Recensione

Elite Dangerous: Horizons

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Nonostante il meritato successo riscosso dal suo titolo anche in versione early access, David Braben non ha mai smesso di sottolineare come Elite: Dangerous fosse un cantiere aperto, un prodotto in continuo divenire, un contenitore di tutte le ambizioni del team di sviluppo, tanto nella sua versione PC, quanto in quella Xbox One, al momento l’unica disponibile nel panorama console.Dopo l’arrivo ad inizio anno su piattaforme Windows, ecco che l’espansione Horizons giunge anche sull’ammiraglia Microsoft, portando in dote gli atterraggi planetari e un ulteriore ampliamento delle già vastissime dinamiche di gioco.Basterà per giustificare i venticinque euro richiesti per i download?Scopriamolo insieme.

A spasso nel nulla
Le due più grosse novità di questa espansione sono rappresentate, nell’ordine, dagli atterraggi lunari e dall’introduzione di dieci differenti gruppi di potere, che si spartiscono la galassia e alle quali il giocatore si può unire, al fine di accrescerne i domini e l’influenza.Per quanto concerne i primi, vero traino del prodotto anche nei trailer di presentazione, ai giocatori sarà finalmente data la possibilità di atterrare su determinati pianeti, quelli le cui condizioni climatiche e di gravità consentono l’allunaggio: se questo, da un lato, riflette la natura profondamente simulativa del prodotto e gli dona una certa coerenza scientifica, dall’altro riduce sensibilmente il numero dei pianeti realmente visitabili, o almeno così è stato durante le ore di test dedicate al prodotto.Una volta selezionato un pianeta adatto, ed effettuate le manovre necessarie ad entrare nella sua orbita prima e nella sua atmosfera poi, il giocatore dovrà abbandonare temporaneamente la sua nave per calarsi nel suo SRV (Surface Recon Vehicle), un mezzo dotato di sei ruote motrici e di una piccola torretta, direzionabile indipendentemente dal senso di marcia del mezzo.I controlli del SRV risultano mediamente più intuitivi e semplici di quelli delle navi spaziali, ed è il radar di bordo ad evidenziare in arancio le zone di interesse, in genere costituite da giacimenti di materie prime e siti estrattivi, da cui trarre materiali che andranno comunque raffinati in un secondo momento prima di poter essere utilizzati o venduti.Raramente, è possibile anche imbattersi in relitti, generalmente molto ben custoditi da droni sentinella e torrette automatiche: i beni reperibili in questo caso sono di maggior pregio, ma difficilmente, senza l’aiuto di altri giocatori, sarà possibile portarli via senza rimetterci le penne: peccato, allora, che solo coloro i quali abbiano acquistato l’espansione possano aiutarvi in queste imprese.La generazione casuale dei pianeti, punto di forza del gioco base, qui si ritorce un po’ contro la creatura di Braben: scendendo sulla superficie, il fatto che i pianeti si somiglino si nota molto di più, e spesso, esplorando lande desolate, ci sono tornate in mente sensazioni provenienti (fatte le debite proporzioni) provate ai tempi del primo Mass Effect, quando il piacere della scoperta era annacquato dalla ripetitività degli scenari e dalla loro scarsa interattività.
Fazioni come se piovesse
La seconda introduzione è rappresentata dalle dieci nuove fazioni (e due nuove navi, la Viper MKIV e la Cobra MKIV): ognuna di queste attiene a sezioni specifiche della galassia, e il giocatore, con il suo operato, può contribuire ai successi di una o alle disgrazie dell’altra, saccheggiando relitti o accumulando materiali per una delle cause.Di minore impatto rispetto agli atterraggi lunari, questi gruppi di potere contribuiscono a dare senso a molte delle azioni del giocatore, offrendo un contesto (ed un pretesto) per atterrare sull’ennesimo pianeta spoglio in cerca di materie prime: crediamo che, ancora più delle