Recensione

Final Fantasy VI

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a cura di Dr. Frank N Furter

Ci sono titoli che nonostante il passare del tempo, delle generazioni videoludiche e il continuo avanzamento tecnologico, non invecchiano, o perlomeno riescono a mantenere inalterati quei tratti distintivi che al momento della loro uscita li hanno resi dei capolavori. Uno di questi è senza dubbio Final Fantasy VI, pubblicato nel 1994 dall’allora SquareSoft fu l’ultimo della saga ad apparire sul glorioso Super Nintendo vicino alla fine del suo ciclo vitale. Questo capitolo è considerato da molti fan della serie come uno dei migliori, se non il migliore, Final Fantasy mai creato. Complice un ghiotto codice per il download giunto in redazione, abbiamo rispolverato questa gemma del mondo videoludico che torna a far parlare di se dopo i porting per PS1 e GBA e il recente esordio sulla Virtual Console di Nintendo.

La ricerca del potere La sesta fatica di Hironobu Sakaguchi è ambientata in un mondo senza nome caratterizzato da un progresso tecnologico simile a quello avvenuto durante la seconda rivoluzione industriale: vapore, miniere di carbone, rotaie, tutti elementi all’epoca nuovi per una saga che sin dalla sua nascita aveva puntato sempre sul classico mondo medioevale fatto di castelli, draghi e cavalieri. Anche la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi ebbe un ruolo importante: tutto il cast del gioco (ben quattordici i personaggi giocabili) inclusi gli antagonisti, sono rimasti nel cuore di milioni di videogiocatori. Un cattivo come Kefka ancora non si era visto, la vera incarnazione del male, disposto a tutto pur di fermare il piccolo gruppo di rivoluzionari che tenta di rovesciare il potere dell’Impero e impedirgli di conquistare il mondo. Alcuni dei temi trattati all’interno del gioco sono tuttora molto attuali: suicidio, perdita dei propri cari, parricidio, invidia, tanto per citarne alcuni non sempre considerati e sviluppati a modo all’interno delle produzioni d’allora. La forza narrativa di Final Fantasy VI è dunque rimasta inalterata nel tempo grazie a un grande lavoro di caratterizzazione di tutti i personaggi chiave della storia.

Il conteggio dei pixelEsaminare oggi il comparto tecnico del gioco, oltre a essere ingiusto, è anche insensato. Stiamo parlando del porting di un titolo uscito ormai diciassette anni fa che se all’epoca poteva essere considerato uno dei migliori, oggi potrebbe girare su un qualsiasi cellulare di media fascia. Tuttavia il fascino del mondo 2D, dell’arte del pixel oseremo dire, è irresistibile, come sono irresistibili gli sprite utilizzati per rappresentare i diversi stati d’animo dei personaggi, le risate, gli sguardi sbigottiti, le lacrime e altro ancora. Rivolgendoci al pubblico dei più giovani possiamo dirvi di non pensare a quanto sia vecchio e vetusto, ma di prendere al volo l’occasione di giocare uno dei migliori giochi di ruolo mai creati su console. D’altra parte se l’occhio vuole la sua parte, anche le orecchie reclamano la loro e in questo caso le musiche dell’immortale maestro Nobuo Uematsu sanno ancora emozionare e incantare. Basti pensare ai quasi diciotto minuti della strepitosa Dancing Mad per chiudere in bellezza le nostre considerazioni sulla colonna sonora. Per quanto concerne il gameplay ritroverete il vecchio sistema a turni con la barra ATB, scontri casuali e viaggi infiniti nella world map a bordo di chocobo e aeronavi, in sostanza non si discosta molto da quello visto nei precedenti capitoli. Il party sarà composto da un massimo di quattro personaggi, ognuno di essi disporrà di una particolare ed esclusiva abilità, ad esempio Locke è un ladro e sarà quindi l’unico in grado di rubare oggetti dai nemici. Un altro aspetto importante è rappresentato dalle Relics, oggetti da equipaggiare in grado di fornire abilità extra ai personaggi o incrementare le loro statistiche. Ad esempio esse permettono di utilizzare due armi contemporaneamente, godere di status speciali oppure di magie protettive quando si è vicini alla morte. Tuttavia spendere dieci euro per un porting ormai disponibile su tantissime piattaforme ha senso solo nel caso in cui non abbiate mai toccato con mano questo capolavoro, oppure, se siete dei veraci appassionati della saga, e in particolare di questo capitolo, e volete averlo sempre a vostra disposizione.

– Uno dei migliori J-RPG mai creati

– Storia e cast di primo livello

– Il comparto tecnico potrebbe scoraggiare qualche giovane inconscente

9.0

Final Fantasy VI rimane, senza’ombra di dubbio, uno dei migliori J-RPG mai creati. La forza portante che ruota attorno alla caratterizzazione di tutto il cast è di primo livello, nettamente superiore a tante produzioni odierne. Inoltre la possibilità di scaricare il gioco sulla propria PSP lo mette in diretta competizione con i tanti giochi di ruolo orientali disponibili per la portatile Sony, riuscendo anche in quel caso a ritagliarsi un posto di tutto rispetto all’interno della libreria giochi. Di contro abbiamo un comparto tecnico superato che potrebbe scoraggiare qualche giovane giocatore ancora inesperto o magari più attento ad una cura grafica particolare. Nonostante gli anni passati e i tanti porting non possiamo fare a meno di consigliare ancora una volta, a tutti gli amanti del bel videogioco, di provare e godere dell’immortale titolo SquareSoft.

Voto Recensione di Final Fantasy VI - Recensione


9