Anteprima

Expedition: Vikings

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Un titolo ambientato nelle Americhe durante il periodo dei Conquistadores, sviluppato e prodotto da un team danese suona abbastanza strano ma, al netto delle distanze culturali, storiche e geografiche, Expedition: Conquistador si era riuscito a creare la sua piccola nicchia di fan , ricevendo apprezzamenti da critica e pubblico. Partendo dunque da solide basi, i ragazzi di Logic Artists sono “tornati a casa” con la loro nuova opera, Expedition: Vikings, il quale riprende molte delle meccaniche dal suo passato e mette ancora una volta in scena un sapiente mix di generi, che spaziano dalla strategia a turni ai giochi di ruolo, introducendo inediti elementi gestionali, politici e, in modo piuttosto singolare, anche presi in prestito dai gestionali. Grazie ad un codice preview siamo riusciti a testare Expedition: Vikings con mesi di anticipo rispetto alla data di pubblicazione, prevista per il primo trimestre 2017: per quanto possa valere una considerazione fatta così in anticipo, possiamo già dire di essere rimasti piacevolmente colpiti dalla profondità di del titolo, dalla sapiente amalgama di più generi e dall’affascinante setting, ma al contempo sottolineiamo come ci sia ancora molta pulizia da fare sul gioco, non solo in termini di chiarezza di interfacce ma anche per quel che riguarda bug e crash.
I vichinghi sanno anche parlare…
Non per esagerare, ma di giochi basati sulla mitologia norrena ed ambientati nelle gelide lande nel nord ne stiamo vedendo davvero parecchi nell’ultimo periodo e se pensiamo che anche nel prossimo God of War vagheremo tra gole innevate e picchi spazzati da raffiche taglienti, possiamo davvero dire che i vichinghi siano une delle mode del momento. Tiriamo un sospiro di sollievo, in Expedition: Vikings non c’è spazio per mostri, divinità baffute o Ragnarok, la mitologia ed il divino pervadono la quotidianità del piccolo villaggio e del giovane jarl di cui vestirete i panni, ma le vicende non ruotano attorno al Valhalla o a chissà quale lotta tra dei. I ragazzi di Logic Artists hanno cercato con la loro creazione di rimanere  il più possibile coerenti con quella che era la storia di questi piccoli clan durante il finire dell’ottavo secolo lungo le coste della scandinavia: se le fiction televisive o gli altri prodotti multimediali ce li dipingono come spietati razziatori ed insaziabili guerrieri, la storia ci racconta una realtà tutta differente e questa realtà è proprio al centro di Expedition: Vikings. Il titolo prende il via dalla creazione del proprio personaggio – una fase attualmente piuttosto povera a dire il vero – e, dopo un breve fase di ambientazione, ci cala subito nella brutalità di quel periodo, fatto di alleanze, dissidi e lotte per il potere, quel potere che alla morte del vostro padre, sarete costretti a riconquistare con molta fatica per via di faide, insidie e molteplici tentativi di scalzarvi dal trono. I rapporti con gli altri membri della tribù vengono gestiti attraverso un sistema di dialogo che richiama molto da vicino quanto visto nelle produzioni targate Bioware o Obsidian. Le linee di dialogo sono molteplici, i testi sono fitti e scritti davvero in maniera convincente: attualmente Expedition: Vikings mette a disposizione solo la lingua inglese ma, se dobbiamo fidarci del passato, speriamo che nella sua veste finale il titolo avrà dalla sua anche l’italiano, elemento che potrebbe avvicinare a sé in modo non indifferente le masse di giocatori. Al di là della qualità della scrittura, quella che risalta nei dialoghi sono gli effetti che le risposte producono e che sono ben evidenziati tramite delle icone. Nonostante la loro natura di guerrieri, lo scontro a fil di spada o di ascia non è mai l’unica soluzione in Expedition: Vikings ed anche le situazioni più spinose possono essere risolte tramite lunghi scambi di battute, che possono convincere anche chi prima pareva un naturale nemico ad unirsi al proprio clan. La soluzione non è però così semplice, perché tutto ciò che si fa, chi si uccide, chi si cattura o chi si accoglie nelle proprie file ha delle reali ripercussioni sul gioco: utilizzare un tono aggressivo contro degli indifesi alza il morale degli uomini più rudi che ci stanno seguendo, ma all’opposto viene biasimato da chi ha un codice dell’onore più rispettoso verso i deboli. In Expedition: Vikings agire quindi con irruenza, dimostrarsi deboli o timorosi accresce o fa diminuire la fedeltà del proprio clan in modo percettibile. Il lato ruolistico di Expedition: Vikings non si esaurisce qui, ma va avanti con la gestione del party, variabile e che può essere selezionato prima di ogni missione. In questo senso, non sono molte le novità che abbiamo riscontrato: dopo gli scontri o le quest completate avviene la classica allocazione dei punti esperienza per migliorare l’uso di determinate armi o per sbloccare nuovi abilità, come la fabbricazione di trappole o la cura degli alleati. Infine, immancabile il loot e la possibilità di dotare tutti i personaggi con armi varie, da lance ad asce, passando per le spade e con le immancabili armature e scudi. 
… Ma anche darsele di santa ragione
