Recensione

F1 2014

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a cura di ViKtor

La stagione di Formula 1 che volge al termine è stata contraddittoria: se da una parte il nuovo regolamento tecnico è riuscito a garantire spettacolarità e qualche Gran Premio davvero divertente, dall’altra lo strapotere delle Mercedes ha ucciso fin da subito le velleità di titolo delle altre scuderie, prima fra tutte una disastrosa Ferrari.
Mentre Bernie Ecclestone continua con il progetto di rinnovamento del suo giocattolino, Codemasters era chiamata ad un’altra rivoluzione, ovvero portare la licenza motoristica più importante di cui dispone sulle piste della next-gen. Invece, come già saprete, non se ne parla almeno fino alla prossima primavera: l’unico modo per giocare a F1 2014, ad oggi, è spolverare le care “vecchie” PS3 e Xbox 360 o procurarsi la versione PC. Non proprio il miglior biglietto da visita.
Giù dal podio
Che simulare uno sport come la Formula 1 non sia una cosa semplice, l’appassionato lo sa molto bene. I più grandicelli di voi ricorderanno come anche il vero grande guru del settore, Geoff Crammond, sviluppava anni prima di pubblicare un nuovo capitolo di Grand Prix. Codemasters, peraltro, questa volta aveva un compito particolarmente arduo per via dei profondi cambiamenti subiti dalle monoposto, passate a montare una power unit con propulsore V6 turbo endotermico affiancato da due motori elettrici azionati rispettivamente dall’energia cinetica raccolta in frenata e dal calore della turbina. Una rivoluzione, insomma, che ha portato, tra le altre cose, ad automatizzare l’attivazione dell’ERS (una sorta di vecchio KERS) rendendo così più nervosa e complessa la gestione della frenata.
Come si sono comportati dunque i prodi sviluppatori britannici di fronte a questa sfida? Volante o pad alla mano, le sensazioni sono contrastanti. Una volta superato l’impatto iniziale, diverso come era lecito attendersi da quello di F1 2013, ci si ritrova a controllare un bolide tollerante in ingresso di curva ma eccessivamente isterico in uscita, costringendoci a dosare più del dovuto i pedali di freno ed acceleratore. Il posteriore pattina spesso ed è facile andare fuori giri alle marce più basse (molto corte), il che diventa un enorme problema quando si affronta un giro sul bagnato: la prestazione, in questo caso, ne risente drasticamente e sbilancia totalmente il gameplay a causa di una IA che, invece, sembra guidare sotto la pioggia come al sole dell’Australia.
L’analisi è frutto, ovviamente, di diverse sessioni affrontate disattivando qualunque aiuto alla guida; è sufficiente utilizzare un minimo di traction control per ovviare a quasi tutti i problemi, ma ai puristi non può che suonare come una bestemmia.
Quando si impara a convivere con questo difetto, che potrebbe tranquillamente essere corretto con una patch, si iniziano a notare altri aspetti invece positivi del gameplay. La gestione delle gomme, ad esempio, riprende quanto di meglio è stato fatto lo scorso anno e lo adatta alle nuove e più prestazionali mescole, che garantiscono stint decisamente lunghi ed un’ottima resistenza al degrado. Posticipare o anticipare una sosta sull’altare della strategia è una scelta percorribile, proprio come ci hanno insegnato le scuderie durante tutta la stagione.
Così come sugli pneumatici, anche sulla gestione del carburante è stato fatto un discreto lavoro. Nei GP più lunghi occorre prestare attenzione ai consumi, pena il rischio di rimanere a piedi anzitempo. Ricciardo, squalificato in Australia per aver superato il limite di 100 Kg/h di flusso, ne sa qualcosa.
Terminassimo qui la recensione, potemmo ritenerci comunque, al netto di pregi e difetti, abbastanza soddisfatti. Il problema allora qual è? A parte quanto appena descritto, di nuovo non c’è nulla, anzi. Il pacchetto di base è quello di F1 2013, con tutti i problemi che la serie si trascina ormai da anni e che l’appassionato conosce fin troppo bene.
Le collisioni sono gestite dalla solita fisica superficiale ed irrealistica, con schianti ad altissima velocità che fanno perdere, esagerando, una ruota; non c’è il minimo segno di guasti tecnici che non siano al DRS,  il che trasforma anche la Marussia (forza Jules, a proposito) in un mostro di affidabilità; l’IA continua a dimostrarsi addormentata in partenza e poco aggressiva in staccata, salvo poi diventare infallibile una volta effettuato il sorpasso; le comunicazioni radio dai box sono sempre le medesime, in barba ai divieti imposti dalla FIA a partire dal GP di Singapore.
