Recensione

Dishonored: The Brigmore Witches

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a cura di Pregianza

Che gli Arkane fossero uno studio talentuoso molti l’avevano già capito da Dark Messiah of Might and Magic, Dishonored non ha fatto altro che dimostrarlo al resto del mondo. Certo, l’opera più recente dello studio francese non è perfetta, ma offre un gameplay estremamente rifinito, che garantisce al giocatore molteplici approcci alle missioni e una libertà d’azione che pochi altri titoli hanno il coraggio di offrire al giorno d’oggi.
Pur andando abbastanza controcorrente, le avventure di Corvo sono state un successo di pubblico, e alle vendite, si sa, seguono ormai puntuali come un orologio appena regolato dei DLC, sempre utili alle grandi case per rimpolpare un po’ i guadagni e ampliare i loro prodotti. La strada scelta dagli Arkane, tuttavia, è stata più morigerata del solito, lo studio si è infatti impegnato per creare dei contenuti extra di una certa qualità, due dei quali direttamente correlati alla trama della campagna originale e accuratamente studiati per offrire qualcosa di diverso dal titolo base.  
Noi abbiamo avuto modo di provare l’ultimo di questi DLC, The Brigmore Witches, e chiaramente vogliamo subito dirvi cosa ne pensiamo.
Non ci si mette contro una strega
Per chi non avesse giocato il DLC che fa da introduzione alle vicende di The Brigmore Witches, ovvero Il Pugnale di Dunwall, meglio chiarire che il protagonista di queste avventure non è Corvo, bensì Daud, l’assassino dell’imperatrice dalla cui terribile azione partono tutti gli avvenimenti principali di Dishonored. Dopo l’uccisione di Jessamine, Daud ha smesso di dormire, tormentato dagli incubi e da rimorsi che non pensava di poter ancora provare. Stressato, sempre più turbato, e incerto sul da farsi, il nostro antieroe viene richiamato dall’Esterno, la misteriosa entità da cui derivano i poteri suoi e di Corvo, e riceve un monito: il suo destino sta per compiersi, ed è ricollegato al nome Delilah. 
Non è per favoritismi o volontà di salvare il suo protetto che l’Esterno l’ha contattato. Il misterioso uomo fluttuante dagli occhi nero pece è semplicemente un potere curioso, desidera “osservare”, e vedere come si evolvono le vicende con occhio neutrale. Fatto sta che, alla fine della prima parte del DLC, l’identità di Delilah viene svelata, e il ruolo di Daud nelle vicende di Dishonored diviene estremamente più significativo di quanto prevedibile. La trama di The Brigmore Witches non è certo eccezionale, sia chiaro, dopotutto si basa su una storia di vendetta già di per sé piuttosto semplice, ma almeno si ricollega ad essa senza sforzi e riesce a donare profondità a uno degli antagonisti più carismatici del prodotto originario. 
Si inizia in realtà con un’apparizione di Corvo che potrebbe far pensare a un collegamento diretto con le vicende (e dunque i salvataggi) del gioco base, ma la storia di Daud si svolge a parte ed è influenzata solo dalle azioni del giocatore durante Il Pugnale di Dunwall. Le abilità sviluppate nelle missioni del primo DLC contenutistico si traslano direttamente in Brigmore, e con esse passa anche il livello di caos raggiunto nei vari quadri, con variazioni dirette alle cutscene legate a quest’ultimo. Partire senza salvataggi non porterà comunque a dover ricominciare da capo: inizierete con delle rune libere, da utilizzare per ottenere i tanti poteri disponibili. La cosa più interessante è la diversificazione del leader degli assassini da Corvo, visto che avrete a disposizione varie abilità profondamente mutate rispetto a quelle che Dishonored vi aveva insegnato a utilizzare.
Cambia il coltello, resta la tecnica
Da Knife of Dunwall torna il blink potenziato, che ferma il tempo all’attivazione, permettendo di calcolare con precisione dove teletrasportarsi anche a mezz’aria, e facilitando di molto il movimento per le mappe. La possessione, poi, è svanita in favore di una sorta di utile telecinesi, con cui Daud può recuperare oggetti dalla distanza, mentre l’evocazione dei ratti è stata sostituita dal richiamo dell’assassino, che garantisce l’aiuto di un membro dei Whaler pronto a seminare morte su vostro comando.
Questa pletora di tecniche garantiscono di fare disastri una volta padroneggiate a dovere, ma ricordate sempre che in Dishonored la soddisfazione massima viene dall’esperienza stealth, dalla capacità di passare inosservati e muoversi tra le mappe come un’ombra. Daud in questo riesce persino meglio di Corvo, forse proprio a causa del blink migliorato, e gli sviluppatori hanno voluto supportare le sue specialità con mappe strutturate su più livelli, ricche di passaggi e riempite di distrazioni, mezzi multipli per superare i blocchi di guardie e nemici, e modalità di risoluzione alternative. Volete esempi più concreti? Allora considerate che, durante una missione in una prigione, sarà possibile scatenare una rivolta per catturare l’attenzione delle guardie e arrivare senza troppi problemi all’obiettivo designato, che non mancheranno i muri elettrici riprogrammabili, e che sarà possibile decidere della vita e della morte di intere gang di strada, il tutto in tre grosse fasi principali. 
E’ encomiabile il lavoro fatto: le missioni disponibili sono discretamente longeve, rigiocabili e appassionanti, al pari di quelle del gioco base. Se avete amato Dishonored, apprezzerete sicuramente anche The Brigmore Witches
Ossa e rune, solo sfortune
Il DLC comunque non conta solo qualche ottima missione extra. C’è una leggera diversificazione degli avversari, con l’introduzione di alcuni nemici particolarmente pericolosi nell’ultimo capitolo (non che siano una grande minaccia per la possanza di Daud, ma almeno qualcosa di diverso è stato fatto). L’IA dal canto suo non è migliorata, quindi la tipica “pila di nemici svenuti” è ancora facilmente ottenibile. Un peccato, ma non sminuisce più di tanto la navigabilità totale delle locazioni e la precisione del gameplay in generale. Anche i talismani d’osso si sono rinnovati, grazie a speciali “talismani maledetti”, che donano bonus di vario tipo unendoli a malus più o meno ignorabili. 
Passabile infine la longevità, che si attesta sui livelli del capitolo precedente con circa tre ore di gioco dalla durata estremamente variabile a seconda dell’approccio adottato.

– Trama che ben si innesta nelle vicende del gioco principale

– Missioni e mappe ben calcolate e ricche di opzioni

– Gameplay sempre solidissimo con qualche interessante variazione

– Nessun miglioramento sensibile dell’IA

– Poche novità significative rispetto a Knife of Dunwall

8.0

Le Streghe di Brigmore è un DLC di qualità, che aggiunge delle missioni ben strutturate e ricche di possibilità al gioco originale, e si mantiene sul livello qualitativo dell’espansione che l’ha preceduto. Daud ha ormai dimostrato di essere un’ottima alternativa a Corvo, e qui acquista anche importanza all’interno della trama principale, grazie a una serie di furbi ricollegamenti alle vicende di Dishonored. Certo, non si tratta di un DLC stratosferico o dai contenuti incredibili, ma se avete apprezzato il gioco base non possiamo che consigliarvelo.

Voto Recensione di Dishonored: The Brigmore Witches - Recensione


8