fasi di esplorazione, siano proprio le fazioni che potrebbero beneficiare dei prossimi aggiornamenti, perché, per come sono concepite al momento, rischiano di essere estranee a molte delle dinamiche spicciole, quotidiane, che i giocatori della prima ora di Elite Dangerous svolgono da mesi.La scarsa varietà degli incarichi, già denunciata in sede di recensione del titolo base, non aiuta a diversificare e vivacizzare l’esperienza di gioco, che, dopo diversi mesi passati a farsi un nome nella galassia, quando non ad accumulare taglie sulla propria testa, comincia a risultare un po’ stantia.Staremo a vedere come il team di sviluppo affronterà la cosa, ma è chiaro che, nonostante le limitazioni e la ripetitività, il potenziale sia immenso, come d’altronde anche l’ambizione: come tutti i progetti a largo respiro, a Frontier serve tempo, e sta al giocatore decidere se aspettare o sposare da subito l’interessantissimo progetto.In entrambi i casi, se siete appassionati di spazio e di fantascienza, la galassia messa in piedi da Braben e compagnia ha ancora il suo perché, nonostante l’acerbità di questa espansione.
Immobilismo e raffinamenti
Il comparto tecnico della produzione si comporta come un buon arbitro dovrebbe fare nello sport, rimanendo il più possibile invisibile, senza slogare mascelle per la sua maestosità né segnalarsi per mancanze evidenti: certo, la modellazione poligonale dei pianeti è inevitabilmente abbastanza povera, con pochissimi elementi interattivi e una buona dose di generale immobilismo, ma lamentarsi di questo in un prodotto come Horizons significa non centrare il punto focale della questione, che al momento è, a nostro avviso, quello del prezzo e della quantità di contenuti attualmente disponibili.Se i nuovi giocatori possono infatti godere di un trattamento di favore, che, con una cinquantina di euro consente loro di portarsi a casa tanto il gioco base quanto questa espansione, lo stesso non può dirsi dei veterani che già posseggono Elite Dangerous, costretti a sborsare la metà di questa cifra (siamo sui venticinque euro) per la sola espansione.Se non esistono presupposti per nutrire dei dubbi sull’operato di Frontier, che ha fin qui mantenuto tutte le promesse e ha supportato il gioco in maniera continuativa, è pur vero che la quantità di cose da fare e l’impatto degli atterraggi planetari sull’economia generale del gioco non sembrano così rivelanti da giustificare un tale esborso.Nel corso dei mesi, a suon di patch e aggiornamenti, siamo sicuri che il prodotto raggiungerà un’offerta ludica più che degna, ma per quanti volessero imbarcarsi in Horizons da subito, è doveroso sottolineare come l’acquisto vada letto più nell’ottica di un atto di fiducia e d’amore verso Braben e il suo team di sviluppo che non ad un reale affare dal punto di vista del rapporto quantità/prezzo.

– Ulteriori motivi per esplorare lo spazio…

– Il Rover si controlla molto bene via pad

– Ambizione e realismo ai consueti livelli

– …ma forse non abbastanza per i venticinque euro richiesti

– La generazione casuale dei pianeti visitabili ne limita l’appeal

– Non tutti i pianeti sono esplorabili

7.0

Che sia chiaro: acquistare il bundle contenente Elite Dangerous e questo Horizons a cinquanta euro è un affare che nessun appassionato di spazio dovrebbe lasciarsi scappare, che possegga un PC o una Xbox One (versione da noi testata).

Se, invece, giocate da mesi al titolo base, potreste rimanere un po’ delusi dall’offerta ludica che al momento questa espansione è in grado di offrirvi, soprattutto a fronte dei venticinque euro richiesti.

Siamo comunque convinti che, nel giro di qualche mese, quantità e qualità di contenuti si equivarranno, ed è allora che non ci saranno più remore di alcun tipo nel consigliare l’acquisto dell’espansione anche da sola.

Voto Recensione di Elite Dangerous: Horizons - Recensione


7