Recensione

Dragon Ball Z: Tenkaichi Tag Team

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

La saga di Dragon Ball, ormai arcinota anche in occidente e in Italia, ha segnato un punto di svolta importante per gli anime giapponesi, la cui diffusione, già buona soprattutto in patria, ha raggiunto picchi incredibili dopo la pubblicazione della serie a fumetti dedicata a Goku e company. Da fan della prima ora, dopo anni e anni di repliche al limite della decenza da parte delle televisioni nostrane e riduzioni videoludiche raramente soddisfacenti, ci accostiamo con una buona dose di sano scetticismo all’ultima fatica targata Bandai, questo Dragon Ball Z: Tenkaichi Tag Team, ennesimo picchiaduro ispirato alla serie disegnata da Akira Toriyama sul finire degli anni ’80. Vediamo se questa cautela si è rivelata inopportuna o salvifica.

Tutto la storia, un’altra voltaGià alla sua prima narrazione, la storia dietro gli eventi della serie Z di Dragon Ball risultò pretestuosa e abbastanza scontata, laddove i veri punti di forza del fumetto prima, e della serie animata poi, erano invece da ricercare nella caratterizzazione dei personaggi e nelle stupefacenti tecniche di lotta da questi impiegate nel corso degli immancabili scontri, troppo spesso preceduti e seguiti da una quantità spropositata di dialoghi ridondanti. Certo, appare facile parlare a oltre vent’anni di distanza, considerando anche il target medio basso (come età) cui la serie era rivolta: ci troveremo quindi a ripercorrere esattamente le stesse gesta cui abbiamo già assistito nella versione cartacea prima e televisiva poi, con l’arrivo sulla terra di Radish, un Saiyan mandato a fare un sopralluogo per accertarsi di quale fine fosse toccata in sorte al bebè spedito anni prima sul pianeta Terra per annientare la razza umana. Inutile dire che quel bebè altri non è che l’ignaro Goku, che ha preferito impiegare i suoi anni a contatto con il genere umano per trovarsi una moglie (Chichi), procreare (Gohan) e rimpinzarsi di quanto di meglio la cucina terrestre potesse offrigli.L’arrivo del combattivo Saiyan sconvolge il normale flusso della quotidianità familiare del nostro che, non credendo alle sue parole, dapprima lo ignora e poi si trova costretto ad affrontarlo in duello per liberare Gohan, da lui rapito.Da qui in poi, la storia ripercorre pedissequamente tutti gli avvenimenti della linea temporale originale, dal conseguente arrivo di Nappa e Vegeta alla battaglia finale con Majin Bu, passando per gli scontri all’ultimo sangue contro Freezer e Cell, con annessi dialoghi inutili e spettacolari scene di combattimento. Non che proporre una storia che ha appassionato milioni di fan di tutto il globo sia del tutto sbagliato, eppure non avrebbe guastato provare a percorrere strade un tantino diverse, impiegando personaggi amatissimi in contesti del tutto nuovi, offrendo così qualcosa di inedito.

Combattimenti a distanze sideraliA rispettare la tradizione c’è anche la parte giocabile, che è il vero e proprio cuore del titolo: il sistema di lotta sarà interamente mutuato dalle precedenti versioni già viste su console da casa e su PlaystationPortable, con l’eccezione dei combattimenti in doppio cui anche il titolo fa riferimento, che aggiungeranno indubbiamente brio all’azione, soprattutto nella modalità ad hoc con fino a tre amici. Il sistema di controllo, snello e facile da memorizzare, non concede però troppi spazi a virtuosismi di sorta e i combattimenti, se da un lato centrano in pieno l’obiettivo di richiamare quelli della serie animata, combattuti su lunghe distanze e a colpi di palle di fuoco e onde energetiche, dall’altro dilatano tempi e spazi come non mai, rivelandosi veramente divertenti solamente durante le prime ore di gioco, prima che soggiunga una certa ripetitività di fondo. Quest’ultima è ulteriormente aggravata dall’abitudine del titolo di costringere il giocatore ad inutili e noiosi scontri con personaggi minori, che richiamano in un certo senso le care vecchie battaglie casuali dei JRPG vecchia scuola. Pur potendo vedere i nemici sulla mappa, infatti, non sempre avrete la possibilità di evitarli e spesso vi ritroverete invischiati in combattimenti dall’esito scontato ma nondimeno della durata di diversi minuti. Con la barra per le special carica e fatta l’abitudine ad elementi come i muri invisibili e lo scarsissimo livello di interazione offerta dai fondali, non neghiamo di aver dato vita a sfide davvero entusiasmanti, vuoi per il gusto di impersonare Vegeta e gonfiare Goku come una zampogna, vuoi per una semplicità d’uso anche delle tecniche più potenti che incoraggia i novizi e quanti cercano nel software PSP nulla di più che una mezz’oretta di svago.Ma alla lunga la minestra risulta di sapore stantio e si accusa pesantemente la mancanza di novità di rilievo, combattimenti multipli a parte, tali da poter ravvivare un filone che, pur rappresentando forse il punto più alto delle trasposizioni videoludiche di Dragon Ball, non tocca comunque punte di eccellenza in alcun campo, da quello narrativo a quello tecnico.

