Anteprima

Dragon's Crown Pro, provata la remastered

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a cura di Gottlieb

Vanillaware è uno studio che, per i lavori presentati al mercato videoludico, non avrebbe bisogno di alcun tipo di presentazione: eppure troppo spesso si è rivolta a una troppo ristretta cerchia di videogiocatori, che ne hanno reso necessario l’enunciazione delle proprie gesta. Senza però dilungarci in una mera lista della spesa, vi spingiamo a ricordare Vanillaware per il caleidoscopico Odin Sphere, recentemente riproposto in una versione più moderna e più piacevole alle dita e agli occhi, senza dimenticare Muramasa: The Demon Blade; oggi ne parliamo per il remake di Dragon’s Crown, che arriverà a breve su PlayStation 4 e che si è prestato a una nostra fugace analisi negli studi di Koch Media, publisher italiano del titolo.

Partiamo da una base molto precisa: Dragon’s Crown non offre assolutamente niente di nuovo rispetto a quanto avevamo già visto nel 2013. Abbiamo avuto di provare questa versione PRO per circa venti minuti; non molti, ma sufficienti per ricordarci perché siamo dinanzi a un titolo che ha rappresentato una parentesi fondamentale dell’industria videoludica e perché, cinque anni dopo, siamo di nuovo contenti di poter rivivere quell’esperienza. La vera novità, come potete immaginare, non è altro che l’aspetto tecnico, che finalmente si fregia di una produzione con in mente il 4K per esaltare ancora di più quegli scenari che sembrano dei dipinti, dei disegni a mano.

Andando per ordine, però, per soddisfare anche una platea più giovane che non ha avuto modo di approcciare un titolo del genere, spieghiamo che cos’è Dragon’s Crown: ci troviamo dinanzi a un cast composto da sei personaggi, ognuno appartenente a una classe specifica del genere fantasy. Fin qui niente di particolare, se non fosse che la loro rappresentazione è molto sopra le righe, quasi borderline, tendente alla spettacolarizzazione della proposta visiva: guardando la valchiria, infatti, è possibile subito notare come la linea di George Kamitani, il lead designer che ha fondato Vanillaware, sia quella di esasperare qualsiasi forma fisica, dai glutei alla muscolatura, che deve necessariamente andare oltre le consuetudinarie forme e proporzioni che fanno parte dell’uomo. Da questo, però, non dobbiamo assolutamente ipotizzare un crocevia di idiosincrasie alla bellezza, anzi: Dragon’s Crown è ben amalgamato e gradevole da vedere, in qualsiasi sua forma, perché le ambientazioni e tutto lo scenario che ci circonda riescono a dare un alto grado di immersione al prodotto, armonizzando tutto ciò che ci troviamo dinanzi agli occhi.

Per quanto questo possa essere un tratto distintivo, quindi, il successo passa sicuramente dal gameplay, da quel battle system tanto immediato quanto facile da padroneggiare, che diverte immediatamente: la commistione tra elementi action e RPG funziona e si interseca perfettamente in quel picchiaduro a scorrimento che è il titolo di Vanillaware, vessillifero di un genere che oramai si propone con sempre meno coraggio nel mercato videoludico. L’azione, pertanto, si sviluppa in maniera molto classica: si avanza sullo scenario attaccando tutto ciò che potete trovare dinanzi a voi, fino a fronteggiare il boss che determina la fine di quel livello. L’archetipo è basilare, scontato, ma funzionale: è il medesimo che abbiamo visto in A King’s Tale, lo spin-off di Final Fantasy XV, è lo stesso che vedremo in Little Witch Academia, tanto per citare due titoli che vanno a raccogliere due platee ben diversificate di utenza. Il plus dell’esperienza è rappresentato dal fatto che abbiamo avuto modo di provare il titolo in compagnia di altri due colleghi, così da poter sfruttare il multiplayer locale che ci avrebbe permesso di giocare fino a quattro: l’azione a schermo diventa leggermente confusa, soprattutto in presenza dell’NPC che apre i forzieri e che quindi sarebbe stato il quinto elemento del gruppo presente sullo scenario, ma riesce comunque ad avere il suo senso logico. Con dei comandi molto accessibili e intuibili, che inizialmente si basano sul salto, l’attacco semplice e l’attacco speciale, Dragon’s Crown si è prestato a venti minuti intensi, che ci hanno permesso di non perdere troppo tempo e calarci subito nell’esperienza nuda e cruda.

Arrivando invece a parlare dell’aspetto tecnico, che è sicuramente il cuore di questa nuova edizione, ci troviamo dinanzi alla già citata risoluzione nativa in 4K, pulendo ulteriormente tutte le texture a schermo, più di quanto non avesse già fatto la versione presentata nel 2013. Allo stesso modo il framerate si è ben piantato sui 60 fissi, senza tentennare e senza mai perdere colpi, così da permettere una fluidità sempre maggiore e sempre gradevole, soprattutto in un titolo che – come detto poc’anzi – vi porta ad avere numerosi elementi a schermo, a partire dai membri del vostro party nel caso di una sessione in coop. Altri due aspetti fondamentali riguardano la presenza di tutti i DLC che sono stati pubblicati per la versione del 2013, qui inclusi in un unico pacchetto come se fosse una definitive edition, e la possibilità, poi, di importare i propri salvataggi e sfruttare il crossplay con la precedente edizione. Non abbiamo avuto, purtroppo, modo di apprezzare con la dovuta minuzia e attenzione la colonna sonora, per la quale Sakimoto ha potuto realizzare delle inedite tracce musicali supportate da un’orchestra che è stata registrata dal vivo. Sicuramente in fase di review non mancheremo di sottolineare la bontà di tale aspetto, perché la colonna sonora di un titolo fantasy così appariscente merita assolutamente di essere elogiata. 

– Nuova veste grafica e sonora

– Una definitive edition con tutti i DLC

Dragon’s Crown era stato decisamente sfortunato nella sua collocazione temporale sul mercato, quando arrivò su PlayStation 3 nel 2013. La sua versione Pro sembra quasi un volerci riprovare, un regalare al mercato una seconda possibilità, così come al titolo in sé: grazie a una nuova veste grafica, a un’edizione che è a tutti gli effetti una definitive e a tanti altri accorgimenti dal punto di vista stilistico, a partire dalla colonna sonora, Dragon’s Crown Pro è sicuramente un titolo da non farsi scappare, se si è appassionati del genere o se lo si vuole scoprire. O per lo meno supporteremo Vanillaware per far sì che producano quanto prima un nuovo affascinante lavoro da proporci.