarci in squadroni e ad impedirci di accedere in particolari avamposti. I generali sono più resistenti e hanno diverse strategie d’attacco, ad esempio tenteranno di attaccarci di sorpresa e di strangolarci oppure saranno impegnati a dare ordini ai soldati semplici. Ci sono anche le agilissime spie, le quali si muovono con movimenti rapidissimi per cercare di coglierci di sorpresa. Non mancano potentissimi e protettissimi omaccioni muniti di potentissime mitragliette, di solito posti a guardia delle postazioni più delicate. A questi si aggiungono i vari mezzi cingolati e gli elicotteri, entrambi molto difficili da sconfiggere e per i quali sono praticamente indispensabili bombe a mano e lanciarazzi. Insomma, per ogni tipo di nemico sarà bene agire in maniera appropriata, accertandosi con attenzione dei loro movimenti. Inoltre, questi utilizzeranno varie strategie anche per difendersi dal nostro fuoco. E’ infatti molto sorprendente vedere i soldati nemici ripararsi con ogni tipo di cosa dai nostri colpi schierandosi dietro container, casse, panchine, muri e così via. Tuttavia, sono abbastanza ingenui perché spesso è facile aggirarli e colpirli alle spalle senza che loro se ne accorgano minimamente. Tornando alle cose positive però dobbiamo anche dire che spesso non si accorgono della nostra presenza se non facciamo rumore o se non attacchiamo un soldato loro vicino, che attaccano in gruppi, che chiedono rinforzi se si accorgono di essere in difficoltà, che scappano da una granata che sta per esplodere compiendo anche interessanti acrobazie. Insomma, dal punto di vista dell’intelligenza artificiale non possiamo assolutamente lamentarci, anche perché il nemico sa opporci un valido livello di sfida, senza che il gioco sia eccessivamente facile o difficile.

Hitman 2 docet Come abbiamo detto, il motore di Freedom Fighters è esattamente quello di Hitman 2, sempre sviluppato da Io Interactive. Se in Hitman 2 questo dava un aspetto assolutamente straordinario a quel gioco, qui dimostra di avere qualche annetto in più e non può sostenere il confronto con i motori grafici di ultimissima generazione. Tuttavia, la grafica di Freedom Fighters rimane su ottimi livelli. Innanzitutto, quello che colpisce maggiormente è l’elevatissimo numero di colori che ricopre il tutto, rendendo l’aspetto di New York più vivo. Inoltre, il numero di poligoni è veramente molto elevato e permette di ricostruire una New York veramente molto realistica e di grandissimo impatto. Ricordiamoci anche che il suddetto motore grafico riesce a gestire con la medesima disinvoltura enormi spazi aperti e angusti corridoi in maniera assolutamente egregia. Non mancano buoni effetti grafici quali esplosioni, effetti di luce o effetti di bump mapping. L’unica cosa di cui ci possiamo parzialmente lamentare sono le texture, che non hanno una risoluzione elevatissima e che spesso sono un tantino troppo scialbe. Però, considerando anche il fatto che il gioco va molto bene anche su hardware non di ultimissima generazione, non possiamo che concludere con un giudizio positivo il discorso riguardante la grafica. Per quanto riguarda il comparto audio, siamo anche qui su ottimi livelli con effetti sonori sempre diversi a seconda delle situazioni e con buone musiche, azzeccate con l’atmosfera che ci circonda. In particolare, quello che ci ha più colpito è come ci sia un sonoro diverso per ogni superficie che i proiettili di volta in volta scalfiscono, il che dà un aspetto ancora più realistico ai combattimenti. Infine, diciamo che il gioco è disponibile in Italia in una versione completamente localizzata nella nostra lingua, parlato compreso.

HARDWARE

Requisiti Minimi:
Pentium III 800 o equivalente, 128 MB RAM, scheda video con almeno 32 MB di RAM, 650 MB su hard disk.

– Divertente e frenetico

– Immediato…

– …ma allo stesso tempo sapientemente strategico

– Uno strano sistema di salvataggio lo rende, a volte, ripetitivo.

8.6

Freedom Fighters si è rivelato una sorpresa assolutamente positiva. La cosa che più ci ha colpito del nuovo gioco di Io Interactive è la giusta miscelazione dell’arcade più puro con elementi di strategia veramente azzeccati e che si calano estremamente bene nell’impostazione generale del gioco. Il risultato finale è che le battaglie sono veramente molto divertenti e realistiche. Il tutto, inoltre, non perde un filo dell’immediatezza e della frenesia che un gioco del genere richiede. Sono assolutamente positivi anche il motore grafico e il comparto audio, in quanto, entrambi, riescono a ricreare una realistica New York con i suoi palazzi feriti e la sua aria ormai rassegnata. Unico difetto, come abbiamo detto in sede di recensione, è la ripetitività che crea un sistema di salvataggio purtroppo non perfetto e che ci costringe spesso a ripetere in maniera del tutto uguale sessioni di gioco anche abbastanza lunghe. Purtroppo, questo elemento ci ha costretti ad abbassare di molto il voto finale che, altrimenti, avrebbe permesso a Freedom Fighters di collocarsi fra i migliori giochi dell’anno. In definitiva, non possiamo che consigliare il gioco della Io Interactive sia agli appassionati di giochi frenetici, ma anche a chi ama riflettere sul da farsi prima di lanciarsi nell’azione più pura: insomma, in una parola, a tutti.

Voto Recensione di Freedom Fighters - Recensione


8.6