Si sa che i vichinghi non amano molto parlare e se le situazioni non possono essere districate a parole, non c’è nulla di meglio che risolverle dando il via ad una dura lotta a suon di terribili mazzate tra scuri e spadoni a due mani. In queste fasi Expedition: Vikings attinge da collaudati schemi provenienti dai molti strategici tattici a turni, fra tutti XCOM, Jagged Alliance, Blackguards o, ancora, Shadowrun Returns. Se conoscete il genere saprete già a mena dito tutte le regole del gioco: nei momenti dello scontro, la mappa viene suddivisa in esagoni, sui quali spostare le unità del proprio party, generalmente composto da quattro o cinque membri. Ogni personaggio possiede un determinato quantitativo di punti azioni, messi immediatamente in chiaro in Expedition: Vikings grazie alla colorazione delle caselle, verdi o gialle. L’approccio tattico agli scontri è garantito da una molteplicità di fattori, in primis la tipologia di arma impugnata, con spade ed asce in grado di offendere solo fra zone adiacenti, ma capaci di togliere un numero elevato di punti salute. Al contrario, le lunghe lance hanno il vantaggio di poter essere usate anche se fra i due personaggi vi è una casella di distanza ed inoltre sono molto efficaci contro i nemici che impugnano uno scudo. Non mancano poi le armi dalla distanza, come gli archi, forse lo strumento più efficace dal punto di vista tattico, data l’estensione dei terreni di gioco: gli scontri più difficili si sono rivelati infatti quelli dove fra le schiere nemiche figuravano numerosi arcieri, capaci di dare molti fastidi da lontano per poi ritirarsi nelle zone più lontane della mappa. Infine, oltre ai classici consumabili, ciascun personaggio possiede delle capacità particolari – da sbloccare nell’albero delle abilità – che modificano la mappa piazzando delle trappole lungo i percorsi, che curano gli alleati o, ancora, in grado di dare se attivate un punto azione in più a tutto il party. Anche la mappa gioca un ruolo fondamentale in queste fasi, sia per la sua ampiezza sia per i molti punti di copertura che essa fornisce e che vanno necessariamente utilizzati se non si vuole esser messi a mal partito. Tra ponti stretti, caselle coperte dalla neve e carretti sparsi qua e là, avere una chiara visione dell’area di battaglia è strettamente necessario ed è proprio in questo frangente che Expedition: Vikings pare ancora compiere l’errore del suo predecessore. Almeno in questa versione preliminare, la telecamera poteva essere sì ruotata, ma anche alzandola al massimo non si riusciva mai a guardare istantaneamente tutta la mappa: a differenza di quanto accade ad esempio in XCOM dove grazie ad una visuale isometrica dall’alto si riesce a tenere quasi tutto immediatamente sotto controllo, la telecamera in Expedition: Vikings è posta parallelamente sopra le teste dei personaggi e questa non è certamente una scelta vincente. Uno dei maggiori pregi del progetto targato Logic Artists è che anche uscendo sconfitti da una lotta il game over non è assolutamente scontato, ma si aprono invece scenari differenti, si può perdere l’appoggio di alcuni compagni di viaggio o veder scendere la fama all’interno del clan. Al di là dell’esito, finito lo scontro non manca il più classico dei loot, con oggetti reperibili sia sui corpi lasciati a terra ma anche direttamente da casse, sacchi o carretti, ma la novità è che i bottini non si limitano ad armi o scudi nuovi, ma ad esempio la legna recuperata viene utilizzata per migliorare le strutture del villaggio, le erbe vanno combinate per ottenere nuove medicine, le pelli e gli altri oggetti di valore vengono immessi nel mercato, dando via al commercio fra i vari clan o, ancora, le risorse vanno immagazzinate per sostenere le spedizioni dei vichinghi tra i vari villaggi ed accampamenti. 
In attesa del finale
Expedition: Vikings è un gioco dalle molte sfaccettature e, nonostante le mancanze dovute allo stato del codice – ad esempio non si potevano sbloccare tutte le attività – si rivela in grado di tener compagnia al giocatore per molte ore. In apertura abbiamo parlato però di svariati bug, anche parecchio fastidiosi: solo per fare alcuni esempi, alle volte spariva il puntatore che indicava dove dirigere i propri passi per completare la quest o, peggio ancora, a sparire erano direttamente i personaggi, diventati improvvisamente invisibili ed impossibili da muovere. Queste mancanza verranno con ogni probabilità limate mano a mano che ci si avvicina alla data di pubblicazione, mentre lo scetticismo sul dettaglio grafico temiamo proprio che perdurerà anche dopo quel giorno. Logic Artists si è affidata alla flessibilità dell’Unity Enginge che però non esprime tutto il suo potenziale in Expedition: Vikings. Infine, per fare un rapido accenno sul comparto audio, il titolo non presentava una scelta musicale molto ampia, ma le tonalità erano certamente appropriate, nordiche nel senso dei Wardruna, non degli Amon Amarth. 

– Linee di dialogo multiple e ben scritte

– Le scelte hanno reali ricadute sul gioco

– Il mix fra più generi funziona bene

– L’ambientazione è molto curata ed ispirata

Expedition: Vikings si è rivelato in questo primo approccio il degno erede del suo predecessore ambientato fra le giungle americane al tempo dei Conquistadores. Quello che più colpisce del lavoro fatto dai ragazzi di Logic Artists è la qualità della scrittura dei dialoghi ed il fatto di sentirsi veramente dentro ad un mondo fatto di faide e lotte per il potere, dove ogni azioni determina in modo significativo il prosegue dell’avventura. Accanto a questo abbiamo anche trovato un combat system classico ma funzionale, penalizzato solo da una telecamera che attualmente non aiuta molto durante gli scontri. Per il giudizio finale dobbiamo attendere la data di pubblicazione ma tra Expedition: Vikings e The Great Whale Road gli appassionati di saghe scandinave avranno nei prossimi mesi pane per i loro denti.