Dal fumetto ai vostri LCD 16/9Nessun picco di eccellenza, dicevamo, eppure sarebbe ingiusto lamentarsi del comparto tecnico del titolo sviluppato dai ragazzi di Spike/Bird Studio: i modelli tridimensionali di tutti i personaggi della saga (e abbiamo contato solo assenze minime) sono dettagliati e somiglianti. Aumentano il grado di immedesimazione, contribuendo all’illusione di rivivere sulla console portatile le gesta dei propri eroi su carta. Il prezzo da pagare per questa perizia sta in sfondi tra i meno ispirati cui ci è capitato di assistere nel ciclo di vita della piccola di casa Sony, brulle distese verdi che non rendono giustizia alla tensione degli scontri più difficili e al tratto degli originali sfondi disegnati dal maestro Toriyama. Buoni gli effetti speciali per i colpi più famosi dei combattenti, gradevole e colorata la palette di colori. Brevi ma troppo frequenti, invece, i caricamenti, che interrompono troppo spesso il fluire dell’avventura, anche se la situazione migliora leggermente se si sceglie di installare parte del gioco sulla memory stick.Nonostante il doppiaggio (in inglese, a fronte di testi a schermo in italiano), o forse proprio a causa della piattezza di questo, il versante sonoro non aggiunge nulla all’azione, risultando più in linea con gli anonimi campi di battaglia che con le brillanti riproduzioni dei personaggi della storica saga.Da qualunque lato la si guardi, non è certo il comparto tecnico quello che non consente al titolo di spiccare il volo ed elevarsi da una sufficienza risicata, quanto piuttosto la scarsità di nuove idee, la mancanza di una modalità online di qualsiasi tipo e il peso degli anni a gravare su un tessuto narrativo abbastanza usurato.

– Buona rappresentazione grafica dei personaggi della serie

– Longevo quanto basta

– Nessuna vera novità

– Multiplayer solo in locale

– Storia trita e ritrita

– Caricamenti brevi ma troppo frequenti

6.6

Tra il rischio di un’innovazione impopolare e la certezza di propinare una minestra riscaldata, Namco Bandai ha optato, come purtroppo molte altre software house stanno facendo negli ultimi anni, per la seconda opzione, facendo arrivare sugli scaffali un gioco discreto, esente da grandi pecche e che soddisferà la fame di Dragon Ball di quanti ancora non ne hanno lo stomaco pieno. Ma se cercate un titolo entusiasmante, con un filo narrativo interessante e un tentativo di battere strade nuove nell’ambito dei picchiaduro tridimensionali, allora fareste bene a spendere diversamente i fondi che l’avvicinarsi della stagione natalizia potrebbe portarvi in dote. La situazione migliora solo se a condividere la vostra passione per il manga di Goku ci sono altri tre amici, contro i quali sfidarvi all’ultimo sangue in battaglie che guadagnano, allora sì, di adrenalina e imprevedibilità.

Voto Recensione di Dragon Ball Z: Tenkaichi Tag Team - Recensione


6.6