Final Fantasy VII Remake

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Sembrava un sogno davvero irrealizzabile, una fantasia impossibile, e invece eccolo qui, il remake di Final Fantasy VII richiesto a gran voce dai nostalgici in cerca di modernità. Bisogna però stare molto attenti a ciò che si desidera, perché come tutte le opere gloriose appartenenti al passato, anche questa è avvolta da quell’aura di sacralità che genera quasi del timore reverenziale. Immaginare una rilettura di Final Fantasy VII è complicato, se se ne vogliono modificare i contorni; ed è ancor più difficile se si pensa che alcune componenti fondamentali verranno non solo ritoccate, ma profondamente riviste. Eccola, dunque: è questa l’accoglienza della Midgar moderna.
Il ritorno
Square Enix forse non ha ancora realizzato di avere tra le mani una potenziale bomba a orologeria. Da qualunque punto di vista si osservi il remake, non si può fare a meno di pensare che in fin dei conti ci saranno sempre degli utenti che ne usciranno scontenti e forse anche molto delusi. Non dovrebbero esserlo, però, perché il titolo originale è ancora lì, immacolato. Ed è giocabile praticamente ovunque. Si va avanti, dunque, presentando un pezzo di storia del videogioco soprattutto alla nuova utenza, che probabilmente mal digerirebbe alcuni degli elementi più vecchi del gioco. La scelta potrà non piacere a tutti per motivi che ci sentiamo di condividere in toto, eppure quest’operazione comincia a essere stuzzicante e interessante. Quando venne annunciato a sorpresa nel corso dell’E3, era chiaro sin da subito quanto Advent Children avesse giocato un ruolo fondamentale nella rivisitazione estetica dei personaggi. Probabilmente, già all’epoca si cominciava a respirare aria di rinnovamento e si rincorrevano un paio di idee che in altri tempi, forse, nessuno si sarebbe azzardato a proporre. Cloud Strife, Barrett Wallace e il resto della cricca erano diversi ma immediatamente riconoscibili, così come lo sono stati Biggs, Wedge e Jessie nel filmato mostrato alla PlayStation Experience. 
Facendo alcune comparazioni tra il vecchio e nuovo, pare proprio che Square Enix avrà grande rispetto del materiale originale, perlomeno per quanto riguarda la storia. Ci sono diverse scene sostanzialmente identiche, che solo a rivederle si viene travolti da un’ondata di commovente nostalgia. Quelle scene sembrano riadattate ma non stravolte, girate da capo con gli strumenti del nostro tempo ma senza perderne la traccia iniziale. È importante che tutto rimanga così com’è, ed è fondamentale non alterare nessun equilibrio narrativo in nome della sperimentazione e di nuovi corsi storici.
Il cambiamento
Ciò che invece subirà i mutamenti più importanti è il sistema di combattimento e l’esplorazione delle aree. Per quanto riguarda quest’ultima, si nota una visuale in terza persona classica, con la telecamera alle spalle del personaggio controllato. Non è ancora chiaro se torneranno le inquadrature dall’alto come nell’originale, che in alcuni frangenti mettevano meglio in risalto certi paesaggi. Al momento, la certezza assoluta è rappresentata dagli spostamenti dinamici lungo le mappe di gioco, arricchite da diversi NPC con cui sicuramente si potrà interagire. In questo senso, i punti di contatto con l’originale sono del tutto assenti, ma c’è meno rigidità e una spinta maggiore a muoversi tra le diverse zone senza incappare in alcuni elementi che in passato avevano una definizione che oggi fa davvero sorridere. 
Si alza parzialmente il sipario sul sistema di combattimento, che si svincola dai turni classici per abbracciare un’ibridazione in cui l’azione è sempre in primo piano. Ma attenzione, perché Kitase e soci ci hanno tenuto a far sapere che la strategia, la pianificazione e le tattiche avranno ancora una volta un ruolo preponderante. Dal filmato mostrato alla PlayStation Experience era possibile vedere un classico menù a tendina con la lista dei comandi: attack, magic, summon, items e defend, coi combattimenti che infuriavano senza alcuna ATB a scandirne i tempi. A una prima occhiata pare ci siano forti similitudini con quanto visto in Crisis Core, ma preferiamo essere cauti proprio perché è chiaro quanto lo stato dei lavori sia ancora piuttosto arretrato. Nonostante il forte accento sull’azione e sulle scene in tempo reale, dunque, non verrà a mancare quella che fu l’ossatura di Final Fantasy VII. Mentre attendiamo buone nuove anche sul fronte del “materia system”, arrivano i primi suggerimenti sulla gestione del party, che potrebbe allargarsi in direzione degli altri personaggi senza relegarli al solo ruolo di comprimari. 
Un’ultima cosa prima di chiudere, spuntata recentemente e abbastanza preoccupante: pare ormai confermata la volontà di Square Enix di rilasciare questo remake in più parti. Non si tratterà di una release episodica “a la Telltale”, bensì di una suddivisione simile a quanto visto per Final Fantasy XIII. Difficile prevedere al momento quanto straniante sarà in effetti questa scelta, fatto sta che ha turbato più di un fan. Non resta che attendere e sperare in una strategia commerciale sensata.

Da sogno proibito a realtà, il remake di Final Fantasy VII si è mostrato al PlayStation Experience in maniera un po’ più chiara, lasciando intendere quale sarà la nuova direzione intrapresa dalla produzione. Il sistema di combattimento prevede molta più azione ma non chiuderà la porta all’importanza della strategia e all’attenta pianificazione, mentre la scene in tempo reale e l’avanzamento dinamico lungo le aree sembra abbiano definitivamente soppiantato la farraginosità delle inquadrature statiche. I lavori procedono alla grande, ma da qui all’uscita, i giocatori più oltranzisti dovranno fare inevitabilmente i conti con l’attaccamento al passato.