Cosa ne evinciamo? Semplicemente che è stato fatto il minimo indispensabile: F1 2014 ha tutte le caratteristiche del classico gioco di transizione, del capitolo di “passaggio” tra la nuova e la vecchia generazione di hardware, del contentino da dare ai giocatori per non lasciarli senza Formula 1 in attesa dello sbarco su Xbox One e PS4. Approcciarlo con una filosofia diversa, aspettandosi miglioramenti sostanziali rispetto al passato, significa rimanere scottati.
Urgono rivoluzioni all’interno della scuderia
La sensazione di riciclo è ancor più evidente navigando il menu principale. Le uniche novità di rilievo, ovvero la possibilità di affrontare stagioni ridotte a 7 o 12 tracciati e la modalità scenario contenente sfide basate su fatti realmente successi durante la stagione, non bastano a giustificare l’assenza di nuovi significativi contenuti per la modalità carriera o la mancata introduzione degli elementi di contorno a gran voce richiesti dalla community. Niente podio a fine gara, quindi, niente giro di formazione o prove libere separate in sessioni diverse.
E le vetture classiche? Totalmente ed inspiegabilmente scomparse, sacrificate, a detta degli sviluppatori, sull’altare dello sviluppo del nuovo gameplay. Pur non essendo di certo la colonna portante della produzione, regalavano un valore aggiunto di cui ora si sentirà inevitabilmente la mancanza.
Le restanti voci di menu sono rimaste inalterate ed affiancano al classico Gran Premio le gare in multiplayer, le prove a tempo ed un inedito test per giovani piloti, ora avulso dalla carriera ma utile a settare automaticamente il livello di difficoltà e gli aiuti alla guida. Opzioni che, naturalmente, vanno poi ritoccate e modificate a proprio piacimento.
Il comparto tecnico di F1 2014 è coerente con il resto della produzione. All’Ego Engine più di quanto visto in F1 2013 (ma anche nelle versioni precedenti) non si può chiedere e, se su Xbox 360 e PS3 continua a fare bella figura, su PC mostra appieno tutti i limiti anche se spinto alle risoluzioni più alte. Le livree, in ogni caso, sono riprodotte fedelmente ed il livello di dettaglio è accettabile. I nuovi inconfondibili musetti bassi sono lì in bella mostra, insomma, mentre solo per ragioni di sponsor manca la banda rossa sulle Williams di Bottas e Massa.
Buono il lavoro sui nuovi tracciati. Sia l’inedita pista russa di Sochi sia l’A1 Ring, tornato in calendario con il nome di Red Bull Ring, sembrano mappati e riprodotti con dovizia e le gare in notturna, Abu Dhabi e Bahrein, pur facendo a pugni con la storia della Formula 1 conservano il loro fascino. Altrettanta cura non è stata riposta sul fronte del sonoro: il rombo derivato dalla campionatura dei motori, tanto criticato ed odiato nella sua versione reale, non convince appieno e ci è parso aiutare poco in fase di cambio di marcia.
Si chiude così il cerchio su un prodotto meno appetibile che in passato, privo di slancio e ambizioni, che non fa altro che aumentare a dismisura la nostra voglia di correre finalmente nella next-gen.

– Gameplay discretamente fedele al nuovo regolamento tecnico

– Buon lavoro di riproduzione di livree e nuovi circuiti, come al solito

– I difetti cronici rimangono insoluti

– In fondo, ma neanche tanto in fondo, il gioco è sempre lo stesso

– Che fine hanno fatto le vetture storiche?

7.0

F1 2014 è il classico episodio di transizione dalla vecchia alla nuova generazione. Riesce a simulare con discreto successo i radicali cambiamenti motoristici introdotti dal nuovo regolamento tecnico, senza però andare oltre. Non solo presenta lo stesso pacchetto di base delle scorse edizioni, ma ne castra addirittura i contenuti e chiude entrambi gli occhi sui problemi di gameplay che la serie si trascina stancamente da anni, quali la fisica delle collisioni e l’intelligenza artificiale dei piloti avversari. Tutte le nostre speranze sono ora riposte sulla versione next-gen, attesa per la prossima primavera. Solo con una completa rivoluzione Codemasters potrà riportare il brand sulle vette di qualità a cui ci aveva abituati.

Voto Recensione di F1 2014 - Recensione


7